L’INFORMAZIONE INDIPENDENTE PER PROFESSIONISTI E APPASSIONATI DI ORTOFRUTTA
                      L'INFORMAZIONE PROFESSIONALE PER IL TRADE ORTOFRUTTICOLO
                      L’INFORMAZIONE INDIPENDENTE PER PROFESSIONISTI E APPASSIONATI DI ORTOFRUTTA

                      Capelli per produrre insalata in idroponica: lo studio di Singapore

                      capelli idroponica
                      Capelli per coltivare insalate in idroponica e urban farms. A proporre l’apparentemente bizzarra soluzione è un team di ricercatori di Singapore che ha sviluppato un substrato per la coltivazione idroponica a base di cheratina utilizzando capelli umani. Il materiale – che si pone come alternativa sostenibile alla lana di roccia e ad altri materiali convenzionali – sarebbe ideale per la coltivazione di microgreens e verdure a foglia, tra cui cavolo cinese bok choy e rucola. E a chi non piace l’idea di ortaggi prodotti con capelli umani, i ricercatori rispondono con pragmatismo (e ironia)

                      Di Massimiliano Lollis

                      capelli idroponica

                      Il substrato prodotto con capelli (a destra) a confronto con quello a base di schiuma fenolica (foto: Hortidaily)

                      Capelli per far crescere insalate. Per quanto strano possa apparire, un giorno andare dal barbiere o dal parrucchiere potrebbe aiutare l’agricoltura idroponica. Come scrive hortidaily.com, a Singapore gli scienziati della Nanyang Technological University di Singapore (NTU) hanno sviluppato un substrato, o terreno di coltura, ideale per l’urban farming utilizzando la cheratina estratta da capelli umani.

                      In che modo? I ricercatori dell’NTU hanno prima di tutto estratto la cheratina da un campione di capelli umani. La soluzione ottenuta è stata mescolata con fibre di cellulosa per rafforzarne la struttura, migliorarne le capacità di assorbimento di acqua e nutrienti. Il composto è stato quindi essiccato.

                      Il risultato è un substrato spugnoso sostenibile, biodegradabile ed eco-compatibile, essendo realizzato con materiali di scarto. La resa del substrato a base di cheratina, che man mano che si degrada diventa fonte di nutrimento per le piante, è paragonabile a quella dei materiali non altrettanto sostenibili attualmente sul mercato, come lana di roccia, poliuretano e schiume fenoliche. Un grammo di capelli umani può produrre circa tre blocchi di substrato di circa 1,5 cm per 1,5 cm per 3 cm, ovvero delle dimensioni di un piccolo cubetto di ghiaccio.

                      I test in vertical farm. I substrati di cheratina sviluppati nell’ambito della ricerca – finanziata dal Campus for Research Excellence and Technological Enterprise nell’ambito dell’ente nazionale National Research Foundation – ad oggi sono stati testati su microgreens e verdure a foglia, tra cui il cavolo cinese bok choy e rucola.

                      Secondo i ricercatori di Singapore, lo studio – pubblicato a giugno sulla rivista scientifica ACS Sustainable Chemistry & Engineering – dimostra il notevole potenziale della cheratina per l’agricoltura sostenibile del futuro. Cheratina che può essere estratta anche da prodotti animali. “Oltre ai capelli – dichiara a Hortidaily il professor Ng Kee Woei, ricercatore presso la School of Materials Science and Engineering (MSE) dell’NTU – anche gli allevamenti animali producono grandi quantità di cheratina come bio-rifiuti, poiché la sostanza si trova in abbondanza in lana, corna, zoccoli e piume. Poiché la cheratina può essere estratta da molti tipi di rifiuti agricoli, lo sviluppo di substrati idroponici a base di cheratina – sottolinea – potrebbe essere una strategia importante per riciclare i rifiuti agricoli nell’ambito di un’agricoltura sostenibile”.

                      capelli idroponica

                      Dott. Zhao Zhitong e Prof. Ng Kee Woei della Scuola di Scienza e Ingegneria dei Materiali dell’NTU, Singapore (foto: Hortidaily)

                      Come scrive The Straits Times, il dottor Zhao Zhitong, ricercatore presso la stessa scuola, ha dichiarato che il nuovo materiale è in grado di assorbire e trattenere grandi quantità d’acqua, rendendolo un “promettente mezzo di crescita” per sostenere la germinazione dei semi e la crescita delle colture.

                      Il team di ricerca sarebbe ora in contatto con diverse organizzazioni, tra cui aziende e urban farms locali, per proseguire con la sperimentazione su larga scala, arrivando anche a modificare la composizione del substrato per adattarsi alla coltivazione di ortaggi diversi, come quelli con radici più spesse.

                      Sostenibile ma caro (per ora). Certo, al momento il substrato non sembra essere particolarmente economico se confrontato con le alternative “tradizionali” in quanto a substrati per idroponica, anzi. Come riferito dal Prof. Ng Kee Woei allo stesso quotidiano di Singapore, la nuova formula al momento costa fino a tre volte in più rispetto ai substrati esistenti, anche se queste proporzioni potrebbero ben presto bilanciarsi con il proseguimento della ricerca in questo campo.

                      Sul fatto che un giorno tra i consumatori delle insalate e ortaggi prodotti con substrato di cheratina possa serpeggiare del disagio – a molti potrebbe comprensibilmente non piacere l’idea di cibarsi di qualcosa prodotto tramite capelli umani -, il Prof. Ng al quotidiano di Singapore ha risposto con pragmatica ironia: “Quando ne ho parlato con alcuni agricoltori, il loro commento è stato che per tutto il tempo in cui l’umanità ha praticato l’agricoltura, non ci siamo mai fatti alcun problema a mangiare il cibo coltivato utilizzando il letame animale come fertilizzante. Non vedo quindi cosa ci sia di sbagliato nell’usare un prodotto dei capelli”.

                      Copyright: Fruitbook Magazine