L’INFORMAZIONE INDIPENDENTE PER PROFESSIONISTI E APPASSIONATI DI ORTOFRUTTA
                      L'INFORMAZIONE PROFESSIONALE PER IL TRADE ORTOFRUTTICOLO
                      L’INFORMAZIONE INDIPENDENTE PER PROFESSIONISTI E APPASSIONATI DI ORTOFRUTTA

                      Ceo di Syngenta: “Fermare il bio: danneggia il clima e richiede più terra”

                      Fanno discutere le affermazioni rilasciate dal ceo di Syngenta Erik Fyrwald, durante un’intervista al media svizzero NZZ am Sonntag. “Il biologico danneggia il clima e promuove il consumo di terra […]. Per questo – fa sapere – dovremmo seguire una terza via: un’agricoltura rigenerativa che prende dal biologico la rotazione delle colture e dal convenzionale un uso mirato dei fitofarmaci e di ogm per aumentare le rese”. Contrarie numerose associazioni italiane che vedono nel biologico una risorsa per l’agricoltura italiana

                      Dalla Redazione

                      Syngenta

                      Erik Fyrwald, ceo di Syngenta

                      Il biologico danneggia il clima e promuove il consumo di terra“: a dichiararlo è Erik Fyrwald, ceo della società agrochimica Syngenta, rilevata nel 2017 dal gigante cinese ChemChina. Nel corso di un’intervista al media svizzero NZZ am Sonntag, Erik Fyrwald ha dichiarato come l’agricoltura biologica favorisca il consumo di terra in quanto la resa può essere inferiore anche del 50%, a seconda delle colture, inoltre il metodo biologico richiede un’aratura dei campi che va quindi a inficiare sulle emissioni di anidride carbonica – CO2.

                      Benché Syngenta produca, tra le varie cose, agrofarmaci e sementi, anche geneticamente modificate, Fyrwald afferma nel corso dell’intervista di non essere contrario all’agricoltura biologica per favorire l’azienda, ma che condivide alcune metodiche del biologico, come la rotazione delle colture, e propone così una terza via: non solo convenzionale e non solo biologico. Anche perché, sottolinea il ceo di Syngenta, il biologico crea grandi profitti.

                      Parla così di agricoltura rigenerativa che prende dal biologico la rotazione delle colture e dal convenzionale un uso mirato dei fitofarmaci e di ogm per aumentare le rese. Anche perché, sostiene Fyrwald, negli ultimi tempi, a causa della pandemia e dei cambiamenti climatici, i prezzi di mais, grano e altre commodities erano già aumentati ancora prima dello scoppio della guerra in Ucraina, che non ha fatto altro che acuire certe difficoltà già presenti, andando ad accelerare la crisi alimentare globale. “La conseguenza indiretta – afferma Fyrwald – è che la gente muore di fame in Africa perché noi mangiamo sempre più bio”.

                      L’intervista ha suscitato reazioni immediate in Svizzera, che giusto un anno fa ha visto perdere il referendum sul bio. Kilian Baumann, un agricoltore biologico bernese e presidente dell’associazione dei piccoli agricoltori, su twitter ha definito l’intervista a Fyrwald “grottesca”: “Sta difendendo il suo fatturato perché gli agricoltori usano meno fitofarmaci. Non è la produzione biologica che promuove il consumo di terra, ma la fame di carne” ha scritto il contadino. La produzione di foraggio, in effetti, occupa il 43% della superficie coltivabile della Svizzera, e altri 1,2 milioni di tonnellate sono importati. La produzione di calorie animali richiede molta più terra della produzione di calorie vegetali, dice Baumann.

                      Anche in Italia, fresca di legge sul bio, non sono mancate le reazioni di Coldiretti, FederBio, e altre associazioni di categoria, all’affermazione di Fyrwald di “non puntare sull’agricoltura biologica per aumentare le rese produttive e arginare la minaccia di una crisi alimentare globale, aggravata dalla guerra in Ucraina”. L’Italia, fanno sapere, è la più “green” d’Europa, con più produzione bio, biodiversità e sicurezza alimentare, nonché leader europeo nel numero di imprese agricole bio con ben 70 mila produttori e oltre 2 milioni di ettari coltivati.

                      Copyright: Fruitbook Magazine