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                      Cibus, i consumi post Covid? Sempre più italiani ricercano il Made in Italy

                      Parte da Parma l’intesa tra le componenti della filiera agroalimentare per affrontare la ripartenza economica post Covid. I leader dell’industria alimentare, della grande distribuzione e dell’agricoltura si sono incontrati nella prima giornata di Cibus Forum, la fiera dell’agroalimentare di Parma che, dopo aver annullato l’appuntamento di maggio, ha deciso di andare in scena in forma ridotta a settembre, con una due giorni di conferenze. Nel primo incontro è stato presentato anche il rapporto Nielsen sull’andamento dei consumi nell’era del Covid. Dopo il boom nel lockdown, ora le vendite del largo consumo si sono stabilizzate ma continuano a mantenersi positive. Dal rapporto è emerso che gli italiani privilegeranno i prodotti made in Italy e le produzioni locali, con un occhio però al prezzo, fattore che sarà sempre più determinante nelle scelte. Si assisterà inoltre a una polarizzazione dei prezzi, con una domanda crescente sia sul basso sia sull’alto prezzo, e decrescente nella fascia media. Continueranno a crescere anche le vendite nei discount e nei negozi specializzati mentre l’e-commerce continuerà a crescere anche se una parte significativa del territorio non è coperta

                      Dalla Redazione

                      Cibus
                      Una cosa sembra essere certa: il Covid cambierà a lungo i consumi degli italiani. Nello specifico, le famiglie privilegeranno sempre di più il made in Italy ma saranno anche sempre più attente al prezzo. Nel frattempo le imprese chiedono l’aiuto del governo perché senza 1,5 miliardi per sostenere il settore horeca la ripresa non è possibile.

                      Considerazioni emerse durante il convegno d’apertura di Cibus Forum, la due giorni in programma il 2 e 3 settembre a Parma. Un segnale di ripresa dopo i mesi di lockdown,  che ha visto gli interventi di Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, Antonio Cellie, ceo di Fiere di Parma e specialist nel settore Food&Beverage, Giorgio Santambrogio, past president di Associazione Distribuzione Moderna e ad del Gruppo VèGè, e la presentazione del rapporto Nielsen sulle abitudini di consumo degli italiani. L’evento è stato aperto dagli interventi di saluto di Gian Domenico Auricchio, presidente di Fiere di Parma, di Federico Pizzarotti, sindaco di Parma e di Stefano Bonaccini, governatore Regione Emilia Romagna.

                      In mattinata, è stato presentato anche il report di Nielsen sull’andamento dei consumi nell’era del Covid. Dopo il boom nel lockdown le vendite del largo consumo si sono stabilizzate ma continuano a mantenersi positive. Le famiglie si sono ormai abituate a nuove categorie di spesa e comprano ancora surgelati, latte uht, farina, riso, prodotti igienici e pasta: durante il primo semestre del 2020 la sua produzione è cresciuta del 16%, un tasso mai visto negli ultimi anni e il suo export, nei primi 5 mesi è salito addirittura del 25%.  Anche la preferenza per le produzioni locali è aumentata negli ultimi mesi: tra gli under 35 intervistati dalla Nielsen, il 69% si è detto più incline ai prodotti made in Italy e questa percentuale sale a quota 88% nel caso dei consumatori over 65, peraltro coincidenti con la fetta di popolazione a più elevata capacità di spesa. Attenzione però perché questo trend va controbilanciato con un’altrettanto crescente attenzione ai prezzi: il fattore prezzo sarà sempre più determinante e continueranno a crescere le vendite nei discount e nei negozi specializzati. Avremo una polarizzazione dei prezzi, con una domanda crescente sia sul basso sia sull’alto prezzo, e decrescente nella fascia media. E l’e-commerce continuerà a crescere anche se una parte significativa del territorio non è coperta.

                      L’industria alimentare, dopo essersi rivelata fondamentale nel periodo strettamente legato all’emergenza, può ancora fare da traino economico e tornare ai livelli pre crisi velocemente – ha dichiarato a Cibus Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare -. Questa sua forza, però, non deve essere scambiata per uno stato di benessere. Il 2020 è l’anno nero anche per il food&beverage che per riprendersi in fretta ha assoluto bisogno del sostegno da parte del Governo. Mi riferisco in particolare ai finanziamenti a fondo perduto per il settore horeca (che devono essere ben più sostanziosi di quelli stanziati nel dl agosto), essenziali per far rialzare il settore della ristorazione. Se ci sarà questo supporto, sono convinto che entro la fine del prossimo anno l’industria alimentare tornerà ad essere il volano dell’economia italiana. Per ripartire sono quindi due le scommesse che dobbiamo vincere: una è quella dell’export, e l’altra è quella del sostegno al canale horeca”.

                      Una analisi condivisa da Antonio Cellie, ceo di Fiere di Parma e specialist nel settore Food&Beverage: “Iniziamo questo Cibus Forum in uno scenario difficile, ma con un sentiment positivo. Innanzitutto, registriamo la voglia di incontrarsi di persona da parte degli operatori e questo, per il settore delle fiere ma non solo, è un indicatore incoraggiante; quindi intravediamo un mutamento strutturale nei consumi, a livello internazionale, che potrebbe, nel medio periodo, privilegiare l’offerta Made in Italy caratterizzata da alta qualità, prodotti di base, standard produttivi unici al mondo non solo per sicurezza, ma anche flessibilità. Infine, la visione corale della filiera, dall’agricoltura alla distribuzione passando per l’Industria che conferma la sua centralità anche agli occhi delle Istituzioni”.

                      “Il comparto food vale il 25% del Pil ed è la seconda voce del nostro export – ha specificato il ministro degli Esteri Luigi Di Maioper questo sosteniamo la promozione del made in Italy all’estero attraverso le fiere e facciamo formazione ai consumatori. Molti sono gli interventi che abbiamo previsto, a cominciare dal rilancio del settore fieristico che può ora contare su una piattaforma digitale – Fiera 365 – a disposizione degli operatori. Abbiamo inoltre creato un programma straordinario di incoming fisico e virtuale attraverso il quale accoglieremo nel nostro Paese buyer, influencer, giornalisti e altri attori determinanti per il rilancio del brand Italia nel mondo, a cominciare dalla filiera agroalimentare che ne rappresenta una delle eccellenze più conosciute ed apprezzate. Il comparto agroalimentare – ha aggiunto il ministro durante Cibus Forum -. Infine, stiamo lavorando ad accordi quadro con la grande distribuzione in Paesi strategici per l’export italiano come il Canada, il Giappone, la Cina o la Svizzera”.

                      E già ieri la Coldiretti ha fatto sapere che, con 538 miliardi di valore, l’intera filiera agroalimentare – dal campo alla tavola – è diventata la prima ricchezza del Paese, e che per questo l’Italia deve investire per difendere la sovranità alimentare e ridurre la dipendenza per l’approvvigionamento dall’estero.

                      La necessaria collaborazione tra le componenti della filiera agroalimentare è stata sottolineata anche da Giorgio Santambrogio, past president di Associazione Distribuzione Moderna e ad del Gruppo VèGè: “La grande distribuzione vuole collaborare con l’industria e l’agricoltura per affrontare le sfide del post Covid. Per esempio stiamo lavorando assieme per eliminare tutte le pratiche unfair come il caporalato nei campi e le aste a doppio ribasso. A proposito di queste ultime abbiamo sostenuto la nuova legge che è già passata alla Camera ed ora è in discussione al Senato. Il confronto è aperto anche sul terreno dei prezzi e delle promozioni”.

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