di Carlotta Benini
Da sinistra Francesco Avanzini (Conad), Gianpietro Corbari (PAM Panorama), Maura Latini (Coop Italia) e Maniele Tasca (Selex) (credits MarcabyBolognaFiere)
Ogni settimana 60 milioni di italiani vanno a fare la spesa in uno dei 26 mila punti vendita dei vari format che si contano ad oggi nel panorama della grande distribuzione italiana. Sono 422 mila i prodotti che si possono trovare sugli scaffali delle varie insegne distributive, di questi circa 65 mila sono referenze a Marca del Distributore (MDD). La buona notizia? È che i consumatori possono stare più che tranquilli quando vanno a fare la spesa al supermercato: è proprio qui, infatti, che si possono trovare i prodotti più sicuri per gli acquisti food. Questo grazie ai 2 milioni e 300 mila controlli che vengono effettuati ogni anno in Gdo. È Giorgio Santambrogio, presidente di Associazione Distribuzione Moderna (ADM) a tirare le fila del convegno di apertura di Marca 2019 (16-17 gennaio, BolognaFiere), dando i numeri di un settore, quello della private label, che continua a crescere, raggiungendo nell’ultimo anno i 10,3 miliardi di euro, con una quota di mercato che è passata dall’11,3% nel 2003 a oltre 19% nel 2018.
Il convegno inaugurale di Marca, dal titolo “Sicurezza, Tracciabilità e Qualità della Marca del Distributore per la tutela del Consumatore”, mercoledì 16 gennaio si è aperto con la presentazione del rapporto di The European House – Ambrosetti sulla food safety in Gdo (leggi qui tutti i numeri dello studio).
The European House – Ambrosetti, nel suo studio, sottolinea il valore e il ruolo per il sistema-Paese della Marca del Distributore, il cui fatturato, solo tra il 2016 e il 2017, è cresciuto del 2,8% e rappresenta un terzo della crescita del settore alimentare negli ultimi 14 anni. “La Marca del Distributore sostiene una filiera di fornitura diffusa – dichiara Valerio De Molli, managing partner e Ceo di The European House Ambrosetti – fatta di 1.500 imprese, soprattutto PMI ad alto tasso di ‘italianità’. Il rapporto di partnership della MDD con la sua filiera di fornitura favorisce il rafforzamento della dimensione industriale e competitiva delle aziende copacker, sostenendone la crescita nel tempo”.
Un momento del convegno di apertura (credits MarcabyBolognaFiere)
“Se non ci fosse la MDD, molte imprese non riuscirebbero a essere presenti sugli scaffali della grande distribuzione”, aggiunge Giorgio Santambrogio, sottolineando anche come la MDD oggi sia “l’emblema delle capacità di leggere, conoscere e soddisfare le esigenze del consumatore contemporaneo”.
Proprio su questi temi si è sviluppato il dibattito della tavola rotonda di chiusura del convegno, che ha visto la partecipazione di quattro top manager della Gdo, chiamati a dare la loro visione sul futuro della MDD. “La private label oggi è un fattore decisivo nell’offerta della grande distribuzione. – ha esordito Francesco Avanzini, direttore generale di Conad – Rappresenta un terzo della nostra offerta commerciale. La sfida futura? E quella di seguire il mutamento degli stili di vita dei nostri clienti, evolvendo la nostra offerta di prodotti MDD secondo i trend del mercato e le esigenze di una popolazione in rapido mutamento”. Naturalità, tipicità, italianità sono le parole chiave, la facilità di utilizzo e l’alto contenuto di servizio sono i must.
“La marca del Distributore è un asset strategico molto importante per la crescita di tutte le catene distributive. – sottolinea anche Gianpietro Corbari, amministratore delegato PAM Panorama – Il made in Italy è uno dei valori cardine. È anch’esso un marchio, con una valenza straordinaria a livello mondiale. Valorizzare il made in Italy, tuttavia, non significa spingere troppo sui localismi: gli eccessi di campanilismo non aiutano il successo del made in Italy all’estero”.
“Alla base della crescita della MDD c’è la sua capacità di interpretare i bisogni del consumatore, spesso anticipando in questo senso la marca privata. – sottolinea Maura Latini, direttore generale Coop Italia – Il salutismo? È una sorta di cristallo, con tante sfaccettature: è salutistico il biologico, per alcuni lo è il free from, per altri il prodotto ‘arricchito’ di qualcosa, o quello che non contiene proteine animali. Il futuro dei prodotti a marca del distributore sta nell’interpretazione sempre più puntuale di queste tendenze, senza prescindere dall’efficienza e tenendo al centro anche valori come l’italianità e il territorio”. Anche la convenienza è un aspetto che determina la competitività di un prodotto, inutile negarlo. “Abbiamo di fronte a noi dei competitor, i discount, che oggi rappresentano il 18% delle vendite della Gdo a valore e il 25% a volume. I discounter trattano principalmente prodotti private label, ponendoci chiaramente di fronte a una riflessione sul rapporto qualità-prezzo”.
La private label è dunque fondamentale nelle dinamiche competitive dei supermercati e spesso è più avanti dell’industria di marca se si tratta di intercettare le tendenze dei consumatori. Ed è anche più brava a conquistare la fiducia dei consumatori stessi: lo sottolinea anche Maniele Tasca, membro del Comitato Esecutivo ADM e direttore generale Selex. “Qualità e sicurezza sono i due elementi sui quali si baserà lo sviluppo della marca del distributore nei prossimi anni: – precisa Tasca – due valori che si costruiscono a partire dal rapporto con i copacker, ma anche grazie al contributo del consumatore stesso. La velocità con cui crescerà la MDD dipende da quanto sapremo essere innovativi e competitivi. Per questo non dobbiamo perdere di vista anche altri concetti più ampi come la sostenibilità, la tracciabilità, la disponibilità di informazioni sul prodotto e sulla sua origine”. Infine ci sono l’ispirazione e la rassicurazione, conclude Tasca, citando a sua volta l’intervento di Alex Tosolini, senior vice president della divisione new business development della catena americana Kroger. Il manager di origini venete è intervenuto al convegno di apertura di Marca, a cavallo tra la prima e la seconda sessione, per fare una breve panoramica sul mercato Usa e sui trend nella grande distribuzione. Il consumatore di oggi? “Vuole risparmiare tempo e spendere meno, allo stesso tempo sentirsi connesso, coccolato e ispirato. Sostanzialmente, se 10 anni fa dovevamo vendere pane e latte, oggi dobbiamo essere amici del consumatore. – spiega Tosolini sottolineando l’importanza, nello sviluppo della marca del distributore, dell’attenzione ai nuovi trend. “Dobbiamo essere ossessionati da cosa vuole il consumatore”: questo è una sorta di mantra, per i retalier americani.
Copyright: Fruitbook Magazine