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                      Coronavirus, boom dei ‘comfort food’: dagli USA all’Italia la dieta cambia

                      (copyright: 123RF)

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                      Le misure restrittive anti coronavirus ormai coinvolgono non solo l’Italia o l’Europa, ma molti altri Paesi del mondo, tra cui gli Stati Uniti. Il lockdown porta nell’animo delle persone, di tutte le persone, un senso di paura e incertezza, che si ripercuote immancabilmente nel contenuto dei carrelli della spesa che sempre più vengono riempiti per fare le scorte. Ma cosa contiene un carrello americano “tipo” in questo periodo di quarantena? Tralasciando i prodotti per l’igiene e la pulizia che hanno avuto aumenti vertiginosi, è emerso che la paura e la quarantena trascorsa nelle mura domestiche hanno portato gli americani a virare sui quei comfort food che negli ultimi anni stavano cercando di abbandonare per dirigersi verso stili di vita più salutistici. Se la pizza surgelata registra un +140,2%, tacos, pretzel, patatine fritte e patate fresche non sono da meno. E in Italia? La situazione non è poi così diversa. Anche da noi, patria della dieta mediterranea, spopolano burro, zuccheri, creme spalmabili e merendine. Per fortuna, però, anche l’acquisto di ortofrutta fresca è in aumento, soprattutto quella che ha una conservabilità maggiore

                      Di Valentina Bonazza

                      spesa - coronavirus

                      copyright: teksomolika / Freepik

                      La quarantena adottata da sempre più Paesi, quale metodo ad oggi efficace per fermare il diffondersi del coronavirus, sembra cambiare non solo lo stile di vita e la routine delle persone, ma anche il loro rapporto con il cibo.

                      In America, i consumatori che stavano adottando abitudini alimentari più sane e stili di vita salutistici, con il lockdown imposto stanno ritornando alle vecchie e poco salutari abitudini alimentari, tanto che la pizza surgelata ha registrato un +140,2% (nella settimana 16-22 marzo 2020, paragonata alla stessa settimana dell’anno precedente, dati IRI – USA). “La gente sta tornando alle vecchie abitudini legate al comfort foodha spiegato l’analista di intelligence Bloomberg Jennifer Bartashus -. Di questi tempi c’è molta incertezza e così le persone tendono a rifugiarsi in ciò che conoscono e ciò che le conforta“. Un acquisto dettato dall’ansia e dalla paura, che porta a un incremento di acquisti di carne e zuppe in scatola, tacos, pretzel e patatine fritte. “General Mills Inc., Tyson Foods Inc., Campbell Soup Co. e Kraft Heinz Co. hanno così visto un aumento delle vendite tra il 10% e il 20% nelle quattro settimane che si sono concluse l’8 marzo, per articoli come zuppe e preparati per la colazione”, ha spiegato l’analista dell’intelligence Bloomberg Diana Rosero-Pena citando i dati dell’IRI.

                      Dopo anni di diete a basso contenuto di carboidrati che penalizzavano le patate, ad esempio, ora gli americani comprano le patate al supermercato perché sono poco costose, durano a lungo e sono senza dubbio una fonte di conforto in tempi stressanti – ha sottolineato Frank Muir, presidente e amministratore delegato della Commissione della patata dell’Idaho -. La domanda è così grande che la commissione sta incoraggiando i ristoranti a cedere le loro riserve di patate inutilizzate ai rivenditori locali che ne hanno bisogno”. Infatti, dati IRI alla mano, in America nella settimana 16-22 marzo, gli americani hanno acquistato patate e patate dolci per un +275.1% rispetto all’anno precedente.

                      E in Italia? Sappiamo bene della corsa alle provviste che c’è stata e che ha preceduto l’America di qualche settimana, di pari passo col diffondersi del Covid-19. Alcuni parallelismi con l’America si possono già delineare anche grazie al recente resoconto pubblicato da Iri e  Boston Consulting Group sulle prime variazioni nei consumi in Italia, Francia, Regno Unito, Germania, Nuova Zelanda e Stati Uniti.  Se si confronta il periodo dal 9 febbraio al 22 marzo con lo stesso lasso di tempo dell’anno precedente, si può vedere come il 16 febbraio l’Italia, in anticipo rispetto agli altri paesi, abbia iniziato a fare scorte con un primo picco il 1 marzo e un ulteriore picco il 15 marzo per poi lentamente scendere, restando comunque in positivo con un +11% al 22 marzo. Negli Stati Uniti il primo aumento delle vendite si è visto l’8 marzo, seguito da un incremento significativo il 15 marzo, per poi assestarsi il 22 marzo a un +48% rispetto all’anno precedente.

                      Se si analizza nel dettaglio i prodotti che hanno avuto un boom, tralasciando tutto il non food e i prodotti per l’igiene, sembrerebbe proprio che i comfort food siano i prediletti dalle persone costrette a casa, siano essi americani, britannici o italiani: secondo gli ultimi dati Nielsen relativi all’Italia emerge che nel carrello della spesa degli italiani gli acquisti dei comfort food e alcuni prodotti di base sono aumentati: pop-corn +89,8%, olive +13,6%, merendine +13,3%, wafer +9,3%, trend in positivo anche per vino +18,5% e birra +9%. Anche il famigerato burro cresce del +85,9% e la margarina del +78%, lo zucchero del +55,2%, il mascarpone del +99,6%, il lievito di birra un +226,4% da record; quindi creme spalmabili dolci +72,5%, e miele +67,9%. Dai dati Ismea emerge che nel carrello della spesa degli italiani gli acquisti per le patatine sono aumentati del 31,3% in un mese rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e la pizza surgelata del +54,3%, comunque meno rispetto al +140,2% degli americani.

                      Se in Italia i prodotti freschi in generale hanno visto un aumento del 9,8% e i surgelati 36,7% nella settimana del 9-15 marzo rispetto all’anno precedente, in America la crescita è stata del +43,4% per i freschi e +92,7% per i surgelati.

                      In Italia è più evidente un aumento del consumo di frutta e verdura fresca che ha un’ottima conservabilità, come riporta l’analisi Nielsen: arance +26.7%, limoni 26,5%, mele + 35,4%. Boom delle albicocche anche se fuori stagione con un +660%. Molto bene anche un altro frutto non di stagione come il mandarino con un +68,8%. Aumento vertiginoso anche per quanto riguarda i legumi secchi schizzati del 91%, cipolle + 30% e +36,8 per le patate.

                      Cala invece il consumo della IV gamma: -2.6 per la verdura di IV gamma e -18.1 per la frutta di IV gamma, solitamente acquistata da chi ha poco tempo o lavora fuori casa, ma anche dell’ortofrutta più facilmente deperibile come le pere (-12%) e il pompelmo (-42,7%).

                      Il clima di incertezza che le misure restrittive stanno creando porta così a un cambiamento delle priorità di acquisto, che impongono, ad esempio in Italia, una spesa a settimana più abbondante. Almeno in Italia però si nota anche una leggera tendenza a consumare cibi ricchi di fibre e vitamine che aiutano l’organismo a rafforzare le difese immunitarie, come consigliato da molti medici e ricercatori. Non a caso la richiesta di arance e limoni è aumentata.

                      E così anche il Ministero della Salute invita gli italiani in quarantena a fare esercizi in casa per evitare le numerose patologie legate alla sedentarietà e a preparare pasti in linea con la dieta mediterranea, con tanto di cuochi e nutrizionisti che invitano alla norma base di una una dieta “molto semplice, non elaborata con cibi possibilmente freschi e variare moltissimo gli alimenti, con un consumo per le persone della terza età che sono costrette a casa, di consumare pasti piccoli e frequenti, che potrebbe valere anche per l’intera famiglia”.

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