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                      Covid-19, contagio tramite le superfici: rischia 1 su 10 mila

                      È da più di un anno che vediamo sanificare qualsiasi superficie, dai mezzi pubblici ai carrelli della spesa, dai pavimenti alle tastiere dei bancomat. Certo, è vero, sono tutte superfici che possono essere un ricettacolo di germi, virus e batteri, ma quanto contribuiscono alla diffusione e soprattutto al rischio di contrarre il Covid-19? A più di un anno dallo scoppio della pandemia gli studi si sono fatti numerosi e dimostrano come il rischio di contrarre il Sars-Cov-2 dalle superfici è di quasi un caso su 10 mila: il rischio zero come in tutto non esiste, ma è comunque un dato estremamente basso. Il rischio più elevato si presenta invece respirando l’aria degli ambienti chiusi di dimensioni ridotte, con limitata ventilazione: è proprio in questi luoghi che bisognerebbe maggiormente agire. E sull’ortofrutta? Di base l’ortofrutta che acquistiamo è sicura, basta una bella lavata con l’acqua

                      Dalla Redazione

                      Covid-19

                      Un anno fa, in piena pandemia e di fronte a un virus nuovo, le certezze erano poche su come si potesse contrarre il Sars-cov-2. Nel dubbio, le indicazioni erano di igienizzare anche le superfici, perché appunto ancora non si sapeva bene se queste potessero essere un veicolo di trasmissione. Così, ad esempio, nel corso dell’anno molte aziende, negozi e luoghi pubblici, hanno avviato sanificazioni periodiche delle superfici e degli ambienti. Così come molte persone hanno iniziato a disinfettare tutte le confezioni dei prodotti acquistati (alimentari e non).

                      A distanza di un anno si sono susseguiti studi e pubblicazioni sul tema e ora la comunità scientifica è concorde nel dire che non ci sono evidenze sull’utilità di disinfettanti in contesti pubblici per la prevenzione del contagio da Covid-19. In situazioni normali basta acqua, sapone e olio di gomito. Già la rivista scientifica Nature aveva affrontato il tema a febbraio, sottolineando come il rischio di contagio tramite le superfici è quasi nullo. Di recente, un nuovo report pubblicato dai Centers for Disease and Control Prevention (CDC) degli Stati Uniti che ha analizzato i vari studi disponibili e ha concluso che la trasmissione del coronavirus attraverso il contatto con una superficie contaminata è molto rara: un caso ogni diecimila. “I risultati di queste ricerche suggeriscono che il rischio di infezione da Sars-Cov-2 attraverso la via di trasmissione dei fomiti è basso e generalmente inferiore a 1 su 10.000, il che significa che ogni contatto con una superficie contaminata ha meno di 1 su 10.000 possibilità di causare un’infezione”. La modalità principale di trasmissione è data dai famosi “droplets” che circolano nell’aria e che rispiriamo.

                      A cosa serve quindi disinfettare le superfici? A poco, ma non sempre: la disinfezione è utile e consigliata per evitare il rischio di contagio se in quell’ambiente c’è il dubbio che ci sia stato un positivo al Covid-19 nelle ultime 24 ore, così come ha senso se si condivide la casa con un positivo al Covid-19.

                      E la frutta e la verdura? Gli studi fanno intendere che il rischio, trattandosi anche in questo caso di “superfici”, è estremamente ridotto. L’ortofrutta che acquistiamo è sicura e controllata. È buona prassi lavarla e sfregarla sotto acqua corrente, perché – ricordiamo – non c’è solo il Covid-19 ma, com’è naturale che sia, sulla superficie potrebbero esserci tracce di altri batteri, virus o microbi.

                      Covid-19

                      Il fatto che il virus permanga su una superficie non significa automaticamente che si possa contrarre l’infezione. Bisogna che su quel tavolo o su quella maniglia sia depositata una quantità piuttosto elevata di particelle virali ancora infettive, che poi finisca sopra una mano che infine tocca una faccia: e il tutto nel lasso di relativamente poco tempo. E, soprattutto in quest’anno, in cui vige l’obbligo di mascherina che copre naso e bocca (quindi i canali in cui il virus può entrare o uscire – a seconda della mascherina) i rischi sono davvero ridotti. Basta una semplice e buona igiene delle mani e degli spazi condivisi, come dovrebbe accadere di solito, Covid o non Covid, perché sulle superfici non si annida solo il Covid-19 ma una serie di batteri, virus e microbi vari.

                      Il rischio maggiore, di cui oggi si parla forse meno, non sono quindi le superfici ma l’aria all’interno di spazi chiusi. Ecco perché bar, ristoranti, cinema e palestre sono considerati dei luoghi a rischio: luoghi in cui generalmente il ricircolo d’aria è minore ed è più probabile che ci si abbassi la mascherina, magari condividendo momenti di svago con persone che si conoscono, abbassando quindi il livello di guardia.

                      I luoghi critici sono gli ambienti chiusi di dimensioni ridotte e con limitata ventilazione, soprattutto con un tempo di permanenza elevato – ricorda Giorgio Buonanno, professore ordinario di Ingegneria tecnica ambientale all’università degli studi di Cassino e alla Queensland university of Technology di Brisbane (Australia) al Corriere della Sera -. Si è visto in numerosi studi in tutto il mondo che Sars-CoV-2 si diffonde soprattutto in quegli ambienti chiusi dove si riuniscono molte persone: matrimoni, chiese, palestre, ristoranti, mezzi pubblici, cori, bar, mattatoi, carceri, feste soprattutto quando si parla ad alta voce o si canta senza mascherina”. Anche all’aperto, senza mascherina, ci si può contagiare: un caso su mille secondo un recente studio irlandese.

                      E quindi come si fa? Più che pensare alla disinfezione delle superfici che, come abbiamo detto, in alcuni casi può aver senso, bisognerebbe puntare su un buon ricircolo d’aria, lasciando aperte le porte o finestre anche per 20 minuti, e su sistemi di areazione sicuri ed efficienti: impianti di ventilazione meccanica controllata, ad esempio, e filtri HEPA. In alternativa, se le strutture non consentono installazioni così “invasive”, si può ovviare con purificatori d’aria portatili. Soluzione utile ad esempio nelle scuole (come ha fatto la Germania in alcuni suoi plessi scolastici) senza dover quindi chiudere le classi, ma anche in tutti quegli altri ambienti pubblici al chiuso: dai supermercati ai negozi, dai teatri alle palestre.

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