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                      CPR System studia con l’Università di Bologna l’imballo a zero rifiuti

                      CPR System, azienda leader in Italia negli imballaggi riutilizzabili in plastica a sponde abbattibili, ha presentato a Macfrut 2017 una nuova collaborazione con il mondo della ricerca. Le cassette CPR System sono infatti al centro di uno studio condotto dall’Università degli Studi di Bologna e mirato a quantificare il loro impatto sull’ambiente nell’ottica di un costante miglioramento nella sostenibilità dell’intero processo produttivo. Secondo il direttore generale Monica Artosi, CPR è già in grado di produrre con zero rifiuti: “Quando una cassetta esce dal nostro stabilimento inizia un viaggio senza fine, poiché quella cassetta verrà continuamente riciclata”. La partita della sostenibilità del domani si gioca però sul terreno delle scelte logistiche

                       

                      di Massimiliano Lollis

                       

                       

                      A molti potrà sembrare strano, ma imballaggio e sostenibilità possono andare d’accordo. Lo dimostra l’esempio di CPR System, l’azienda che produce, movimenta e ricicla imballaggi in plastica a sponde abbattibili e pallet, e che nel solo 2016 ha movimentato 128 milioni di cassette senza dimenticare  l’ambiente. Come spiegato in occasione del convegno di CPR sulla sostenibilità dello scorso 10 maggio a Macfrut 2017 da Monica Artosi, direttore generale dell’azienda: “Il processo produttivo circolare di CPR declina gli obiettivi di sostenibilità delle agende internazionali, come l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, in fatti concreti e misurabili lungo tutto il percorso di produzione delle nostre cassette riutilizzabili”. CPR System sarebbe già in grado di produrre con zero rifiuti: “Quando una cassetta esce dal nostro stabilimento – spiega – inizia un viaggio senza fine, poiché quella cassetta verrà continuamente riciclata”.

                       

                      Il sistema CPR garantisce un riutilizzo pressoché continuo, seguendo un processo che parte dal campo di coltivazione e arriva direttamente ai CeDi e ai punti vendita della GDO. Una volta utilizzata nel punto vendita, la cassetta viene infatti ritirata da CPR, lavata quando sporca e, se intatta, nuovamente messa a disposizione dal produttore per essere riutilizzata. Se danneggiata, la cassetta viene riparata o, nel caso non fosse possibile, viene trasformata in granulo riutilizzabile per creare altre cassette. Lo stesso procedimento è ora utilizzato anche per i pallet in legno riciclato grazie alla collaborazione con l’azienda Ecobloks. La sostenibilità è garantita anche nello stabilimento CPR System di Gallo (FE), ristrutturato nel 2015 e dotato di un impianto di cogenerazione per il riciclo delle cassette e di illuminazione led in tutti gli ambienti dell’impianto e nei magazzini (leggi qui).

                       

                      da Sinistra: Luca Volpe, Giulia Baruffaldi, Maura Latini, Riccardo Manzini, Monica Artosi e Maria Luisa Pezzali

                      Che quella di CPR System per l’ambiente non sia una semplice infatuazione frutto della moda degli ultimi tempi lo dimostra la sua stessa storia. A partire dalla nascita dell’azienda cooperativa, avvenuta nel 1998 grazie a un progetto in buona parte finanziato dall’Unione Europea attraverso il Programma LIFE. Da allora l’azienda ha sempre dimostrato una costante attenzione al monitoraggio dei propri impatti, come ha spiegato Maura Latini, presidente di CPR System nonché direttore generale di Coop Italia (che è tra i soci fondatori con Conad): “Nel 2008 CPR chiese all’Università di Bologna di mettere a confronto il modello economico tradizionale che utilizza cassette di cartone ‘a perdere’ con il modello circolare con cassette riutilizzabili. Lo studio evidenziò diversi benefici ambientali ed economici del sistema CPR”.

                       

                      Il convegno al Macfrut di quest’anno ha invece visto la presentazione, a cura del professor Riccardo Manzini assieme a Giulia Baruffaldi e a Luca Volpe del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Bologna, di una ricerca volta a misurare i numeri dell’efficienza economica e ambientale del sistema circolare CPR. Lo studio prende in analisi l’intero processo produttivo CPR in ottica di analisi del ciclo di vita del processo (Life Cycle Assessment), con l’obiettivo di migliorare ulteriormente il modello dell’azienda mettendolo anche a confronto con i modelli di confezionamento tradizionali. 

                       

                      “Questa ricerca – spiega Manzini, direttore del centro di ricerca Food Supply Chain Center del Dipartimento di Ingegneria Industriale – è frutto di un lungo percorso di studio e di analisi condotto insieme a CPR. Si tratta di un percorso virtuoso che ci vedrà lavorare insieme per tre anni“. La ricerca bolognese mira a raccogliere i dati all’interno di un database per uno studio che in futuro potrà servire da supporto alle decisioni delle aziende: “L’obiettivo – spiega il professore – è quello di quantificare l’impatto ambientale della cassetta in plastica CPR rispetto alle altre modalità”. 

                       

                      A fare la differenza nel lungo percorso verso la sostenibilità, più che le materie prime che compongono un imballaggio, è però il modo in cui si impiegano: “Queste cassette – spiega Manzini – compiono milioni di viaggi in un anno. Essendo il trasporto la maggior fonte di CO2, l’impatto ambientale dipende anche e soprattutto dalle scelte logistiche e dalla rete dei trasporti. Questa consapevolezza – conclude – c’è in CPR e c’è anche l’intento di rivedere e ottimizzare questa rete”.

                       

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