Egregio direttore, scriviamo per portare il contributo di Ortofrutta Italia alle tematiche riprese nell’articolo sua firma “Settore ortofrutta allo stremo, urge tavolo di confronto con la grande distribuzione“, pubblicato online su Fruitbook Magazine il 3 agosto scorso, in cui nell’ambito di considerazioni in merito al difficile momento che attraversa la filiera ortofrutticola italiana, è stata citata la nostra organizzazione, definendo fallimentare il lavoro svolto sin qui dall’Organizzazione lnterprofessionale.
Questo giudizio, a nostro avviso superficiale e sommario, deriva da una percezione sbagliata e dalle grandi attese che comprensibilmente gli operatori del nostro Paese ripongono nell’azione di Ortofrutta Italia, nonché dal mandato che le attribuiscono, senza avere però una piena consapevolezza dello specifico ambito di azione assegnato dal sistema all’interprofessione italiana, e non essendo a conoscenza peraltro delle iniziative sin qui da essa intraprese e di quelle in programma per il futuro.
È vero che Ortofrutta Italia può fare certamente di più e meglio, chi vi scrive ne è consapevole e lavora a tal fine. Al momento, però, pur sgomitando nell’universo delle rappresentanze del comparto, esattamente al pari di queste ultime, non ha grande margine di intervento in Italia per fare quello che il fornitore misterioso citato nell’articolo invoca: essere, cioè, il tavolo in grado di sconfiggere le falle strutturali della filiera ortofrutticola italiana, riuscendo miracolosamente a trovare il punto di incontro tra domanda e offerta che vada bene per tutti, per tutti i mercati, per tutti i prodotti, in tutte le stagioni, e possa riuscire così a lasciare pienamente soddisfatti tutti i segmenti della filiera, assicurando qualità e convenienza ai consumatori e profitto a produzione, trasformazione e distribuzione. Missione: impossibile… Forse difficile, sicuramente.
L’interprofessione italiana, spesso sottovalutata dalla politica e alle volte condizionata dal protagonismo delle stesse organizzazioni e associazioni che ne fanno parte, è di gran lunga più debole delle organizzazioni interprofessionali degli altri Paesi, Francia su tutti, dove rappresentano un vero e proprio sindacato datoriale unico e forte per singola filiera produttiva.
Ortofrutta Italia, invece, prova a suo modo e nei limiti del proprio mandato a capitalizzare il grande privilegio di poter far dialogare allo stesso tavolo produzione, vendita ortofrutticola e distribuzione (Gdo, commercio tradizionale e centri agroalimentari). Questo valore aggiunto però, purtroppo, da solo non è sufficiente a risolvere i problemi e i disagi interni alla filiera, e il motivo non risiede nell’inerzia di OI, bensì nell’inconfutabile postulato che le condizioni di mercato (prezzo, volumi, qualità, promozioni, concorrenza, selezione…) si creano in base a un unico fattore: il delicato equilibrio tra domanda e offerta di prodotto. E rispetto alle dinamiche con cui esso si forma c’è un solo elemento che ne potrebbe consentire la governabilità e la determinazione: si chiama programmazione.
In questo senso si muove Ortofrutta Italia, che dà il suo forte e deciso contributo per valorizzare la qualità e l’unicità dell’ortofrutta italiana, promuoverne il consumo, armonizzare la filiera difendendo la dignità del prodotto e il giusto prezzo lungo tutta la catena, stigmatizzare l’eventuale verificarsi di pratiche sleali all’interno delle relazioni commerciali del settore e, proposito ambizioso, favorire appunto le iniziative di programmazione tra produzione e mercato, tra offerta e domanda.
Date queste premesse e chiarito dunque il raggio di azione attuale di OI, procediamo a fornire il nostro punto di vista a riscontro di quanto sostenuto dagli anonimi operatori intervistati dalla vostra testata e proviamo a condividere con loro alcune considerazioni costruttive. Dal nostro osservatorio privilegiato, sebbene si rilevi una scarsa elasticità dei prezzi all’acquisto e alla vendita di ortofrutta negli ultimi anni, appare priva di fondamento l’affermazione che i listini della Gdo sono gli stessi da tre anni a questa parte, tenuto conto che nei soli ultimi 8 mesi (da novembre 2021 a giugno 2022) si registra un’inflazione all’acquisto quasi a due cifre.
Non dimentichiamoci mai che l’ortofrutta fa parte dei prodotti freschissimi, dunque non stoccabili e altamente deperibili sulla pianta e sullo scaffale. Anche il recente studio lsmea sulla campagna della frutta estiva ne è una conferma, il prezzo al campo è cresciuto di più di quello al consumo, inoltre abbiamo verificato che ogni punto di inflazione in ortofrutta vuol dire mezzo punto in meno sui volumi venduti di prodotto: forse anche per questo è auspicabile per tutti provare a tenere il prezzo di vendita a un livello tale da soddisfare la filiera ma non deprimere i consumi di un prodotto che non può rimanere in campo, in cella o in negozio troppo a lungo.
In merito alla ripartizione del giusto prezzo lungo la catena di fornitura, uno studio Ambrosetti pubblicato da Repubblica A&F nel novembre 2019, che riguardava in verità la filiera agroalimentare nel suo insieme e quindi non l’ortofrutta nello specifico, evidenziava come su 100 euro di spesa solo 5 euro andassero a remunerare sia il primo che l’ultimo anello della filiera; quindi, un recupero di valore da redistribuire a tutti gli operatori, probabilmente, andrebbe ricercato negli altri passaggi intermedi (intermediazione, logistica, packaging, servizi…), nei quali probabilmente si verificano inefficienze e diseconomie spesso strutturali che assottigliano cronicamente i margini delle imprese di produzione e di quelle commerciali.
In queste condizioni continuare a generalizzare e attribuire responsabilità senza proporre soluzioni concretamente applicabili è il modo migliore per non affrontare i veri nodi che impediscono strutturalmente quella programmazione che, come detto, aiuterebbe molto il settore che con orgoglio e tenacia rappresentiamo. I fattori di debolezza della filiera italiana che registriamo sono:
A fronte di uno scenario così composto e oggettivamente difficoltoso, ecco qui di seguito quali sono le iniziative ed i progetti che sta mettendo in campo l’Organizzazione lnterprofessionale, coinvolgendo tutti i segmenti della filiera e le istituzioni politiche, per offrire il proprio supporto al settore con soluzioni strategiche e non contingenti alle fragilità del comparto sopra evidenziate:
Avere al tavolo dell’lnterprofessione tutte le componenti della filiera – produzione, trasformazione e distribuzione – è una grande opportunità ma è anche una grande responsabilità: le ragioni e i punti di vista della filiera infatti vanno ascoltati, contemplati e rispettati tutti prima di assumere una posizione pienamente condivisa e far seguire azioni concrete, utili trasversalmente a tutto il comparto. Non sempre è facile e talvolta può avere effetti non così incisivi e impattanti come ci si aspetterebbe o sarebbe necessario, ma è una sfida e un’occasione che noi di Ortofrutta Italia siamo determinati a cogliere, a favore del sistema, con i mezzi a nostra disposizione, mettendoci la faccia, senza velleità e con la grande consapevolezza della necessità e della possibilità di fare di più.
Allo stesso tempo, però, l’organismo interprofessionale non ci sta a costituire l’alibi per chi, concentrato solo sulla propria posizione, si lamenta e chiede interventi taumaturgici dall’esterno, anziché attivarsi in sinergia con il comparto e le organizzazioni per dare vita a miglioramenti strategici di cui si gioverebbe l’intera filiera.
Firmato: Massimiliano del Core (presidente Ortofrutta Italia)
Claudio Mazzini (vicepresidente Ortofrutta Italia)
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