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                      Settore ortofrutta allo stremo, urge tavolo di confronto con la grande distribuzione

                      Ortofrutta-mele-GDO

                      Mele guaste vendute da un supermercato di Milano (copyright: Fm)

                      Il settore ortofrutta sta vivendo un anno particolare, come del resto tutti gli italiani. A fronte di un’inflazione che è arrivata al 7,9% a luglio, bollette energetiche impazzite e carenza di materie prime, imballaggi, mezzi tecnici e manodopera, la grande distribuzione sta cercando di limitare il rialzo dei prezzi, imponendo a tutta la filiera di fornitura di “tirare la cinghia”. Ma i costi aumentati sono sotto gli occhi di tutti. “Non è possibile che i prezzi siano quelli di 3 anni fa. Andando avanti così la GDO si troverà senza fornitori e a chiudere saranno prima quelli onesti, che lavorano nel rispetto delle regole”, ci riferisce un fornitore. Urge un tavolo di confronto, vero, che vada oltre il lavoro fallimentare della OI – Organizzazione Interprofessionale

                      di Eugenio Felice

                      Ortofrutta-mele-GDO

                      Mele guaste vendute da un supermercato di Milano (copyright: Fm)

                      In occasione dei dieci anni della testata giornalistica Fruitbook Magazine – Fm, stiamo conducendo un’indagine presso alcuni primari fornitori di ortofrutta sullo stato dei rapporti con la grande distribuzione, i cosiddetti supermercati. Come si sono evoluti negli ultimi 10 anni? Sono migliorati, sono rimasti invariati o sono peggiorati? Non si può nascondere che le risposte che stanno arrivando in redazione siano influenzate dalla annata in corso, che certamente è la peggiore degli ultimi 10 anni, tra inflazione da anni Ottanta, costi energetici impazziti, carenza di imballaggi, mezzi tecnici e personale, clima tropicalizzato e siccità, con il fiume Po che sta sparendo, a Torino il livello idrometrico il 3 agosto era a zero. Altroché Covid.

                      Il rapporto con la grande distribuzione è peggiorato“, ci riferisce un protagonista del settore ortofrutticolo in Italia. “Perché? I buyer “storici” con tanti difetti avevano almeno un’esperienza nata sui Mercati all’ingrosso, quindi conoscevano il mondo della frutta. Le nuove leve hanno esaltato i difetti o i limiti dei loro predecessori, perdendo però quei fondamentali di base che aiutavano il dialogo. Inoltre, i tempi difficili che stiamo vivendo, rendono meno facili, per non dire impossibili, spazi per alzare lo sguardo e ragionare su progetti costruttivi“. Insomma, c’è un passaggio generazionale in corso, nel mondo della produzione ma anche nel mondo della distribuzione, in cui è evidente il venir meno del ruolo dei Mercati all’ingrosso, o Centri Agroalimentari, come si usa chiamarli oggi.

                      “Credo che il rapporto con la GDO negli ultimi 10 anni sia rimasto invariato, continuando con le criticità di sempre”, ci dice un altro leader del settore ortofrutta. “Nella maggior parte dei casi, non tutti è giusto specificare, ci si rivolge a fornitori strutturati per definire programmi, cercare garanzie di prodotto, certificazioni, etica, sostenibilità… per poi paragonarli, nel momento in cui l’offerta è abbondante, a chi confeziona in un garage. Ovviamente, guardando unicamente al prezzo. Ormai le dichiarazioni della GDO sulle riviste di settore, alle fiere, agli eventi dei soliti professori, alle associazioni di categoria a favore della filiera, dell’etica e a sostegno dei produttori, sono diventate intollerabili per chi produce perché spesso si trasformano in “io pago 0.60 €/kg altrimenti compro da cicciopasticcio”.

                      C’è bisogno di un tavolo di confronto con la grande distribuzione, non di uno scontro, per definire insieme le politiche commerciali in base ai reali costi di produzione in campagna e nei magazzini di confezionamento. Non è possibile che i prezzi siano quelli di 3 anni fa“, ci dice uno dei maggiori operatori italiani del mondo ortaggi. “Andando avanti così la GDO si troverà senza fornitori e a chiudere saranno prima quelli onesti, che lavorano nel rispetto delle regole, i pochi che sono rimasti”. Torna in questo caso il tema della inefficacia dell’OI – Organizzazione Iterprofessionale, chiamata anche Ortofrutta Italia, presieduta da Massimiliano Del Core. Cosa sta facendo, di concreto, per migliorare le performance del settore ortofrutta? Non che le altre lobby del settore stiano facendo di meglio…

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