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                      Dubai, l’ortofrutta italiana fa fatica a trovare spazio, cresce l’Iran

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                      A Dubai i kiwi Zespri (a sinistra) costano il quattro volte quelli dell'Iran (copyright: Fm)

                      L’ortofrutta italiana a Dubai negli ultimi anni ha perso terreno. È troppo cara rispetto ad altre origini più vicine e sempre più competitive anche in termini qualitativi. Pensiamo al kiwi greco e a quello del vicino Iran o alle mele della Polonia, della Serbia, della Turchia. Inoltre Dubai ha perso il ruolo di piattaforma di riesportazione verso altri Paesi del Medio Oriente. Infine incidono i costi di trasporto, che nell’ultimo anno sono lievitati del 50%. Opportunità ci sono per le varietà club, quelle che riescono a distinguersi in termini di aspetto e al palato

                      di Eugenio Felice

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                      A Dubai i kiwi Zespri, a sinistra, costano oltre quattro volte quelli dell’Iran, a destra (copyright: Fm)

                      Si è svolta tra il 9 e il 10 dicembre a Dubai, la città più grande, avanzata e popolosa degli Emirati Arabi Uniti (3,3 milioni di abitanti), la missione organizzata dalla Regione Emilia-Romagna e dalla fiera Macfrut, cui hanno partecipato diversi imprenditori e rappresentanti del settore ortofrutticolo italiano. La missione si è concentrata il primo giorno sulla visita a retailer locali come LuLu Group International e Union Co-op e a importatori di ortofrutta come Farzana, Al Bakrawe e Ali Gholami, il secondo giorno sulla visita a Expo 2020 Dubai, con la presentazione dell’edizione 2022 di Macfrut (leggi l’articolo).

                      Nonostante la capitale sia la vicina Abu Dhabi, Dubai è la città più importante degli Emirati Arabi Uniti, che contano una popolazione complessiva di 10 milioni di abitanti. Frutta e verdura se ne consuma molta, ma il made in Italy, in generale apprezzato anche da queste parti, fa fatica a trovare spazio a causa del prezzo decisamente più alto rispetto ad altre origini. In questo periodo dell’anno, quindi nella prima metà di dicembre, sui banchi dei supermercati o nei saloni degli hotel in cui si fa colazione, si possono trovare ancora le ultime susine italiane, così come, se siete fortunati, le mele e i kiwi italiani. Ma sono una rarità.

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                      Dubai, un pallet di mele Gala di Salvi nel magazzino di un importatore (copyright: Fm)

                      È bastato fare un giro in alcuni supermercati e presso alcuni magazzini di importatori per rendersi conto della situazione. Qui arriva frutta da tutto il mondo, anche da Stati dell’ex Unione Sovietica. Il kiwi verde del vicino Iran viene venduto nei supermercati Union Co-op a 4,95 Dirham al kg, mentre gli Zespri della Nuova Zelanda a 22,50 Dirham al kg. In euro? Sono 1,19 euro al kilo per il kiwi dell’Iran e 5,42 euro al kilo per il kiwi Zespri. Messi uno di fronte all’altro sembrano uguali, ma a fare la differenza è il brand Zespri. Da Union Co-op erano presenti anche kiwi gialli italiani bollinati Convi a 27,95 Dirham al kg (6,73 euro).

                      E le mele? L’offerta a Dubai è impressionante. Metri e metri di scaffali con mele di tutte le origini. In questo periodo dell’anno tanta Serbia e Turchia, ma anche Iran con Golden e Red. Sempre da Union Co-op le mele Golden italiane sono vendute a 6,90 Dirham al kg (1,66 euro), le Pink Lady a 12,90 Dirham al kg (3,11 euro). Presente anche una certa offerta di prodotto biologico. Tra le mele club, non molte in verità, abbiamo trovato anche le Envy della Nuova Zelanda. Spesso le mele, come l’altra frutta, sono riconfezionate e a volte anche bollinate dagli importatori, che rappresentano l’unica via di accesso ai retailer dell’area.

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                      Dubai, mele italiane Golden (11 Dirham al kg) e Gala (9,25 Dirham al kg) in vendita da Waitrose (copyright: Fm)

                      Alla voce costi va considerato anche che il trasporto via nave dall’Italia al porto di Jebel Ali (35 km a sud-ovest di Dubai) è cresciuto nell’ultimo anno del +50%, passando da 2.500 euro a circa 3.700 euro. Un trasporto via nave che richiede 17-18 giorni di navigazione. Quindi sulle varietà standard siamo fuori mercato rispetto ad altre origini, lo spazio è poco. Inoltre la stessa Dubai non ha più l’attrattiva di alcuni anni fa: è venuto meno infatti il ruolo di piattaforma di riesportazione verso Paesi limitrofi, quali Arabia Saudita (importa direttamente), Oman (barriere fitosanitarie) e Qatar (crisi diplomatica che solo ora sta rientrando).

                      Meglio quindi stare alla larga da Dubai per gli esportatori italiani? In realtà, se sul prodotto standard come kiwi verde e mele Gala o Granny gli spazi sono pochi e in determinate finestre temporali, qualche opportunità interessante c’è per le varietà club e i prodotti particolari, come certe tipologie di mele o i kiwi gialli. Certo è che, come hanno spiegato i referenti di LuLu Group International durante la visita della delegazione italiana, bisognerebbe sostenere le vendite con campagne promozionali adeguate. Si potrebbe poi far leva sull’origine italiana, sempre apprezzata, puntando su prodotti a denominazione protetta, con il supporto dell’Unione Europea.

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