di Carlotta Benini
“Oggi si è concluso Veganuary, un’esperienza in cui ho scoperto le gioie e gli ostacoli della dieta veg, con alcune chicche notevoli anche nel canale fuori casa. Per quanto riguarda Cortilia abbiamo ampliato l’assortimento plant based per raggiungere oltre 100 prodotti. I clienti che hanno provato la categoria sono sempre più numerosi e le revenues generate sono più che raddoppiate”. Scrive così tre settimane fa su Linkedin Emna Neifar, direttrice commerciale di Cortilia, raccontando l’esperienza positiva del mese dedicato all’alimentazione vegana, sia a livello personale che per quanto riguarda le performance dell’azienda dell’online, primo e-commerce agricolo e a filiera corta attivo nel nostro Paese. Le abbiamo chiesto quali sono i trend del momento in fatto di “meat free” e come Cortilia sta sviluppando in modo strategico la categoria.
Veganuary nei numeri di quest’anno è stato un successo: lei perché ha aderito all’iniziativa?
Cortilia da sempre è in prima linea per raccontare come innovazione e tradizione possano convivere ed evolvere insieme. In questo senso, Veganuary è un esempio concreto di come si possa unire uno stile di vita mediterraneo, che Cortilia ha sempre promosso, con un’attenzione particolare all’impatto ambientale, che da sempre risiede nel Dna del nostro brand. Questo tipo di dieta, con porzioni abbondanti di frutta verdura di stagione e legumi e noci di qualità e locali, fa bene alla salute e all’ambiente. L’attenzione dei media nel mese di gennaio sul mondo plant based è stata occasione per ispirare gli utenti con prodotti nuovi e ricette carine. Sensibilizzare all’aspetto nutrizionale con contenuti che aiutano anche a massimizzare piacere e gusto è importante per far sperimentare a quanti più utenti possibili nuove categorie.
Su Linkedin parla di “prolungare l’avventura plant based di 11 mesi”, quindi pensa di diventare vegana?
In tutte le abitudini che abbiamo, se dovessimo scoprire qualcosa di vincente (ad esempio camminare 10 minuti in più, o ascoltare un podcast interessante), penso sia utile e saggio prolungarne l’uso. Nel caso del Veganuary ho scoperto personalmente (assieme a tanti altri nostri clienti) delle deliziose ricette e dei prodotti favolosi che sarebbe sprecato non rifare in altri momenti dell’anno. Però rimango flexitariana, credendo molto nell’importanza di valutare in continuo gli aspetti ambientali e nutrizionali di ogni scelta che facciamo.
Se fino a ieri il plant based era al top dei food trend, oggi il concetto per certi versi sembra quasi superato. Il 2023 sarà l’anno del “meat free”, dice Coop nella sua ultima survey invernale, laddove dalle proteine vegetali i consumatori si sposteranno sempre di più verso quelle sintetiche e quelle derivate dagli insetti. Quali sono secondo Cortilia i trend del momento?
I trend vanno e vengono, ma ci sono dei cambiamenti di abitudini che rimangono e continuano a crescere. Il plant based non è solo una moda. È una presa di coscienza che l’utente ha avuto per far evolvere la sua alimentazione. Se prendessimo assi di tempo molto lunghi (anche decine di anni) vedremmo ad esempio il rapporto che abbiamo con i cibi integrali in crescita costante, o la riduzione dello zucchero negli alimenti, o ancora la percentuale di biologico sempre crescente, nonostante le oscillazioni. Il plant based quindi non sarà un fenomeno del 2023, ma una tendenza che prende piede progressivamente e che è destinata a crescere, per due motivi principali.
Quali?
Da un lato assistiamo a un progressivo miglioramento dell’offerta disponibile, un ampliamento della distribuzione (la disponibilità aiuta a fidelizzarsi a un prodotto e a comprarlo con frequenza) e un miglioramento della qualità (clean label, gusto, texture). Dall’altro c’è una richiesta crescente da parte degli utenti per una dieta non tanto senza carne ma con meno carne, quindi minor quantità e maggiore qualità.
I cibi a base di insetti potranno mai fare breccia nella cultura alimentare del BelPaese?
Il fenomeno insetti non diventerà il trend 2023 secondo me per un motivo semplice: mentre la sua integrazione nei mangimi è già avviata, sul prodotto finito non c’è ancora un’offerta pronta con un livello gustativo soddisfacente.
Cosa vede dunque nei food trend dell’anno?
C’è una tendenza in atto già da qualche mese che credo, sia personalmente che come Cortilia, potrà crescere in generale: la dieta climatarian, quella che a prescindere del tipo di alimento o di proteina guarderà sempre all’impatto ambientale per determinare le scelte.
Tornando al plant based: qual è l’offerta di Cortilia e come la state sviluppando?
Su questo segmento ci sono diversi livelli di maturità e di ricchezza dell’offerta. Partiamo dalle bevande vegetali, che orami sono molto consolidate con varietà e innovazioni e che continuano a svilupparsi anche se a un ritmo minore (ad esempio bevande per cappuccino, avena gluten free, avena fresca etc.), passando dai classici tofu e seitan che da tempo sono nella dieta dei flexitariani e vegani, per arrivare quindi ai sostituti della carne e dei formaggi, che oggi sono il segmento più in fermento.
Come lo state sviluppando, quest’ultimo segmento strategico?
Stiamo facendo un bel lavoro di selezione su tre assi, innanzitutto sul clean label: ad esempio siamo stati i primi due anni fa a inserire Heura, brand che utilizza solo olio di oliva mediterraneo e spezie nei suoi straccetti vegani, mentre per questo prodotto ci sono sul mercato alternative ricche di grassi saturi e con aromi “pasticciati”. Poi sul fronte nutrizionale i prodotti che scegliamo di mettere in assortimento devono avere un indotto proteico importante, con grassi saturi moderati. Su questo diversi sostituti della carne oggi ci danno grandi soddisfazioni, perché espongono con tanta trasparenza e con il supporto di elementi scientifici il paragone in termine di proteine, sale, grassi saturi etc. Last but not least riteniamo fondamentale l’aspetto gustativo e di piacere. Mangiare plant based è una scoperta gustativa interessante e non deve essere una punizione. Ad esempio il kebab del nostro partner Planted è talmente gustoso che un flexitariano lo comprerebbe solo perché buono, a prescindere dal fatto che è veggie.
In conclusione, che spazio occupa il plant based nel business di Cortilia?
Il segmento è cresciuto su tre assi. Oggi ci sono sempre più SKU nell’offerta disponibile, quindi ampia scelta e competition: in un anno abbiamo più che raddoppiato il numero di referenze disponibili. Abbiamo inoltre sempre più utenti che comprano, o forse dovrei dire esplorano la categoria: nell’ultimo anno la percentuale di acquisti è cresciuta di 5 punti e così oggi i prodotti detti “veg” finiscono nella spesa di oltre un utente su quattro in Cortilia. Questo dimostra d’altro canto che ancora 75% dei nostri clienti li devono provare! Infine la frequenza di acquisto è cresciuta grazie alla varietà e all’aspetto di ispiration dei kit ricette, per esempio, e anche grazie ai contenuti social, con i quali raccontiamo il prodotto, le sue caratteristiche e anche come valorizzarlo al meglio in cucina.
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