Dalla Redazione
++Aggiornamento del 13 marzo, ore 16:30: si precisa che Alessandro Santini aveva già subìto una misura cautelare del tribunale di Firenze nell’ambito dell’altra vicenda estorsiva di cui si parla nel presente articolo alla voce “il precedente”, vicenda che coinvolgeva un’azienda toscana. L’accusa, in fase di indagini, contemplava l’aggravante mafiosa e al processo con rito abbreviato il pubblico ministero aveva chiesto 9 anni. La sentenza, con condanna a 3 anni e 4 mesi, non ha riconosciuto quella aggravante. Si sottolinea quindi che ad oggi si parla solo di accuse, non c’è mai stata alcuna condanna per mafia di alcun membro della famiglia Santini++
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L’azienda. Si trovano in molti supermercati del centro-nord Italia, con il brand proprio o di note multinazionali. Sono le banane maturate e distribuite dalla F.lli Santini Srl, azienda con sede ad Azzano San Paolo (Bg) che ha come titolari e soci unici i fratelli Carlo, classe 1957, ed Alessandro, classe 1963. L’amministratore unico, nonché rappresentante dell’azienda, è dal novembre 2017 Cristian Santini, classe 1991. La F.lli Santini Srl, che affonda le origini negli anni ’60, negli ultimi anni è cresciuta notevolmente, raggiungendo un fatturato 2017 di 94 milioni di euro, contro i 78,5 del 2016 (+20%).
Il suo core business sono le banane, con 42 celle di maturazione nello stabilimento di Azzano e 40 mila tonnellate di banane commercializzate ogni anno (come si può leggere dal sito web dell’azienda). Alle banane si sono affiancati negli anni altri prodotti, sia di importazione che italiani, così come la presenza sul territorio. F.lli Santini Srl è infatti titolare di posteggi sia al Mercato all’ingrosso di Bergamo, sia a quello di Milano, sia a quello di Verona. A queste strutture si aggiungono un magazzino per le ciliegie a Montecchia di Crosara (Vr) e un centro di raccolta per il radicchio nel Trevigiano.
Gli arresti per mafia. Alle 4:00 di lunedì 11 marzo, i carabinieri del comando provinciale di Bergamo si sono recati al Mercato all’ingrosso di Bergamo e hanno messo agli arresti sia Carlo che Alessandro Santini, titolati della omonima azienda, con l’accusa pesantissima di estorsione aggravata con metodo mafioso. Sono stati arrestati insieme ad altre 17 persone tra le province di Bergamo, Brescia e Reggio Calabria, nell’ambito dell’operazione della Direzione Distrettuale Antimafia contro la ‘ndrangheta, denominata “Papa” per il nome del protagonista principale della vicenda, Giuseppe Papaleo.
Un’indagine scaturita da un incendio in una ditta di autotrasporti di Seriate, la P.P.B. di Antonio Settembrini. Era il 6 dicembre del 2015 e alle 3.30 di notte presero fuoco 14 automezzi pesanti. Un rogo, per gli inquirenti, organizzato da Papaleo, titolare di un’altra azienda di autotrasporti, la Mabero di Bolgare. L’obiettivo era ottenere il monopolio dei servizi da offrire alla SAB Ortofrutta di Telgate, che fino a quel momento utilizzava entrambe le aziende. Attraverso intercettazioni telefoniche, i carabinieri del R.O.S. hanno quindi scoperto come la ‘ndrangheta si occupasse con metodi mafiosi del recupero dei crediti per i fratelli Santini (leggi l’articolo di BergamoNews).
Il precedente. Alessandro Santini, titolare con il fratello Carlo della Santini Srl, era già stato condannato per estorsione, in rito abbreviato, a 3 anni e 4 mesi di carcere nell’ambito dell’inchiesta maturata al Mercato ortofrutticolo di Firenze, i mercati generali della città. La vicenda era emersa nel novembre 2017 con cinque arresti e una decina di indagati in varie regioni da DDA e GICO delle Fiamme Gialle. Allora il giudice Fabio Frangini aveva prosciolto tutti gli imputati dall’accusa di bancarotta preferenziale e aveva tolto ad Alessandro Santini l’aggravante dell’art 7, cioè l’accusa di aver agito con metodi mafiosi.
Per l’accusa Caminiti e Malara, allora rinviati a giudizio, furono ingaggiati da Alessandro Santini, che fino al 2 novembre 2017 era anche amministratore e legale rappresentante della F.lli Santini Srl, per attuare un recupero crediti illegale, 70.000 euro di debito di una ditta fallita di due fratelli fiorentini, imprenditori al Mercafir di Firenze. La ditta di Santini era stata ammessa fra i creditori del fallimento ma non volle aspettare i tempi della procedura per recuperare il denaro. Per Caminiti e Malara il gup nell’ambito di quell’indagine confermò l’aggravante dell’art.7 (leggi l’articolo dell’Eco di Bergamo).
La nota di SAB Ortofrutta. In relazione alle notizie pubblicate l’11 marzo scorso da alcuni organi di stampa locali e nazionali sulla presenza della ‘ndrangheta nel settore ortofrutta, SAB Ortofrutta Srl, azienda di Telgate (Bg) specializzata nelle “verdure pronte a tutto”, si dichiara “completamente estranea ai fatti e semmai parte lesa”. La società si riserva pertanto di avviare ogni azione in tutte le opportune sedi diretta a tutelare la propria immagine.
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