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                      Fallisce Future Crops, pioniera del vertical farming in Europa

                      A fine gennaio è cessata ufficialmente l’attività di Future Crops, azienda israelo-olandese che a Poeldijk, nei Paesi Bassi, aveva fondato una delle più grandi e tecnologicamente avanzate aziende agricole verticali del Vecchio Continente, con una produzione annua di 85 tonnellate di ortaggi a foglia, venduti anche nella catena olandese Albert Heijn

                      Dalla Redazione

                      Foto: pagina Facebook Future Crops

                      Vertical farming, la nuova frontiera del coltivare in modo sostenibile, sia in senso ambientale che economico? Sono degli ultimi giorni le notizie di nuove importanti joint venture nel settore dell’agricoltura verticale globale: negli Stati Uniti Plenty, startup specializzata in colture idroponiche high-tech, ha concluso un accordo immobiliare con Realty Income per assicurarsi “fino a 1 miliardo di dollari” per la produzione in vertical famring di fragole (leggi qui). In Italia invece Ismea ha deciso di scommettere su Kilometro Verde, la nuova avventura imprenditoriale di Giuseppe Battagliola, pioniere della IV gamma, che realizzerà a Manerbio “la più grande vertical farm d’Europa” (leggi qui).

                      Ma le più recenti notizie dal settore non sono tutte rose e fiori. Risale infatti a un mese fa l’annuncio ufficiale di fallimento Future Crops, azienda israelo-olandese pioniera del vertical farming, che operava nel parco industriale ABC Westland di Poeldijk, nei Paesi Bassi. Qui nel 2017 l’azienda aveva fondato una delle più grandi e tecnologicamente avanzate aziende agricole verticali del Vecchio Continente. Nella farm venivano coltivate insalate baby leaf ed erbe aromatiche come basilico, aneto e prezzemolo, per una produzione annua di 85 tonnellate di ortaggi a foglia, come riporta Nieuweoogs.

                      Parte della produzione veniva destinata ai supermercati della catena olandese Albert Heijn, che prima dello stop dell’attività vendeva quattro varietà di insalate di Future Crops.

                      Susanne Mosmans, ex direttore della Business Unit di Future Crops, durante il National Horticultural Congress tenutosi nell’ottobre dello scorso anno presso la Floriade di Almere, aveva già lasciato intendere che Future Crops stava attraversando un periodo difficile dal punto di vista finanziario. “Operiamo in un settore che richiede un’alta disponibilità di capitale economico -aveva detto la manager -. In parte a causa di ciò, non abbiamo riguadagnato di gran lunga il nostro investimento”.

                      In un primo round di investimenti, poco prima della pandemia, Future Crops aveva raccolto circa 30 milioni di dollari dalla famiglia siderurgica americana Lerman. Il secondo round di finanziamento era stato quasi interamente finanziato dal gigante tecnologico cinese Tencent. Entrambe le società hanno però deciso di non effettuare nuovi investimenti in Future Crops.

                      Il fallimento di Future Crops non è un incidente isolato. I costi energetici fortemente aumentati rendono difficile per le vertical farm in Europa e negli Stati Uniti competere con le normali aziende di coltivazione. Poiché l’investimento iniziale è così elevato, gli analisti ritengono che solo il supporto continuo da parte degli investitori possa mantenere a galla queste realtà dell’agricoltura verticale nel mercato saturo di oggi.

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