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                      FederBio e AssoBio: inaccettabile l’accordo quadro sul prezzo del pomodoro da industria bio

                      AssoBio FederBio

                      FederBio e AssoBio contestano l’intesa sottoscritta nei giorni scorsi fra produttori e industriali per il Nord Italia campagna 2020. Il giusto prezzo dei prodotti biologici è da sempre al centro del loro impegno, quale elemento fondamentale per assicurare qualità al consumatore ed equità per il produttore agricolo.

                      Il prezzo non è giusto. Le due associazioni dicono insieme no all’accordo quadro sul prezzo di riferimento del pomodoro da industria biologico, siglato recentemente fra l’industria di trasformazione e l’organizzazione dei produttori. Pur incrementando di circa il 4% il compenso al produttore rispetto agli anni precedenti, il prezzo concordato di 136 euro a tonnellata continua a testimoniare una situazione di grave rischio per l’integrità delle filiere e dell’intero settore.

                      FederBio e AssoBio, che sono da sempre attive nella tutela della trasparenza del mercato biologico a garanzia dell’etica nelle relazioni commerciali, hanno messo in campo strumenti efficaci che consentono concrete prospettive di sviluppo agli agricoltori biologici e, più in generale, all’intero settore agricolo.

                      AssoBio FederBio

                      Roberto Zanoni, presidente di AssoBio e Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio

                      Dal 2016 FederBio denuncia una situazione di forte rischio nel comparto del pomodoro biologico da industria (leggi qui), che riguarda l’intero territorio nazionale – ha dichiara Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio -. Abbiamo offerto la nostra collaborazione agli organismi di certificazione e alle organizzazioni interprofessionali del pomodoro da industria per definire regole di produzione e strumenti di verifica adeguati delle tecniche colturali e delle rese produttive effettive, anche utilizzando le moderne tecnologie digitali. L’obiettivo è arrivare a definire un costo di produzione di riferimento per la determinazione del prezzo da riconoscere agli agricoltori biologici e garantire un autocontrollo efficace lungo tutta la filiera”.

                      “Purtroppo questo ennesimo segnale da parte di un sistema interprofessionale, che non solo ha sempre rifiutato il confronto ma che ha anche smesso di pubblicare i dati relativi alla produzione biologica, testimonia – prosegue Maria Grazia Mammuccini – la necessità di sganciare definitivamente il sistema delle regole e degli accordi sul prezzo dei prodotti biologici dagli ambiti e dalle logiche del prodotto convenzionale. Un sistema di certificazione che garantisce al consumatore prodotti biologici in linea con le rigide norme europee e nazionali è incompatibile con prezzi che non consentono ai coltivatori onesti di rispettare queste stesse normative, per questo motivo FederBio si mette a disposizione di tutta la filiera per discutere di un nuovo accordo per quanto riguarda il pomodoro biologico, nella speranza che anche le OI riconosciute comprendano la gravità della situazione”.

                      AssoBio – ha dichiarato Roberto Zanoni, presidente di AssoBio – quale organizzazione delle imprese italiane di trasformazione e distribuzione dei prodotti biologici è da tempo impegnata a sostenere il lavoro di Federbio per un giusto prezzo dei prodotti biologici, favorendo anche l’utilizzo di una piattaforma di tracciabilità che tuteli l’intera filiera fino al consumatore finale. Infatti, pagando il giusto prezzo del pomodoro al produttore (come da studio recentemente elaborato da Federbio Servizi, cioè almeno 180 € a tonnellata) in realtà il prezzo al pubblico dovrebbe aumentare solo di 5 centesimi al chilo, circa, ma garantirebbe la corretta sostenibilità delle aziende agricole a tutela della sicurezza del prodotto. AssoBio e i proprio associati sono pronti a confrontarsi anzitutto con le organizzazioni dei produttori socie di FederBio, per trovare un accordo che metta in trasparenza la ripartizione del valore lungo tutta la filiera, nell’ambito di una corretta pratica di coltivazione biologica”.

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