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                      Fiere, la provocazione di un operatore: “E se togliessimo l’ultimo giorno”?

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                      Cibus, ingresso sud, ore 12.00 del 31 agosto, primo di quattro giorni di fiera (copyright: Fm)

                      Le fiere del settore alimentare e dell’ortofrutta sono ripartite a settembre. Prima Cibus a Parma, poi Macfrut a Rimini, infine Sana a Bologna. Positivo il giudizio da parte degli operatori, nonostante il numero di visitatori ed espositori in flessione rispetto al pre-Covid. La voglia di ritrovarsi in presenza, del resto, dopo oltre 15 mesi di incontri virtuali, era tanta. “Meno persone nei corridoi ma più qualità dei visitatori”, è il commento più diffuso che abbiamo raccolto. Ma come evolveranno le fiere fisiche nella nuova normalità post-Covid? Abbiamo ricevuto e rilanciamo un commento che è al tempo stesso una provocazione su cui il settore può interrogarsi: “A Macfrut l’ultimo giorno non c’era nessuno, per me sarebbe meglio ridurre le fiere a due giorni, questo vale anche per Fruit Logistica”

                      di Eugenio Felice

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                      Cibus, ingresso sud, ore 12.00 del 31 agosto, primo di quattro giorni di fiera (copyright: Fm)

                      L’emergenza sanitaria da Covid-19 ha accelerato i processi di digitalizzazione in molteplici ambiti dell’economia. Ci si è resi conto che forse, con i viaggi di lavoro, in auto, treno o aereo, si era andati un po’ oltre. Abbiamo scoperto le possibilità delle videochiamate e degli incontri virtuali. Era proprio così necessario impiegare tre, quattro, cinque ore di automobile per parlare vis-à-vis con un cliente per mezz’ora in una sala riunioni? C’è poi un’altra questione, quella del global warming: oggi più che mai abbiamo di fronte la sfida, enorme, di contenere e ridurre l’inquinamento che noi generiamo e che sta avvelenando il pianeta Terra, i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti e di cui si discute peraltro, in questi giorni, a Firenze al G20 Agricoltura. Il consumismo low cost spinto in cui abbiamo vissuto negli ultimi 20 anni va messo in discussione e non può essere altrimenti con il rialzo inarrestabile e prepotente delle materie prime in corso da diversi mesi.

                      Le fiere, quindi, come possiamo aspettarci che evolveranno nella nuova normalità post emergenza sanitaria? Possiamo tracciare qualche ipotesi. Dovranno essere comode da raggiungere e da frequentare, meglio se in città di alta attrattiva per rendere il migliore possibile il post fiera (o fuori salone), perché spesso i rapporti di lavoro più solidi non si stringono tra gli stand di una fiera. Dovranno – e questa è una condizione a nostro avviso imprescindibile – portare delle novità concrete che giustifichino lo spostamento. Questo è un compito ovviamente degli espositori. Novità da vedere, da toccare con mano, da assaggiare. L’ente fieristico dovrebbe poi guidare i visitatori, anche attraverso strumenti virtuali, alla scoperta di queste novità. Solo così una fiera fisica può avere ancora un senso. Un buyer, di prodotti, servizi o tecnologie, non va alle fiere per trovare nuovi fornitori, ne ha già anche troppi che li tirano per la giacca, né tantomeno per chiudere contratti o definire programmi commerciali. Quei tempi sono passati.

                      C’è poi la questione tempo, una risorsa sempre più scarsa. I viaggi bruciano tempo e inquinano il pianeta, oltre a provocare spesso stress (le autostrade italiane sono ormai tutte un cantiere con operai invisibili). Lunedì 6 settembre c’è chi ci ha messo oltre 5 ore per raggiungere Rimini partendo da Milano per recarsi alla fiera Macfrut. Allora, ha ancora senso organizzare fiere fisiche di tre o quattro giorni? Il personale che si sposta in fiera ha un costo, così come le hostess, gli alberghi, etc. Ha ancora senso fare stand grandiosi da 100 mila euro e passa come succede a Fruit Logistica nell’era della digitalizzazione che stiamo vivendo? Ci sono fiere che da anni propongono con successo una formula più snella. È il caso del PLMA di Amsterdam: due giorni secchi di fiera, stand di metratura contenuta, aree comuni dove si presentano le ultime novità. “A Macfrut l’ultimo giorno non c’era nessuno – ci ha commentato un operatore del settore – meglio ridurre le fiere a due giorni, migliorerebbe anche il giudizio sulle fiere stesse”.

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