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                      In Italia, il Food&Grocery online raggiunge nel 2020 i 2,5 miliardi di euro (+55%), ben un miliardo in più rispetto al 2019. A scattare il quadro della situazione è l’osservatorio e-commerce B2C promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Netcomm. I prodotti alimentari da supermercato diventano il primo segmento del comparto alimentare raggiungendo gli 854 milioni di euro (+85%). Durante il lockdown, inoltre, molti negozi fisici di beni alimentari si sono avvicinati per la prima volta all’e-commerce grazie alla collaborazione con soggetti terzi già presenti online o hanno iniziato a lavorare con altri strumenti digitali come la presa dell’ordine via Whatsapp. “Nel futuro – spiega Roberto Liscia, presidente di Netcomm – continuerà la ricerca della safe experience, dove il contatto con le altre persone è ridotto al minimo: per questo stiamo assistendo a una continua espansione delle modalità di contactless delivery ma anche l‘integrazione tra i grandi player del commercio elettronico e i piccoli negozianti, grazie alla logistica e alle piattaforme di delivery” 

                      Dalla Redazione

                      online

                      Nel 2020 gli acquisti online dei consumatori italiani (su siti sia italiani sia stranieri) nel comparto Food&Grocery varranno 2,5 miliardi di euro, con una crescita del +55%, quasi 1 miliardo in valore assoluto in più rispetto al 2019. La componente più rilevante (pari all’87% del comparto) è rappresentata dall’alimentare: all’interno di questa categoria i prodotti alimentari da supermercato diventano il principale segmento online, grazie a una crescita dell’85% rispetto al 2019 e un valore di 854 milioni di euro. Seguono il food delivery con 706 milioni (+19%) e l’enogastronomia con 589 milioni di euro (+63%). Questo è quanto emerge dalla fotografia scattata dall’Osservatorio eCommerce B2c promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Netcomm.

                      A fine 2019, il Food&Grocery era il comparto più dinamico online, ossia con il ritmo di crescita più sostenuto (+40% circa), ma anche quello con il tasso di penetrazione più basso (1,1% del valore totale degli acquisti retail dei consumatori italiani) – spiega Riccardo Mangiaracina, responsabile scientifico dell’osservatorio e-commerce B2c Netcomm, Politecnico di Milano -. Con lo scoppio dell’emergenza Covid-19, la domanda online di prodotti alimentari è in alcuni casi decuplicata, mettendo forte pressione agli attori dell’e-commerce. Il lockdown, le nuove esigenze (e paure) dei consumatori hanno fatto cadere le barriere all’utilizzo del canale e-commerce (e dei pagamenti digitali) e hanno convinto anche i retailer più restii al cambiamento della necessità di potenziare l’offerta online, oggi non adeguata”.

                      I picchi “straordinari” di richieste in questo lockdown e l’incapacità di soddisfarli da parte della maggior parte degli operatori hanno accelerato un processo sia di digitalizzazione (per chi online non era ancora presente) sia di adeguamento delle risorse, in primis logistico/distributive, (per chi online c’era già). Molti negozi fisici, focalizzati sui beni alimentari e di prima necessità, si sono avvicinati per la prima volta all’e-commerce grazie alla collaborazione con soggetti terzi già presenti online (piattaforme di food delivery e non solo). Ancora più numerosi i negozi di quartiere che hanno iniziato a lavorare con strumenti digitali meno evoluti dell’e-commerce, ma ugualmente interessanti, come ad esempio la presa dell’ordine via Whatsapp o per telefono.

                      Gli attori Food&Grocery già presenti online, dall’inizio dell’epidemia, hanno riscontrato un incremento degli ordini riconducibili anche a nuovi consumatori, che per la prima volta hanno deciso di utilizzare i loro servizi” – afferma Valentina Pontiggia, direttore dell’osservatorio e-commerce B2c Netcomm, Politecnico di Milano -. In futuro sarà necessario ottimizzare i processi di picking e di distribuzione perché per fare e-commerce nel Food (dove l’ordine medio è costituito da un numero elevato di prodotti, fino a 50 nel Grocery, con un basso valore unitario e con esigenze specifiche come la gestione a temperatura controllata) serve una macchina operativa perfettamente efficiente”.

                      “Nel nuovo scenario portato dal lockdown, con 2 milioni di nuovi utenti e-commerce in più, il comparto del Food&Grocery ha rappresentato senza dubbio un ruolo fondamentale per la crescita del commercio digitale nel nostro Paese. Gli italiani hanno modificato in pochissimo tempo i propri modelli di consumo, che oggi sono guidati, e lo saranno sempre di più, dalla ricerca di una safe experience, dove il contatto con le altre persone è ridotto al minimo, nel rispetto delle misure contro il contagio. Per questo stiamo assistendo a una continua espansione delle modalità di contactless delivery, come click&collect, drive&collect e ritiro in locker – commenta Roberto Liscia, presidente di Netcomm -. Un modello che ha preso piede in Italia durante la prima fase di emergenza sanitaria, infine, è il proximity commerce. L’integrazione tra i grandi player del commercio elettronico e i piccoli negozianti, grazie alla logistica e alle piattaforme di delivery, ha permesso di sviluppare una rete locale che ha rimesso al centro il ruolo storico e fondamentale dei piccoli dettaglianti, servendo anche i clienti residenti in piccole comunità”.

                       Oggi il 73% degli italiani (era il 68,5% nel 2019) può fare la spesa da supermercato online. I numerosi progetti, avviati negli ultimi anni, hanno potenziato l’offerta sia nelle regioni storicamente più coperte (Lazio, Lombardia, Piemonte) che in quelle meno servite (come Abruzzo, Umbria, Toscana, Liguria, Sicilia, Marche). Allargando l’analisi a livello provinciale, nel 2020 è stata attivata almeno una nuova iniziativa di spesa online da supermercato nel 54% delle province italiane. Il numero di servizi di spesa online da supermercato attivi in ogni provincia dipende in primo luogo dalla popolazione: si passa infatti dalle 10,5 iniziative in media nelle province con oltre 1,5 milioni di abitanti, alle 5,2 dove la popolazione è compresa tra 650 mila e 1 milione, alle 2 quando il dato si ferma al di sotto dei 300 mila. In secondo luogo, il numero di iniziative presenti diminuisce percorrendo l’Italia verso le regioni meridionali: sono 4,5 le iniziative per provincia mediamente attive al Nord, 2,5 al Centro e solo 1,7 al Sud.

                      Nel 2020, come già nel 2019, in tutte le regioni italiane è presente almeno un’iniziativa di food delivery e anche la copertura provinciale ha raggiunto il 100% del territorio (era il 97% nel 2019). Al momento, poco più di due terzi (67%) degli abitanti ha potenzialmente accesso a uno di questi servizi (era un abitante su due nel 2019 e un abitante su tre nel 2017). Considerando i singoli comuni, nel 2020 il 16% è coperto da almeno un servizio di consegna di cibo pronto a domicilio (era il 6,5% nel 2019). I player del settore stanno attivando nuovi servizi di food delivery non solo nelle città più densamente popolate (il 100% dei comuni con almeno 50.000 abitanti oggi è infatti coperto dal servizio, era il 93% nel 2019), ma anche nei centri più piccoli, con l’obiettivo di raggiungere un numero sempre più importante di potenziali clienti (rispetto al 2019, sono 735 i nuovi comuni ad essere coperti dal servizio).

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