Dalla Redazione
Otto piani di sviluppo presentati negli ultimi due decenni e mai approvati, progetti di restyling dei più ambiziosi rimasti alla fine solo sulla carta: che il 2020 sia l’anno della svolta per l’Ortomercato di Milano? Sogemi, la società che gestisce il centro agroalimentare di via Lombroso, ha infatti presentato prima delle festività natalizie “Foody – Mercato agroalimentare di Milano”, un progetto che darà un nuovo volto al mercato ortofrutticolo milanese, tra demolizioni e riqualificazioni. Un progetto che si preannuncia tanto innovativo, quanto indispensabile: oggi la struttura dell’Ortomercato, infatti, dimostra tutti i suoi anni (54): in alcuni padiglioni piove dentro, nonostante i lavori di messa in sicurezza realizzati nell’ultimo periodo.
Foody – il nome è un omaggio alla mascotte di Expo 2015 – verrà realizzato entro il 2022 con un investimento di oltre 100 milioni di euro. Il progetto, già annunciato nel 2018 (leggi qui) e quindi approvato alla fine dello stesso anno, ora passa alla fase attuativa grazie all’aumento di capitale di 273 milioni di euro formalizzato a novembre scorso. “Un evento eccezionale e decisivo per le sorti di Sogemi – si legge in una nota veicolata dalla società – che per conto del Comune di Milano gestisce i mercati all’ingrosso della città: 49 milioni di euro per cassa e 224 milioni di euro in natura attraverso il conferimento da parte dell’azionista Comune di Milano della proprietà fondiaria e immobiliare del comprensorio agroalimentare”.
Il piano di riqualificazione partirà dalla costruzione del Nuovo Padiglione Ortofrutta (NPO) comprensivo del mercato ortofrutticolo e di una piattaforma logistica dedicata, area che sarà completamente rinnovata secondo logiche di efficienza e sostenibilità con 114 grossisti e 97 produttori locali. Il progetto prevede anche un rinnovato Palazzo Affari, che seguirà una progressiva riqualificazione per divenire un polo per aziende e professionisti italiani e internazionali che operano nella filiera agroalimentare, offrendo spazi lavorativi di smartworking e co-working.
“Negli ultimi 20 anni abbiamo assistito a una progressiva perdita di competitività a causa di piani di sviluppo mai approvati (8 in 20 anni) e dell’assenza di adeguati investimenti per una struttura costruita nel 1965 e ormai inefficiente – afferma nella nota Cesare Ferrero, presidente di Sogemi -. I mercati di Madrid, Parigi, Barcellona, con volumi di transazioni superiori a 2 miliardi di euro, ci dimostrano il potenziale di queste strutture strategiche per il commercio, l’approvvigionamento e la distribuzione alimentare delle grandi città. Abbiamo perso molto tempo, ma il nostro potenziale di crescita può ancora esprimersi appieno”.La struttura di via Lombroso, già oggi tra i più grandi e importanti mercati all’ingrosso di tutta Europa, attualmente è composta da quattro mercati: Ortofrutta, Ittico, Fiori e Carni. Con oltre 1 miliardo di euro all’anno di merci scambiate, 10 milioni di consumatori serviti e un fatturato di 14 milioni di euro, ora “cambia marcia guardando proprio ai modelli virtuosi”, si legge semppre nella nota di Sogemi.
Non è propriamente d’accordo con quest’ultima affermazione Alberto Albuzza, direttore generale della società Al.Ma (azienda presente da oltre 20 anni all’Ortomercato, leader nell’importazione e nella distribuzione di frutta esotica), ex presidente di Ago e oggi consigliere dell’Associazione commercianti del Mercato di Milano (Acmo). “Chi progetta un nuovo mercato dovrebbe guardare al futuro, non al passato: non mi pare invece che ci sia questa visione in Sogemi”, esordisce Albuzza, facendo riferimento al progetto della nuova piattaforma logistica presentato agli otto principali operatori dell’Ortomercato – quelli potenzialmente più interessati a investire e acquisire spazi nella nuova struttura – “solo a ottobre scorso”, a distanza di oltre un anno dal primo tavolo di discussione.
“C’eravamo lasciati con Sogemi con la promessa di risentirci nei primi mesi del 2019, ma nessuno si è fatto più vivo, fino a quando lo scorso autunno la società si è presentata con un progetto mai condiviso con nessuno di noi operatori e con in mano le carte da firmare”, prosegue Albuzza. La nuova piattaforma logistica si presenta come una struttura “anacronistica e poco funzionale”. La struttura, vista sulla carta, è rialzata da terra di 1,5 metri, con una pendenza difficile da gestire per le merci in uscita. “Non è stata nemmeno prevista la catena del freddo”, chiosa il consigliere di Acmo. Va da sé che, a ottobre scorso, nessuno degli otto big dell’Ortomercato convocati da Sogemi ha firmato il contratto.
Si continuano a fare le cose senza interpellare i diretti interessati: questo è l’annoso problema che grava sulle sorti dell’Ortomercato, secondo Alberto Albuzza. “Il nuovo progetto di riqualificazione non tiene conto delle esigenze di noi operatori, non è efficiente e denota inoltre una scarsa conoscenza del settore ortofrutticolo – conclude -. Le nostre obiezioni non riguardano l’impegno economico richiesto chiesto da Sogemi, ma i contenuti. Per la prima volta in Acmo e Ago ci troviamo tutti d’accordo: se al progetto verranno apportate delle modifiche che tengano realmente conto delle nostre esigenze, allora continueremo a essere interessati. Diversamente guarderemo altrove, a progetti alternativi al di fuori dell’Ortomercato”.
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