L’INFORMAZIONE INDIPENDENTE PER PROFESSIONISTI E APPASSIONATI DI ORTOFRUTTA
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                      Si è parlato dello stretto rapporto tra alimentazione sana e longevità al Forum sul Benessere Alimentare di Almaverde Bio, che si è tenuto a Cesena Fiera il 1 aprile nell’ambito del Wellness Food Festival. Federico Quaranta, giornalista Rai e brillante moderatore dell’evento, ha lanciato un invito al pubblico, a rivedere i propri consumi. “Chi mette nel carrello un prodotto bio, riconosce la passione di migliaia di agricoltori e allevatori che si impegnano a produrre meno, ma meglio”, gli ha fatto eco il presidente del consorzio numero per il biologico in Italia, Paolo Pari. Un consorzio nato 18 anni fa a Cesena, food valley particolarmente vocata, “come una grande scommessa vincente”. “Lo dicono i numeri”, sottolinea il presidente di Almaverde Bio Renzo Piraccini. “Le vendite nel 2016 hanno superato i 75 milioni di euro, in crescita del 25%. E nei supermercati dove è attivo il format delle Isole, la quota di mercato del bio supera il 10%”

                       

                      di Carlotta Benini

                       

                      Il presidente di Almaverde Bio (e Cesena Fiera) Renzo Piraccini insieme a Federico Quaranta

                      “Ci vuole tanta passione per produrre di meno, ma meglio. Quando mettiamo nel carrello un prodotto biologico, non solo diamo risposta a una nostra esigenza di benessere, ma facciamo un atto di riconoscimento verso questa passione”. Potremmo sintetizzare con questa massima di Paolo Pari il messaggio scaturito dal secondo Forum sul Benessere Alimentare organizzato da Almaverde Bio nel corso del Wellness Food Festival, la kermesse dedicata al mondo bio, vegan e fusion che si è tenuta a Cesena Fiera sabato 1 e domenica 2 aprile.

                       

                      Nelle parole del direttore del consorzio licenziatario brand leader del biologico in Italia, dietro a questa nicchia di mercato, in costante crescita in Italia e in tutto il mondo, c’è una promessa molto forte: quella di migliaia di agricoltori e allevatori che si impegnano a produrre nel rispetto dell’ambiente, a tutela della salute, con garanzia di qualità e di rispetto dei disciplinari. “Noi abbiamo dato un forte impulso alla cultura del cibo sano, – sottolinea Pari – ma c’è ancora tanto da fare. A fronte di una crescita costante dei consumi bio e dell’affermarsi di nuovi stili di vita, il prodotto biologico oggi deve dare risposte coerenti”.

                       

                      Paolo Pari, direttore di Almaverde Bio, in dialogo con Federico Quaranta

                      Da qui le linee guida che guideranno il del consorzio per i prossimi anni. “Noi ci impegniamo con il nostro marchio a seguire i più moderni principi nutrizionali, – annuncia il direttore – a ricercare l’originalità delle materie prime, per dare distintività e valorizzare il prodotto locale. A fare innovazione, soprattutto in termini di servizio, portando sul mercato prodotti facili da consumare, che ci permettono anche di sprecare di meno. E, infine, a privilegiare l’eco-sostenibilità del packaging, riciclabile e quando possibile interamente compostabile”.

                       

                      In Italia il mercato del biologico ha raggiunto nel 2016 oltre 3 miliardi di euro di fatturato, secondo i dati Nomisma, con un +10% rispetto al 2015. Per l’Emilia Romagna i dati sono molto positivi: si parla di oltre 114 mila ettari bio nel 2016, pari ad un + 20% rispetto al 2015. Non è un caso che proprio qui si sia costituita 18 anni fa Almaverde Bio: “Una realtà nata come progetto industriale, con l’idea di creare una manovra nel mercato, che offrisse al consumatore qualità e affidabilità”, sottolinea il presidente del consorzio Renzo Piraccini. “Una grande scommessa per il territorio, che si è rivelata vincente e che oggi si traduce in un marchio noto e riconosciuto dal 71% dei consumatori. – continua – Lo confermano i numeri: le vendite anno scorso hanno superato i 75 milioni di euro, in crescita del 25%. Oggi abbiamo nel nostro paniere oltre 400 referenze bio che coprono gran parte dei comparti dell’agroalimentare, e ce ne sono nuove in arrivo. Un’offerta merceologica ampia e in linea con nuovi stili di vita”.

                       

                      AlmaverdeBio GDO

                      Il format dell’Isola Almaverde Bio in un punto vendita Conad

                      Tuttavia, emerge a margine dell’intervento di Piraccini, il potenziale del biologico non é ancora totalmente espresso.  “Il 74% delle famiglie nel 2016 ha acquistato in almeno un’occasione un prodotto alimentare biologico, il 68% almeno una volta a settimana. – spiega il presidente – L’11% degli acquirenti da un anno. Eppure la quota del bio nella grande distribuzione è solo del 3%” Se correttamente posizionato, e se dietro a un prodotto c’è qualità e notorietà di marca, il biologico può incrementare notevolmente la propria quota di mercato nella Gdo. “Ne sono prova le Isole Almaverde Bio: “dove abbiamo questo format di vendita, la quota di mercato del bio supera il 10%”, conclude Piraccini.

                       

                      Il tema centrale del Forum, quest’anno, era il rapporto fra un’alimentazione ricca di frutta e verdura (se biologica, ancor meglio) e longevità. Lo ha sviluppato da un punto di vista scientifico il dr. Andrea Gianotti, ricercatore dell’Università di Bologna esperto di microbiologia alimentare e umana, che ha evidenziato l’importanza di una corretta scelta alimentare per arricchire la flora batterica intestinale che diventa specchio del benessere totale dell’individuo.

                       

                      Un’altra riflessione emersa nel corso della mattinata è che una sana alimentazione deve essere accompagnata da una maggiore consapevolezza di ciò che si acquista e si mette nel piatto. A questo proposito è stato interessante l’intervento della dr.ssa Alessandra Bordoni, nutrizionista dell’Università di Bologna, che ha messo in evidenza l’importanza del saper leggere e interpretare correttamente le etichette nutrizionali.

                       

                      Al micfrofono Simone Rugiati, chef stellato e volto noto del piccolo schermo, star del Forum

                      “Ad esempio, sapevate che un formaggio ‘caprino’ è fatto con latte vaccino, a meno che sull’etichetta non ci sia espressamente scritto ‘da latte di capra’?”: è la provocazione lanciata da Federico Quaranta, giornalista Rai conduttore della trasmissione radiofonica Decanter, brillante moderatore del convegno. “A volte solo il nome, in un’etichetta, ci mette in difficoltà”, gli fa eco Alessandra Bordoni. “Il succo di frutta, ad esempio, deve contenere frutta al 100%, il nettare fino al 25%. Poi nel succo non ci sono zuccheri aggiunti, nel nettare sì: questo il consumatore spesso non lo sa. – continua – È compito di ogni consumatore leggere le etichette, per se stesso e per stare meglio. Ed è compito delle aziende dare informazioni corrette e costruite su basi scientifiche”.

                       

                      Ha concluso la tavola rotonda sulla dieta elisir di lunga vita la star della mattinata, Simone Rugiati, chef stellato e volto noto del piccolo schermo. “Abbiamo sbagliato, in passato, a pensare a un sistema di produzione improntato sulla quantità, a discapito della salute”, è il suo monito al pubblico. “È nostro diritto e dovere fare una spesa più sostenibile e più giusta. La mia cucina? È improntata sulla stagionalità, sulla qualità, sull’origine dei prodotti. Controllo ogni passaggio, dal seme al piatto, non solo dalla zucchina al piatto, e i miei fornitori li guardo negli occhi”, rivela.

                       

                      Hanno partecipato al dibattito finale anche la ex nazionale di basket Mara Fullin, oggi titolare di un progetto di conoscenza e pratica diffusa del Nordic Walking, Elena Rizzo Nervo, giornalista esperta di agricoltura biologica e blogger, Cristina Lazzati, giornalista esperta del settore, direttore di Mark Up, e Caterina Lucchi, stilista.

                       

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