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                      Gdo vs produzione, Villa, Esselunga: “Aumenti ‘parcheggiati’. Necessario un confronto”

                      Gabriele Villa, direttore generale di Esselunga, sul Corriere della Sera fa un intervento sui rincari nel carrello della spesa e sul necessario confronto fra Gdo e industria di marca, al culmine di un’annata in cui, fra la fiammata dell’inflazione e l’aumento dei listini, anche il gruppo della famiglia Caprotti si è dovuto barcamenare fra misure contenitive e quadri di bilancio, in un equilibrio per tutti sempre più precario
                      Dalla Redazione

                      Industria di marca e grande distribuzione devono muoversi nella stessa direzione, con l’obiettivo di salvaguardare le produzioni made in Italy allo stesso tempo affiancando il consumatore in un momento complesso, in cui, per pagare le bollette, sempre più italiani tendono a fare tagli nel carrello della spesa, sia in quantità che in qualità. È un quadro a tinte fosche, “che non si vedeva dagli anni Ottanta”, quello tratteggiato da Gabriele Villa, direttore generale di Esselunga, che oggi sul Corriere della Sera  fa un intervento sui rincari dei prodotti alimentari e sul quanto mai necessario confronto fra Gdo e industria di marca, come già auspicato da altri manager del settore.

                      L’inflazione a gennaio, secondo i dati Istat, registra una prima battuta di arresto attestandosi al +10,1%, e anche il carrello della spesa è in lieve frenata, con prezzi al consumo che passano dal +12,6% del mese scorso al +12,2% (leggi qui). Un primo segnale di conforto, che non basta tuttavia a tirare un sospiro di sollievo. Se nel futuro si intravede un lento ma progressivo miglioramento della situazione, certo è che al momento attuale la Gdo non può passare nuovi aumenti di listino. Il rischio, dice il direttore generale di Esselunga, è allontanare i clienti, anche dall’industria che è il fiore all’occhiello dell’Italia.

                      Esselunga nel 2022 si è impegnata a tutelare i suoi 5,7 milioni di clienti scegliendo di sacrificare i propri margini pur di garantire prezzi ridotti su oltre 1.500 prodotti a maggiore frequenza di acquisto. L’iniziativa contro il carovita ha avuto un effetto paracadute sui consumatori, tuttavia il bilancio dell’insegna ne ha risentito, chiudendosi nel primo semestre con un utile netto di 2,7 milioni, quasi dieci volte più basso rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (leggi qui). Le vendite nei primi sei mesi del 2022 si sono attestate a 4,3 miliardi, in contrazione dello 0,2% rispetto all’analogo semestre 2021, e anche il margine operativo lordo si è dimezzato a 214,6 milioni (contro 427,1 milioni). Questo perché la crescita dei prezzi è rimasta per il 5,7% in pancia al gruppo, come precisava la stessa Esselunga in una nota a settembre scorso, rimarcando l’impegno nei confronti dei suoi clienti.

                      Il totale dell’inflazione riversata sul nostro carrello della spesa, sull’anno, è inferiore di un paio di punti rispetto al dato complessivo dell’alimentare”, sottolinea Villa sul Corriere della Sera, citando quindi il baluardo di Esselunga contro l’inflazione: Smart. Il brand “anti discount” dell’insegna lombarda registra una crescita del 15%. Comprende 450 referenze MDD “di buona qualità” e a prezzo bloccato, che coprono tutte le categorie alimentari e che si estendono ai prodotti per la cura della persona e della casa, “con i prezzi più bassi del mercato”, spiega il direttore generale.

                      “Sulle grandi marche – conclude Villa sul Corriere – abbiamo assorbito parzialmente i rincari, tra i quattro e i cinque punti in meno rispetto all’inflazione ricevuta all’acquisto. Ancora adesso lo stiamo facendo, lasciando ‘parcheggiati’ gli aumenti”.

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