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                      Gli italiani tornano a essere spreconi: frutta e verdura i cibi più buttati

                      Torna a crescere lo spreco di cibo tra gli italiani, interrompendo un trend positivo che si era affermato soprattutto durante la fase più acuta della pandemia. Durante l’ultimo anno, in Italia, si contano 7 miliardi di euro buttati nei rifiuti domestici, una cifra che corrisponde allo sperpero annuo di 1.87 milioni tonnellate di cibo (+15% in più rispetto all’anno precedente). A dirlo è il Rapporto ‘Il caso Italia’ 2022 di Waste Watcher International realizzato su monitoraggio Ipsos, secondo cui, se includiamo anche lo spreco alimentare di filiera, arriviamo a uno spreco nazionale di cibo del valore di quasi 10 miliardi e mezzo. Nella hit degli alimenti più spesso sprecati svetta la frutta fresca (27%), seguita da cipolle, aglio e tuberi (17%), pane fresco (16%), verdure (16%) e insalata (15%)

                      Dalla Redazione

                      spreco cibo

                      Non sono dati confortati quelli rivelati dal nuovo Rapporto “Il caso Italia” 2022 di Waste Watcher International diffuso in occasione della 9ª Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare (che si è celebrata il 5 febbraio) per iniziativa della campagna Spreco Zero di Last Minute Market e dell’Università di Bologna, su monitoraggio Ipsos. I nuovi dati del rapporto ci dicono infatti che gli italiani sono tornati ad essere più spreconi: mentre durante il lockdown della primavera 2020 e i lunghi mesi invernali di distanziamento gli italiani avevano avuto atteggiamenti più consapevoli per la salute propria e dell’ambiente, oggi le cose si prospettano diverse. In media, secondo i dati Ipsos, gettiamo nella spazzatura 595,3 grammi di cibo pro capite a settimana, ovvero 30,956 kg di cibo annui: circa il 15% in più dell’anno precedente (529 grammi settimanali).

                      Il ritorno alla vita sociale, nella convivenza con il virus, ci rende probabilmente meno attenti nella gestione e fruizione del cibo, un dato che si accentua a Sud (+18% di spreco rispetto alla media nazionale) e per le famiglie senza figli (+12% rispetto alla media italiana). Vale complessivamente 7,37 miliardi di euro lo spreco del cibo nelle case degli italiani: una cifra vertiginosa, ovvero il doppio di quanto ha stanziato il Governo per sostenere il contrasto al caro energia, che in peso corrisponde a uno sperpero annuale di 1 milione e 866 mila tonnellate di cibo. Se includiamo anche lo spreco alimentare di filiera – dalla produzione, alla distribuzione, al commercio – che pesa 5 milioni e 165 mila tonnellate, arriviamo a uno spreco nazionale di cibo del valore di quasi 10 miliardi e mezzo, il valore dell’investimento dell’ultima manovra per le infrastrutture italiane (dati: Dipartimento Scienze e Tecnologie Agroalimentari dell’Università di Bologna su rilevazioni Istat / Waste Watcher per campagna Spreco Zero).

                      L’indagine 2022 Waste Watcher spiega che nella hit degli alimenti più spesso sprecati svetta la frutta fresca (27%), seguita da cipolle, aglio e tuberi (17%), pane fresco (16%), verdure (16%) e insalata (15%).

                      Perché sprechiamo nelle nostre case? Un italiano su 2 (47%) ammette di dimenticare spesso il cibo acquistato, il 46% sostiene che il cibo era reduce dal frigorifero dei negozi e a casa è deperito in fretta. Un italiano su 3 (30%) confessa di calcolare male le quantità di cibo che servono in casa, ma anche (33%) di essere preoccupato di non avere abbastanza cibo a casa, quindi di esagerare negli acquisti. I dati Waste Watcher dimostrano quindi che ci sono ampi margini di miglioramento nelle fasi di acquisto e gestione del cibo, nell’ottica di prevenire lo sperpero domestico degli alimenti.

                      Per contrastare il fenomeno le famiglie italiane chiedono: innanzitutto di potenziare l‘educazione alimentare, a partire dai banchi di scuola. Una richiesta che da anni è al top dei provvedimenti invocati dagli italiani, anche nel 2022 ben 9 su 10 (89%) ritengono che questa misura sia la più utile per arginare lo spreco del cibo. Come ulteriori misure di sensibilizzazione 4 italiani su 5 (83%) chiedono di migliorare le indicazioni sulle etichette, il 72% prospetta confezioni più piccole, e cresce la percentuale di chi immagina di applicare tassazioni sulla base di una sorta di ‘sprecometro’: un’ipotesi che raccoglie il 54% del consenso.

                      A livello di acquisto, le strategie messe in atto per la prevenzione dello spreco vedono in testa la programmazione di spese più frequenti per alimenti freschi, una modalità che adottano 4 italiani su 6 (41%), mentre il 36% sceglie di organizzare la distribuzione del cibo nel frigo e nella dispensa per data di scadenza e 1 italiano su 3 (34%) si presenta al supermercato con la lista della spesa. Infine, in chiave di consumo l’86% degli italiani previene lo spreco partendo dal cibo più deperibile, e valutando le quantità prima di cucinare. E l’85% testa personalmente gli alimenti scaduti da poco, prima di gettare il cibo.

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