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                      Granata (Melinda): «Celle ipogee, sarebbe criminale non farle»

                      Melinda ipogee
                      Saranno aperte tra pochi giorni, nella prima quindicina di dicembre, le prime dodici celle ipogee – scavate nella roccia – con 9.800 tonnellate di mele Melinda. Quella della conservazione di mele nel sottosuolo è una premier mondiale, una soluzione di conservazione innovativa e pionieristica che ha costi di realizzazione e mantenimento più bassi rispetto a un magazzino di conservazione “tradizionale” e un impatto ambientale più contenuto. Non è però un sistema facilmente replicabile. L’investimento finora è stato di 7,5 milioni di euro

                       

                      di Eugenio Felice

                       

                      Melinda tunnel ipogeo

                      Il tunnel ipogeo Melinda con le dodici celle, sei per lato (Copyright: Fm)

                      I benefici sono tanti e tali che “sarebbe stato criminale non farle”, ha spiegato oggi a una platea di giornalisti Luca Granata, direttore del Consorzio Melinda, una realtà che associa 16 cooperative e quasi 4 mila frutticoltori per 6.650 ettari di superficie investita. Il raccolto quest’anno è da record: 421 mila tonnellate di mele, una cifra impressionante. Per dare un’idea della quantità Granata, manager concreto che viene dalla multinazionale Dupont, fa un esempio semplice: “parliamo di 2 miliardi di mele, che messe una affianco all’altra farebbero 150 mila kilometri, vale a dire quattro volte il giro del mondo. Eppure parliamo di briciole, Melinda rappresenta lo 0,3 per cento della produzione mondiale”. E l’Italia, ha ricordato Granata, è solo il quinto produttore mondiale di mele dietro a Cina, Usa, Polonia e Turchia.

                       

                      Le celle ipogee, scavate nella roccia dolomia a poche centinaia di metri dal magazzino della Cocea, a Taio, il più grande tra quelli di Melinda, si trovano all’interno delle cave minerarie della Tassullo, azienda che produce materiale per l’edilizia e che ha soci in comune con Melinda. Quando alcuni anni fa è emersa la necessità di aumentare la capacità di conservazione in vista di volumi produttivi crescenti – 420 mila tonnellate entro il 2020, anche se tale volume è già stato raggiunto quest’anno, annata particolarmente “carica” – è venuta l’idea di sfruttare i tunnel fatti all’interno della montagna. I primi test hanno dato esito molto positivo e per questo si è deciso di investire in una prima trance di celle, dodici in tutto, che a fine settembre sono state ultimate e pochi giorni dopo riempite.

                       

                      Le dieci mila tonnellate stoccate, poco meno, saranno in parte destinate al retailer inglese Asda, come avevamo anticipato, in parte al distributore scandinavo ICA. Nei prossimi anni, se le evidenze saranno confermate, si faranno nuove celle per arrivare a una capacità di immagazzinamento pari a 50 mila tonnellate, con un sistema robotizzato per portare le mele dentro e fuori dai tunnel e due rampe di carico e scarico. “Non dobbiamo usare materiale isolante come nei magazzini tradizionali – ha rimarcato Granata – un materiale, il poliuretano espanso, che dura circa 20 anni e quando va smaltito diventa altamente inquinante. È solo uno dei tanti vantaggi delle celle ipogee. Costano meno, hanno un impatto sul territorio nullo in termini di paesaggio, la bontà delle mele non viene intaccata, anzi migliora la shelf life grazie a un precooling più veloce”.

                       

                      L’investimento è stato finora pari a 7,5 milioni di euro, con un contributo europeo pari al 45-50 per cento del valore. “Siamo stati pionieri nella marca, nell’aggregazione dell’offerta, nella diversificazione di prodotto”, ha ricordato il direttore di Melinda. “Siamo orgogliosi di presentare al mondo questa grande innovazione che porta un risparmio effettivo nella conservazione e un beneficio concreto per l’ambiente”. Le celle ipogee, che nei progetti diventeranno anche un’attrazione turistica, visitabili dal pubblico, dando anche in questo senso un valore aggiunto al territorio, non faranno comunque chiudere i magazzini di conservazione tradizionali Melinda: quelli resteranno, anche perché sono tutte strutture moderne; le nuove celle dentro la montagna serviranno solo per la produzione incrementale dei prossimi anni.

                       

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