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                      Granata, Opera: “L’export cresce”. Vice min. Olivero: “Priorità il dossier pere”

                      L’export ortofrutticolo cresce, secondo Fruitimprese, e il prodotto italiano ha raggiunto un livello qualitativo riconosciuto in tutto il mondo. Eppure esistono ancora delle barriere che impediscono a prodotti di eccellenza per il made in Italy come le pere di penetrare alcuni mercati. Abbiamo chiesto a Luca Granata, direttore di Opera, l’unico consorzio italiano specializzato unicamente sulle pere, un primo commento sull’andamento dell’ultima campagna commerciale all’estero, su quali sono i mercati strategici per il consorzio e le barriere ancora da abbattere. Sull’apertura della Cina ci ha rassicurato il vice ministro dell’Agricoltura Andrea Olivero, che ha dichiarato che il governo sta avviando le procedure per chiudere, dopo quello sugli agrumi, anche il dossier fitosanitario dedicato alle pere

                       

                      di Carlotta Benini

                       

                      Abate è la pera più richiesta all’estero, ma vanno bene anche Williams, Kaiser, Santa Maria e Carmen

                      “Qualità del prodotto e del servizio fornito, capacità di fornitura ampia in termini di varietà, quantità e durata nel tempo. E un occhio attento ai nuovi trend per tenere alta la domanda da parte del consumatore”. Ecco le sfide da affrontare per la competitività delle pere “made in Italy” nel mondo secondo Opera, l’unico consorzio italiano specializzato unicamente sulle pere che aggrega 18 aziende e oltre mille frutticoltori.

                       

                      “Sono un po’ le sfide di sempre. – esordisce il direttore del consorzio Luca Granata, che ritiene attendibile e veritiera la fotografia scattata da Fruitimprese sull’export italiano. I numeri comunicati a marzo dall’associazione nazionale di settore, sulla base delle elaborazioni dei dati Istat, parlano di performance in crescita per la nostra frutta all’estero, sia a volume che a valore (leggi qui l’articolo completo). Nel 2016 abbiamo esportato oltre 4,25 milioni di tonnellate di prodotti ortofrutticoli (+6,1%), per un valore economico che supera la soglia dei 4,75 miliardi di euro (+4,9%). Dati confermati anche da ICE, che in occasione della presentazione della 34esima edizione di Macfrut a Roma (leggi qui) ha comunicato dati anche leggermente superiori: si parla di 4,9 miliardi di export per l’ortofrutta fresca, con una crescita del 5% sul 2015.

                       

                      Segnali ottimistici, dunque, tuttavia, se parliamo ad esempio di pere, ci sono ancora importanti barriere che impediscono alla produzione italiana di svilupparsi all’estero e di cogliere le potenzialità offerte da alcuni mercati particolarmente strategici.

                       

                      Opera è l’unico consorzio italiano specializzato unicamente sulle pere. Aggrega 18 aziende

                      La Cina è ancora del tutto chiusa, sia formalmente che praticamente, alle esportazioni italiane di pere. Questo a differenza di quanto già avviene per altre Nazioni della stessa UE 27: non è strano? – commenta il direttore di Opera – Gli Stati Uniti sono aperti formalmente, ma praticamente, per diversi motivi, non è certo molto agevole esportare pere italiane oltre Atlantico. In Russia continua da anni l’embargo per l’ortofrutta delle Nazioni dell’Unione Europea e quindi anche per le nostre pere”.

                       

                      Le pere italiane quindi per il momento non possono praticamente essere esportate in tre dei maggiori mercati del mondo. – sottolinea Granata – Ciò non ci agevola certamente, ma non dobbiamo mai sottovalutare le opportunità di crescita che abbiamo nelle moltissime altre nazioni i cui mercati sono aperti anche alle nostre vendite”.

                       

                      Facendo un primo bilancio dell’annata 2016, la domanda di pere Opera in destinazioni diverse dall’Italia è risultata in crescita rispetto a quella dell’anno precedente, in termini di quantità, di valore e di numero di destinazioni raggiunte”, rivela il direttore.

                       

                      Il vice ministro Andrea Olivero

                      Quali varietà hanno performato meglio? Come sempre le pere della varietà Abate risultano quelle maggiormente richieste dai nostri clienti esteri, soprattutto in UE 27, ma la domanda in esportazione è stata interessante anche per pere Opera di altre varietà quali Williams, Kaiser, Santa Maria e Carmen”, aggiunge.

                       

                      E i mercati esteri più interessanti? “Le destinazioni di esportazione con i maggiori tassi di crescita sono certamente quelle extra-UE, – conclude Granata – anche se il loro contributo al nostro export in termini di quantità è ancora largamente inferiore a quello delle nazioni del Vecchio Continente”. Parlando di pere Abate (che rappresentano circa il 50% della produzione nazionale), va infatti considerata anche un’oggettiva difficoltà per l’export in molti Paesi lontani dall’Italia, “sia per la grande suscettibilità dei frutti ai danni da manipolazioni e trasporto, sia per il limitato gradimento dei consumatori di molte nazioni per frutti di pero con epidermide anche solo parzialmente rugginosa”.

                       

                      Mercati come la Cina, dunque, rappresenterebbero una grande opportunità per le pere italiane, se i protocolli fitosanitari permettessero al nostro prodotto di superare le barriere in ingresso. A questo proposito abbiamo chiesto un commento al vice ministro dell’Agricoltura Andrea Olivero, a Roma in occasione della presentazione di Macfrut 2017.

                       

                      “Dopo aver chiuso il dossier agrumi con la Cina, ora siamo pronti ad aprirne un nuovo su pere e mele. – assicura il vice ministro – Le carte le avevamo già preparate da tempo, a dire il vero, ma l’accordo prevedeva di chiudere prima il capitolo agrumi. Ora abbiamo fatto istanza e si stanno affrontando tutti i lavori preparatori per poter effettivamente avviare il nuovo dossier, che per noi è strategico, lo dico con chiarezza. Sia perché alcuni nostri competitor, anche più piccoli, sono già riusciti ad arrivare su questo mercato, sia perché il nostro Paese ha avuto negli ultimi anni una capacità di crescere e di sviluppare una qualità molto alta, che crediamo possa essere estremamente apprezzata dal mercato cinese”.

                       

                      “Un nuovo accordo fitosanitario su pere e mele è una scommessa per noi, – conclude Olivero – e lavoreremo nei prossimi mesi in maniera molto decisa perché crediamo fermamente che sia un obiettivo realizzabile”.

                       

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