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                      Il corno della discordia: il Ddl sul biologico (e biodinamico) arriva alla Camera

                      Il Ddl 988 sull’agricoltura biologia è proprio oggi in discussione alla Camera dei Deputati dopo un lungo iter. Una proposta di legge di fatto condivisa da praticamente tutte le forze politiche, se non fosse per una parola che compare sette volte in tutto il testo, ma che divide l’opinione politica e, soprattutto quella scientifica: il biodinamico, che nel Ddl viene equiparato al biologico, di fatto legittimando una pratica che – indipendentemente dalla bontà dei prodotti che ne nascono – non vede ad oggi una vera legittimazione scientifica. Pratica che utilizza preparati come il cornoletame o “preparato 500” per gli addetti ai lavori, ovvero un corno costituito da letame di vacca infilato nel cavo di un corno proveniente da una vacca che abbia partorito almeno una volta

                      Dalla Redazione

                      biodinamico

                      Esempio di preparato 500 o cornoletame

                      +++ Aggiornato il 9 febbraio 2022 +++

                      La proposta di legge sull’agricoltura con metodo biologico (Ddl 988) è alle battute finali: approvata nel 2018, è successivamente passata al Senato con un solo voto contrario, nel quale è stata modificata, per poi essere ritrasmessa alla Camera nel maggio 2021. Oggi, 8 febbraio, è in discussione alla Camera dei Deputati.

                      La proposta di leggedisposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico”, questo il titolo completo, di fatto recepisce la linea europea che, attraverso il green deal, chiede che il biologico copra almeno il 25% della superficie agricola in Europa e che gli stati membri lavorino in un’ottica di sempre maggior tutela ambientale e di biodiversità.

                      L’Italia, c’è da dire, parte già da un’ottima posizione: è infatti uno dei primi Paesi in Europa per estensione di superficie coltivata a biologico, circa il 15%. Quasi il doppio della media europea che è all’8%. Un settore in espansione, quello del bio, che piace ai consumatori, con un fatturato in crescita che – solo nel nostro Paese – raggiunge tra mercato interno ed esportazioni i 7 miliardi di euro. Concetti ribaditi alla Camera anche oggi da praticamente tutti i relatori: dalla Lega al PD, da Italia Viva ai 5 Stelle fino a Forza Italia, tutti comunque concordi nell’utilità di questo Ddl e del bisogno di attuarlo per aiutare e valorizzare un settore in crescita e ricco di opportunità.

                      Infatti, il ddl prevede la creazione dei distretti biologici, l’aggregazione delle aziende di tutta la filiera, un’organizzazione strutturata della produzione e del mercato agricolo, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico, inoltre definisce una quota proveniente dalla vendita dei fitofarmaci per la ricerca in questo campo in coerenza con i nuovi obiettivi comunitari. Fino all’istituzione di un marchio nazionale “made in Italy bio” che contraddistingua i prodotti ottenuti, realizzati con materie prime biologiche e biodinamiche coltivate o allevate in Italia, utile anche per incentivarne l’export.

                      Se quindi di base il ddl piace a tutti, c’è però una parola, presente negli art 1, 5 e 8, che divide l’opinione politica, accademica e del mondo dell’agricoltura: la “biodinamica”, pratica agricola che prevede l’uso di preparato biodinamici specifici, e la sua equiparazione al biologico.

                      L’agricoltura biodinamica nasce dal filosofo di fine ottocento Steiner, che ipotizzava un approccio olistico all’agricoltura (leggi qui per approfondire): approccio che prese piede in Germania, grazie anche al fatto che nel 1928 due suoi discepoli fondarono la cooperativa Demeter per raccogliere i produttori del settore. Negli anni Demeter visse un percorso travagliato fatto di chiusure e aperture, rapporti stretti con il regime nazista fino ad arrivare a quello che è oggi: un’associazione no-profit multinazionale presente in 78 Paesi, in molti dei quali detiene il controllo del marchio che certifica il biodinamico. Da qui, negli anni, sono scaturiti vari contenziosi legali, anche in Italia – come sottolinea il Post – per il fatto che alcuni produttori affermavano sulle etichette dei loro prodotti di essere produttori biodinamici senza utilizzare certificazioni “ufficiali”. Sembra quindi che la volontà di inserire il concetto di biodinamico nel ddl servisse anche a questo: evitare fraintendimenti, sia per i produttori che per i consumatori. Secondo Maria Chiara Gadda, parlamentare prima firmataria del testo, inserire esplicitamente la parola ‘biodinamico’ nel testo sarebbe una necessità scaturita proprio da un’audizione con l’Ispettorato centrale repressione frodi alimentari, per tutelare il consumatore con controlli più incisivi. Il biodinamico – spiega la parlamentare – è già nella legge in quanto preventivamente certificato come biologico.

                      In effetti, il “biodinamico” è già citato nel Regolamento (CEE) n. 2092/91 del Consiglio, del 24 giugno 1991, relativo al metodo di produzione biologico di prodotti agricoli e alla indicazione di tale metodo sui prodotti agricoli e sulle derrate alimentari. Nell’allegato 1 si legge che: “Per l’attivazione del compost […] possono essere utilizzate anche le cosiddette «preparazioni biodinamiche», a base di polveri di roccia, letame o piante”. Anche se nelle leggi oggi in vigore, a parte citazioni sporadiche come questa, manca un vero e proprio riferimento all’agricoltura biodinamica e di una sua precisa definizione. Il tutto è stato poi nuovamente recepito nel regolamento UE n.848 in materia di bioagricoltura, approvato il 30 maggio 2018 e in vigore dal primo gennaio 2021. Regolamento che conferma la precedente giurisprudenza, ma inserisce esplicitamente l’agricoltura biodinamica dentro l’agricoltura biologica.

                      Resta il fatto, sostengono i contrari all’inserimento di questa pratica nel Ddl, che l’agricoltura biodinamica è una disciplina basata su principi non ancora verificati in modo scientifico e non offre vantaggi scientificamente dimostrati. Già in un’audizione del 2019 al parlamento, l’istituto di bioscienze e biorisorse del Cnr ha fortemente criticato l’inserimento della biodinamica nel progetto di legge dedicato al biologico, definendola una pratica “esoterica”, così come ha poi sottolineato la senatrice a vita, farmacologa, biologa e accademica Elena Cattaneo.

                      Critiche analoghe sono arrivate anche da altre società scientifiche tra cui l’accademia nazionale dei Lincei, l’accademia italiana di Agricoltura, la società italiana di Agronomia, la federazione italiana di Scienze della vita, l’associazione italiana delle Società scientifiche agrarie, Piero Angela e il Cicap. Più di recente il premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi ha definito, durante una lectio magistralis, l’agricoltura biodinamica “una pratica stregonesca” e persino il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in risposta a Parisi, ha fatto capire di condividere le sue perplessità.

                      Di fatto, rimuovere la parola biodinamico dal Ddl non impedisce ai produttori di perseguire queste pratiche o essere certificati come biologico (basta seguire i protocolli). Evita – sostiene Parisi – che il biodinamico venga messo alla pari del biologico e che il risultato di preparati come il cornoletame (o “preparato 500” per gli addetti ai lavori) ma anche fiori di achillea, vesciche di cervo e carcasse di topo, venga legittimato: un’equiparazione che sembra non essere in linea con la normativa Ue sull’agricoltura biologica, oltre a non essere presente in questa forma nel Regolamento europeo. La mancanza di specifici strumenti normativi sul biodinamico in ambito Ue potrebbe, infatti, creare notevole confusione sia a livello di produzione, sia a livello di commercializzazione e consumo, aprendo la strada a possibili contenziosi.

                      Infine, nel ddl è previsto anche un tavolo tecnico su temi legati al biologico e al biodinamico per determinare poi i finanziamenti nel settore e, si scopre, le associazioni dell’agricoltura biodinamica hanno una corsia preferenziale: la legge garantisce loro un rappresentante al tavolo tecnico che deve proporre e organizzare gli interventi a favore dell’agricoltura biologica. Le associazioni biodinamiche riceverebbero un trattamento di favore rispetto alle associazioni semplicemente biologiche, come ha sottolineato anche il Nobel Parisi.

                      Resta il fatto che date le forti perplessità del mondo scientifico il voto finale è stato rinviato di un giorno (al 9 febbraio). Un rinvio propiziato anche dai due emendamenti abrogativi presentati da Riccardo Magi di +Europa che, accogliendo l’appello degli scienziati, chiede di cassare l’equiparazione dell’agricoltura  biodinamica a quella biologica.

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