Le nuove norme europee per l’etichettatura
“Mangeresti un cibo fatto non si sa dove? Noi no, e ti diremo sempre dove produciamo i nostri prodotti” questo lo slogan provocatorio che stabilisce chiaramente la posizione dell’azienda contro la nuova etichettatura, tra i primi firmatari della petizione promossa da “Io leggo l’etichetta”. Del resto Mario Gasbarrino, ad di Unes, al Sole 24 ore qualche giorno prima dell’approvazione della norma aveva dichiarato «Un danno enorme per il made in Italy. In questo modo si lascia mano libera di produrre in qualsiasi parte del mondo mentre l’indicazione di una produzione effettuata nel nostro Paese ha un grande valore aggiunto. Il gruppo Unes comunque manterrà l’indicazione sui prodotti a marchio proprio». Nella nota rilasciata dall’azienda proprio in occasione della stampa della pubblicità-manifesto si legge anche: “Nel periodo natalizio in cui le pagine pubblicitarie delle aziende della gdo promuovono le loro migliori offerte, Unes e U2 vanno oltre le logiche delle promozioni: le insegne dichiarano di garantire l’indicazione del luogo di produzione e di lavorazione di ogni loro prodotto”.
Sulla stessa linea anche gli altri grandi della gdo italiana: Conad, Coop, Selex e Simply mentre sul fronte dei produttori, già si contano le adesioni di Asdomar, Sterilgarda, Caffè Vergnano, Pedon e Amica Chips.
Ma la campagna di Gasbarrino e Unes per l’indicazione dello stabilimento di produzione non si ferma al Sole24 ore e continua sui social con l’hastag #ProdottoDove o con l’account @etichettiamoci. Proprio su quest’ultimo account è arrivata la risposta del ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina che il 21 Dicembre ha fatto sapere su Twitter di aver chiesto al ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi di ripristinare l’obbligo d’indicazione dello stabilimento di produzione in etichetta con modifica decreto da notificare in Ue.