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                      Imballaggi e non solo: rincari folli per le materie prime. Quali previsioni?

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                      Frutta confezionata in un supermercato del nord Italia (copyright: Fm)

                      Imballaggi e non solo: sono in atto da alcuni mesi rincari folli per le materie prime. Sembra che l’economia reale e le risorse del pianeta non riescano a stare al passo con le manovre economiche globali espansionistiche che stanno drogando i mercati con ingenti immissioni di liquidità a debito. Basti pensare che in Austria ci sono aziende che producono manufatti in legno per l’edilizia che sono in cassa integrazione non per mancanza di ordini, di cui peraltro sono pieni, ma per mancanza di materia prima da lavorare. In due mesi il legno ha fatto +120%. E questo problema sta riguardando sempre più settori, compreso quello dei derivati del petrolio e dei metalli come acciaio, ferro, alluminio. Per l’agricoltura è una vera batosta. Basti pensare che il gasolio agricolo è raddoppiato, mentre i prezzi delle macchine agricole sono stati ritoccati al rialzo del 20%. Rincari che non potranno non ripercuotersi sui prezzi di vendita dell’ortofrutta

                      di Eugenio Felice

                      Rivoira-gdo-apello-ortofrutta-confezionata

                      Frutta confezionata in un supermercato del nord Italia (copyright: Fm)

                      Il rincaro degli imballaggi primari (il classico plateau di cartone, di plastica o di legno) e secondari (le confezioni a peso omogeneo che in taluni casi stanno dentro all’imballo primario) per un medio confezionatore italiano, si tradurranno a fine anno in qualche decina di migliaia di euro di costi in più. L’allarme ci è giusto da diversi operatori ortofrutticoli italiani, che si sono visti ritoccare negli ultimi mesi più volte al rialzo i prezzi con peraltro la non remota possibilità di un blocco delle forniture per mancanza di materia prima. La situazione è mondiale e riguarda un po’ tutti i settori economici. Se il problema degli imballaggi riguarda le centrali ortofrutticole, i coltivatori sono ugualmente interessati per tutte le attrezzature che usano, dai fili di ferro, alle coperture delle colture, dal gasolio alle macchine agricole. Un rincaro che non potrà non ripercuotersi sui prezzi di vendita dei prodotti agricoli e ortofrutticoli, a meno di non ridurre ulteriormente la già esigua marginalità delle aziende del settore primario. La distribuzione se ne farà carico? Quali saranno gli effetti sull’inflazione?

                      La situazione delle materie prime oggi è il risultato di una  economia post pandemia“, ci riferisce Beppe Ghelfi di Ghelfi Ondulati Spa, tra le aziende leader nel settore degli imballaggi in cartone ondulato. “Sui Kraft, da ottobre a oggi si registra un aumento del 40%, aumento che ha trainato anche le semichimiche, i bianchi, e ciò che è più preoccupante le carte base macero: sinceramente non escludo la mancanza di materia prima per luglio. Non credo si tratti di una bolla speculativa essendo coinvolti troppi settori (plastica, legno, prodotti chimici, trasporti), ma di una domanda crescente, generata sia da nuovi mercati che stanno esplodendo, e-commerce in testa, sia dal fatto che, non potendo spostarsi, le persone hanno speso di più in prodotti aumentando la domanda totale. Fare previsioni ora, nel bel mezzo della tempesta perfetta, è un azzardo. Dobbiamo navigare a vista, e da ottobre con il calare della domanda globale, si potrà tornare a una situazione di normalità in cui poter fare delle previsioni a medio termine”.

                      “Il 2020 – ci spiega Massimiliano Persico, marketing manager di Carton Pack Spa, “global packaging expertise” con sede a Rutigliano (BA) – a causa dei lockdown, ha visto una crescita esponenziale nella domanda di packaging in plastica al punto di creare una divergenza chiara tra domanda e offerta. Le modifiche nelle abitudini di acquisto e la crescita del commercio online hanno richiesto maggiori quantità di polimeri per la produzione di imballaggi. I costi di trasporto, soprattutto dall’Estremo Oriente, sono quadruplicati rendendo quasi proibitiva l’importazione di materie prime sin dalla primavera del 2020. Per il PET, ad esempio, la domanda europea si è attestata a circa 4 milioni di tonnellate mentre la capacità produttiva interna all’UE era di soli 2,5 milioni di tonnellate. Non parlerei pertanto di speculazione nelle materie prime ma di effettivo disequilibrio tra il fabbisogno e le risorse disponibili. Il rinvio della Plastic Tax nazionale inoltre, che si prevede non sia applicata alle plastiche riciclate, non ha spinto particolarmente la richiesta di queste ultime (-8%) a fine 2020. Tuttavia per la stessa ragione si prevede che il prezzo dei riciclati crescerà da qui al 2022 per le nuove strategie governative legate alla green economy e in sostituzione dei polimeri vergini ancora scarsamente disponibili, PP in primis”.

                      Sulle cassette di legno si è espressa Assoimballaggi: “Già alla fine del 2020, per alcuni semilavorati in legno, si registravano incrementi dei prezzi superiori al 20%. In questo anno i prezzi sono cresciuti ulteriormente e le previsioni tendono ad una ulteriore risalita. Al prossimo rilevamento prezzi, gli aumenti potrebbero avere punte superiori al 50%. L’aumento non riguarda solo la materia prima legno ma anche altri materiali, tra cui i metalli, utilizzati per la produzione delle cassette. A tutto ciò va anche sommato, già dallo scorso gennaio 2021, l’incremento dei costi energetici, con conseguente aumento di oltre l’8% dei costi in bolletta che le nostre aziende hanno subito. In passato si sono già verificate situazioni di aumento dei prezzi della materia prima dove i produttori di imballaggi in legno hanno assorbito i maggiori costi evitando di riversarli sul cliente ma oggi l’incremento è troppo elevato e troppo repentino. Il problema non è soltanto il prezzo ma la stessa possibilità per le aziende produttrici di approvvigionarsi della materia prima e, quindi, di soddisfare una domanda di imballaggi in legno crescente”.

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