Dalla Redazione
A volte ritornano, come si dice. L’accezione è purtroppo negativa se parliamo di packaging monouso per ortofrutta, su cui pende da mesi la spada di Damocle del Regolamento UE sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggio. Tutto è iniziato con la proposta di introdurre il divieto all’utilizzo di packaging in plastica monouso sotto 1,5 chili di peso: caos e terrore nel settore, finché la proposta è stata scongiurata da voto in commissione Agri, che ha cancellato queste restrizioni, restrizioni che sono tuttavia state poi reintrodotte dal successivo voto in Commissione Envi, passando però da 1,5 a 1 chilo.
Il 22 novembre scorso il Parlamento Europeo ha quindi votato sulla PPWR facendo passare a larga maggioranza un testo più morbido, che prevedeva la possibilità, per l’ortofrutta, di essere imballata, anche sotto un chilo. Quindi un nuovo – l’ultimo in ordine cronologico – scompaginamento di carte: oggi i ministri dell’Ambiente Ue riuniti a Bruxelles hanno approvato a maggioranza qualificata la loro posizione negoziale sulla proposta di regolamento sugli imballaggi, aprendo quindi la strada alle trattative interistituzionali, in gergo “trilogo”, per arrivare all’accordo finale.
Il testo approvato dai ministri, si legge in una nota del Consiglio Ue come riporta Ansa “trova un equilibrio” tra “l’ambizione della proposta di ridurre e prevenire la produzione di rifiuti di imballaggio” avanzata dalla Commissione europea “e la concessione agli Stati membri di una flessibilità sufficiente nell’attuazione del regolamento”. I ministri Ue hanno mantenuto il campo di applicazione della proposta originaria, coprendo tutti gli imballaggi.
Le nuove norme introducono (nuovamente) restrizioni su alcuni formati di imballaggio, tra cui quelli in plastica monouso per frutta e verdura, alimenti e bevande, condimenti, salse nel settore Horeca e per piccoli prodotti cosmetici e da toeletta utilizzati nel settore ricettivo, come i flaconi di shampoo o le lozioni per il corpo. L’ortofrutta sotto 1,5 chili di peso non potrà dunque essere confezionata in plastica monouso.
Il Consiglio ha inoltre convenuto che le bustine di tè e le etichette adesive su frutta e verdura devono essere compostabili, introducendo la possibilità per i Paesi membri di richiedere che cialde di caffè e sacchetti di plastica leggera siano compostabili a condizioni specifiche.
L’approccio generale approvato dal Consiglio fissa obiettivi principali generali per la riduzione dei rifiuti di imballaggio, sulla base delle quantità del 2018: -5% entro 2030, -10% entro il 2035 e -15% entro il 2040. Questi obiettivi saranno soggetti a una revisione da parte della Commissione otto anni dopo l’entrata in vigore del regolamento.
Obiettivi diversi si applicano ai grandi elettrodomestici, si legge sempre su Ansa, ad esempio imballaggi da trasporto per alimenti e bevande, bevande alcoliche e analcoliche (escluso il vino), imballaggi per il trasporto (esclusi quelli per merci pericolose, apparecchiature di grandi dimensioni e quelli flessibili a diretto contatto con gli alimenti). Anche gli imballaggi in cartone sono esentati dagli obblighi.
L’Italia in Consiglio Europeo ha votato contro la proposta di orientamento generale sul regolamento imballaggi e rifiuti di imballaggio: a quanto si apprende, è l’unico Paese ad aver espresso voto contrario. La posizione italiana è stata formalizzata in plenaria a Bruxelles dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto. “La proposta – ha spiegato il Ministro – non soddisfa le esigenze del nostro Paese, mentre siamo completamente allineati sulla posizione del Parlamento e speriamo che questa prevalga nei negoziati del trilogo”, si legge sul sito del Mase .
Il ministro ha spiegato, motivando il voto contrario, che “l’Italia è oggi al 56,5% di differenziata, contro una media del resto d’Europa del 48%”. Tre sono state le modifiche principali richieste dall’Italia e non accolte nel testo. “Sui cosiddetti compostabili – ha detto Pichetto – avevamo chiesto una proroga di qualche anno per adeguarsi”. “L’Italia – ha aggiunto – ha poi proposto parametri diversi su riuso e riciclo, prevedendo che laddove il riciclo raggiungeva percentuali superiori al 75-80% ci fosse uno spazio di deroga”. Infine, “sul riutilizzo e la ricarica, è stata accolta – ha proseguito il Ministro – una proposta della Germania sul settore del ‘beverage’ in favore di grandi imprese e non delle caratteristiche del mercato italiano, la cui struttura è di piccole e medie realtà, col rischio di incrinare l’equilibrio del mercato interno”.
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