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                      Kaki Divano, produzione in calo ma caratteristiche organolettiche al top

                      kaki piantaTutti gli operatori sono a conoscenza delle avversità meteorologiche alle quali sono state sottoposte, durante l’ultimo periodo, le piante di kaki, nelle diverse fasi fenologiche: gelate in aprile, raffiche di vento che hanno provocato caduta di foglie e frutti, bombe d’acqua a ridosso di temperature elevate e altre intemperie hanno messo a dura prova le produzioni. Per questo il calo quantitativo del prodotto nella nuova campagna in corso è un fatto ormai assodato.

                       

                      “Come per tutti i produttori (italiani e non), anche il nostro ciclo produttivo è stato quest’anno un percorso a ostacoli. – afferma Mimma Divano, titolare della Divano, azienda campana leader di questa produzione – Percorso tanto più faticoso, quanto più a lungo si è cercato di mantenere i frutti sulla pianta”. “Ma se la scarsità non è una novità – prosegue – l’aspetto qualitativo di questa stagione, invece, merita un approfondimento. Anche perché credo abbia la priorità. Se esaminiamo, infatti, la qualità in tutte le sue declinazioni, il panorama si presenta articolato e composito. Parlando di calibro, ad esemepio, nel nostro caso abbiamo prodotti di pezzatura mediamente elevata e dunque molto buona. Occorre comunque specificare che per il kako Tipo esiste una certa differenza fra quello romagnolo e il nostro. Il primo ha un diametro trasversale, maggiore del secondo. Per contro il kako Tipo campano, avendo una forma più allungata, presenta un diametro longitudinale più elevato”.

                       

                      “Se parliamo invece dell’aspetto estetico dei frutti, è incontestabile che una parte, seppure esigua, della nostra produzione presenta la cosiddetta ragnatura, rappresentata dalla formazione di ramificazioni scure nell’estremità calicina. – aggiunge Mimma Divano – Questo ‘difetto’ è però una conseguenza della nostra scelta produttiva, a cui accennavo sopra, e cioè di lasciare i frutti sulla pianta il più a lungo possibile. Così facendo, va da sé che i kaki sono stati sottoposti a maggiori avversità (in particolare piogge), determinando, in alcuni casi, questo neo estetico. Contrariamente, chi ha raccolto prima e affidato la totale maturazione alla tecnologia in stabilimento si ritrova con un frutto con minor difetti visivi. Non altrettanto può dirsi però del colore, la cui intensità caratteristica della varietà si raggiunge di più con un processo di maturazione naturale”.

                       

                      “Sono scelte diverse, ma confidiamo comunque nel fatto che i consumatori e gli operatori della distribuzione comprendano e capiscano lo sforzo sostenuto per ottenere un prodotto totalmente salubre e gustoso. – puntualizza – Gustoso, appunto, perché la ragnatura non compromette affatto la qualità organolettica del prodotto. Per le vecchie generazioni era addirittura sinonimo di frutto ben maturo e più squisito degli altri. Chiaramente, questo tipo di associazione si è persa perché sul mercato i frutti ragnati sono stati via via esclusi ma rimane il fatto che il frutto così segnato è fra i più buoni in assoluto”.

                       

                      “In ultimo, – conclude Mimma Divano – tutta la produzione di quest’anno, non essendo stata sottoposta a irrigazione, e grazie alle temperature raggiunte durante alcune fasi fenologiche, si presenta dal punto di vista organolettico fra le migliori delle ultime stagioni”.

                       

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