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                      Kiwano e altri singolari frutti: il “super esotico” alla conquista del consumatore (e della Gdo)

                      È un frutto dalla forma bizzarra, che proviene da Paesi lontani e che, scopriamo, si sta pian piano facendo strada anche sulle tavole italiane, nei menù di bistrot e dei cocktail bar. Si chiama kiwano ed è un frutto della categoria dei “super esotici”, prodotti che sugli scaffali del supermercato si trovano ancora di rado,  ma che stanno conquistando sempre di più la curiosità del consumatore, e anche della grande distribuzione. Claudio Gorini, sales manager di Alma Frutta, ci parla dello sviluppo di questa nicchia

                       

                      di Carlotta Benini

                       

                      kiwano super esotici

                      Il kiwano, detto anche “melone cornuto”

                      Ha una forma bizzarra, sembra un grosso uovo dal colore giallo-arancione, interamente ricoperto di escrescenze che hanno la forma di piccoli corni: per questo viene anche chiamato “melone cornuto”. La buccia è liscia e relativamente sottile e una volta tagliato rivela al suo interno una polpa gelatinosa di colore verde. Lo abbiamo scoperto su Instagram, nella pagina di un bistrot di Bologna: si chiama kiwano, ed è un frutto tropicale che, scopriamo, si sta pian piano facendo strada anche sulle tavole italiane, grazie alla sua attuale reperibilità.

                       

                      Il kiwano è una pianta originaria dell’Africa Sud-Orientale (viene infatti chiamato anche “cetriolo africano”), poi si è diffuso anche in Nuova Zelanda, che oggi è il principale Paese produttore insieme alla Repubblica Dominicana e Israele. Come il melograno, all’interno di ciascun grumo di polpa è collocato un piccolo seme oblungo di colore bianco avorio, a sua volta commestibile. La parte verde della polpa ha un gradevole gusto agrodolce, e una naturale freschezza data alla considerevole presenza di acqua di vegetazione all’interno del frutto, pari a circa il 96% della sua composizione.

                       

                      Alma super esotici

                      Da sinistra Claudio Gorini, sales manager di Alma Frutta, e i titolari Gianna Mezzetti e Alberto Albuzza (copyright: Fm)

                      “È un frutto che incuriosisce per il suo aspetto singolare, il sapore non è di impatto, è molto discreto, ricorda a tratti quello del cetriolo, con una nota tropicale. Il kiwano era una referenza tipicamente esotica fino a qualche tempo fa, da 5-6 anni circa è iniziata una produzione intensiva anche in Portogallo e in Francia”, rivela Claudio Gorini, sales manager di Alma Frutta, azienda presente da oltre 20 anni all’Ortomercato di Milano, leader nell’importazione e nella distribuzione di frutta esotica, frutti di bosco e prodotti ortofrutticoli in controstagione. Alma tratta anche una serie di frutti cosiddetti “super esotici”, ovvero referenze tropicali poco note al consumatore italiano, che transitano per la piattaforma milanese specie nel periodo natalizio, quando la curiosità e la voglia di portare sulle tavole qualcosa di inedito è alta. “Ma iniziano ad avere una certa domanda anche negli altri periodi dell’anno”, continua Gorini.

                       

                      frutti super esotici

                      Da sinistra la maracuja, la granadilla e la pitaya gialla di Alma

                      Il frutto super esotico attualmente più conosciuto e più apprezzato dal consumatore? “È la pitaya, quella rossa, detta anche ‘dragon fruit’, e quella gialla. – continua il sales manager di Alma – Quello che le differenzia è il colore della buccia, mentre all’interno hanno entrambe polpa bianca, con piccoli semini, anche se esiste una variante meno diffusa con polpa di color rosso porpora. La pitaya gialla solitamente è più apprezzata per il consumo fresco, perché ha un sapore più dolce.
                      La varietà gialla proviene dal Sudamerica e quella rossa da paesi come il Vietnam e la Thailandia; noi trattiamo anche quella dell’Ecuador, che ha un calibro quasi doppio (600 gr.) rispetto al frutto asiatico (330 gr.)”.

                       

                      “Altri super esotici che iniziano a essere sempre più conosciuti e apprezzati dal consumatore, anche al di fuori del periodo natalizio, sono il mangostano e il rambutan, due piccoli frutti dal sapore sorprendente provenienti da Vietnam, Indonesia e Thailandia (leggi qui l’articolo dove li abbiamo assaggiati a Phuket) e la carambola, o ‘star fruit’, poco gustosa ma molto appariscente, apprezzata soprattutto per decorare i cocktail, con quel suo tipico aspetto a forma di stella. – prosegue Gorini – E poi ancora la granadilla e la maracuja, entrambe della famiglia del passion fruit, ormai comunemente diffuse anche al supermercato”.

                       

                      frutti super esotici

                      Da sinistra il mangostano, la pitaya rossa e il rambutan di Alma

                      “Durante il periodo natalizio noi distribuiamo le nostre referenze super esotiche in alcune principali insegne della Gdo – conclude Claudio Gorini – e, come importatori, vendiamo ai grossisti italiani che a loro volta distribuiscono nei negozi. Nella grande distribuzione il super esotico è una categoria ancora ‘aliena’: il nostro obiettivo è quello di fare conoscere questi frutti e le loro preziose proprietà al consumatore, al fine di promuovere la loro diffusione sui banchi durante tutto l’anno”.

                       

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