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                      La quercetina di cipolle rosse e radicchio potrebbe contrastare il Covid?

                      Red onion slices as background texture

                      Cipolle rosse, capperi e radicchio, ma anche uva rossa e mirtilli, potrebbero curare i malati affetti da Sars-CoV-2? Certo che no, però tutti questi prodotti (come anche altri ortaggi) hanno in comune un flavonoide, la quercetina, che sembra essere in grado di agire su 3CLpro, proteina presente in tutti i i tipi di coronavirus e fondamentale per il suo sviluppo e il cui blocco risulta letale per Sars-CoV-2. Di fatto, lo studio internazionale che vede coinvolto anche il CNR Nanotec di Cosenza, può però aprire le porte a una sperimentazione più approfondita che potrebbe porre le basi per dei medicinali in grado di curare, in futuro, i malati di Covid-19 in quanto la quercetina ha un effetto destabilizzante sulla proteina. Anche se quindi non basta riempirci il piatto di radicchio o cipolla rossa per difenderci dal virus, resta il fatto che questi ortaggi sono fondamentali per una sana alimentazione che porta benefici ormai assodati.

                      Dalla Redazione

                      quercetina

                      Pubblicato ufficialmente il 1 agosto sulla rivista International journal of biological macromolecules, dopo una pubblicazione preliminare a giugno, lo studio condotto da Bruno Rizzuti dell’Istituto di nanotecnologia del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR-Nanotec) di Cosenza, insieme a ricercatori delle Università di Saragozza e Madrid, ha iniziato a farsi strada sui giornali e sui social. Di fatto, dallo studio, condotto solo in laboratorio, è emerso che la quercetina, una molecola di origine naturale presente nei capperi (è l’alimento che ne contiene la maggior quantità rispetto al peso), in alcuni ortaggi, come il radicchio e le cipolle rosse, e in alcuni frutti come l’uva rossa e i mirtilli, potrebbe avere un’azione inibitoria contro il coronavirus. Una notizia che potrebbe essere vista come una fake news, se non fosse per l’autorevolezza della ricerca. Molto più semplicemente, si sta parlando di ricerche iniziali che non hanno ancora visto studi clinici e quindi di fatto è una notizia da “addetti ai lavori”, che al momento non può quindi avere alcun impatto sulla cura o la prevenzione del Covid-19.

                      Alla base della ricerca lo studio di un flavonoide, la  quercetina appunto, che sarebbe in grado di agire su 3CLpro, proteina del virus fondamentale per il suo sviluppo e il cui blocco risulta letale per Sars-CoV-2. “Le simulazioni hanno dimostrato che la quercetina si lega esattamente al “sito attivo” della proteina 3CLpro, impedendole di svolgere correttamente la sua funzione — afferma Bruno Rizzuti al Corriere della Sera —. Questa molecola ha una serie di proprietà originali e interessanti dal punto di vista farmacologico: è presente in abbondanza in vegetali comuni come capperi, cipolla rossa e radicchio ed è nota per le sue proprietà antiossidanti, antinfiammatorie, antiallergiche. È ottimamente tollerata dall’uomo”. Di fatto la quercetina ha un effetto destabilizzante sulla proteina.

                      Radicchi

                      Non basta però cucinare in abbondanza radicchio, cipolle rosse e capperi per difendersi dal Covid-19: la quercetina potrebbe essere la base per sviluppare una molecola di sintesi ancora più potente, grazie alle piccole dimensioni e alla sua particolare struttura chimica. Inoltre, poiché non può essere brevettata (essendo una molecola di origine naturale), chiunque può usarla liberamente.

                      Non tutta la comunità scientifica vede con positività la notizia. In ogni caso ci vuole prudenza perché gli studi condotti finora sono ancora “in vitro”: manca quindi tutta la parte di sperimentazione clinica. “Le prove in nostro possesso non sono sufficienti per poter raccomandare l’integrazione come terapia per il trattamento o la prevenzione di Covid – sottolinea Carla Ghelardini, segretario della Società italiana di Farmacologia al Corriere della Sera -. Tre studi clinici sull’uomo suggeriscono che la somministrazione orale può avere un effetto benefico sull’incidenza e la durata delle infezioni del tratto respiratorio, ma sono necessarie ulteriori ricerche”.

                      In effetti, ora, il rischio è che molti corrano a comprare integratori a base di quercetina. “Negli Stati Uniti la Fda vigila su coloro che propongono quel composto come l’ultimo ritrovato contro Covid – afferma su Facebook Enrico Bucci, docente alla Temple University di Filadelfia (Usa), che prosegue -.  La quercetina è un composto insolubile e di scarso assorbimento da parte dell’organismo, senza alcuna attività specifica provata contro alcunché, riproposto ogni volta contro l’ennesima malattia emergente per raccattare un po’ di soldi da parte di venditori di integratori senza scrupoli”. In effetti, già a giugno, la Food and Drug Administration, in una warning letter, ha diffidato alcune aziende dal promuovere e vendere prodotti a base di quercetina come “terapie” per la cura di Sars-CoV-2.

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