Dalla Redazione
Il 30 gennaio 2016, su iniziativa dell’Airc e in collaborazione con Coldiretti Calabria, in migliaia di piazze italiane sono state distribuite 110 mila reti da 2,5 chili, equivalenti a 18 autotreni, provenienti da tre cooperative calabresi tra cui la Copam di Varapodio (Rc). Lo scopo è stato raccogliere fondi da destinare alla ricerca contro il cancro ma anche dire no alle agromafie e al caporalato per cui Rosarno e la Piana di Gioia Tauro sono diventate famose. “È una parte della Calabria pulita che si rimbocca le maniche e fa la sua parte”, commentava il presidente Airc Calabria, Rossella Pellegrini Serra (leggi qui). Come no: a distanza di un anno, il 21 febbraio, Copam è stata posta sotto sequestro per associazione mafiosa.
I carabinieri del Ros hanno eseguito l’operazione, denominata “Provvidenza 2”, contro la cosca di ‘ndrangheta dei Piromalli, arrestando 12 persone e sequestrando il consorzio Copam, che raggruppa oltre 40 tra aziende e cooperative agricole operanti nella Piana di Gioia Tauro, in Sicilia e nel basso Lazio. Arresti e sequestro sono stati fatti in esecuzione di un’ordinanza emessa dal Gip di Reggio Calabria su richiesta della Dda. I reati contestati agli arrestati vanno dall’associazione per delinquere di tipo mafioso e dal concorso esterno in associazione mafiosa, all’intestazione fittizia di beni, alla truffa e ad altri reati aggravati dalle finalità mafiose. L’operazione segue il fermo nel gennaio scorso di 33 persone appartenenti alla stessa cosca Piromalli.
Nella distribuzione dei prodotti ortofrutticoli, è emerso come la cosca avesse infiltrazioni nel consorzio Copam, sfruttandone la notevole capacità di approvvigionamento di prodotti agrumicoli, e disponendone sul piano gestionale e commerciale, grazie al ruolo di Rocco Scarpari, semplice dipendente ma, di fatto, vero dominus della cooperativa, in quanto referente della cosca gioiese. Attraverso tale rilevante controllo, il sodalizio è stato in grado di alimentare sia la grande distribuzione del Nordest italiano che il mercato rumeno. In particolare, è emerso come Antonio Piromalli ingerisse nella gestione della Copam, sovrintendendo in prima persona a tutta la filiera commerciale di fornitura dei prodotti agrumicoli (leggi qui).
L’agricoltura è sempre più spesso nel mirino delle mafie. Dall’agropirateria alle truffe sulla Pac, dal caporalato al saccheggio del patrimonio boschivo, dall’usura al controllo delle filiere agroalimentari, la piovra della criminalità organizzata allunga i tentacoli sul comparto “coltivando” un business da 50 miliardi di euro l’anno, pari a quasi un terzo dell’economia illegale nel Paese. A ricordarlo, al Festival del Giornalismo Alimentare di Torino, è stata la Cia – Agricoltori italiani. L’infiltrazione nel settore primario di “Mafie Spa” produce più di 240 reati al giorno, praticamente otto ogni ora, e mette sotto scacco oltre 350 mila agricoltori. Il fenomeno era fino a pochi anni fa concentrato nelle regioni del Sud, ora si sta espandendo a macchia d’olio in tutta ‘Italia.
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