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                      Mele e falso bio nel veronese, si chiude il caso COP: imputati assolti

                      Il caso del presunto business milionario di mele importate dalla Romania e spacciate per bio che ha visto coinvolti il Consorzio Ortofrutticolo Padano e la Cooperativa Ortofrutticola Padana si è concluso con una sentenza di assoluzione per tutti e dieci gli imputati, fra vertici aziendali, amministratori e dipendenti. “Il caso non sussiste” secondo il tribunale collegiale

                      Dalla Redazione

                      Mele falso bio

                      Falso bio nel settore melicolo, si è conclusa con una sentenza di assoluzione la vicenda che ha coinvolto due realtà veronesi, il Consorzio Ortofrutticolo Padano e la Cooperativa Ortofrutticola Padana, indagati con l’accusa di avere organizzato un – presunto – business di mele tra Italia e Romania, di prodotto convenzionale ma spacciato per biologico e utilizzato anche nel baby food (leggi qui).

                      I dieci imputati coinvolti nel processo – vertici, amministratori, tecnici e dipendenti della Cooperativa Ortofrutticola Padana e del Consorzio Ortofrutticolo Padano – sono stati tutti assolti: secondo la sentenza, pronunciata il 1° dicembre dal tribunale collegiale, “i fatti non sussistono”, come riporta L’Arena.

                      Le accuse erano pesantissime: si andava dalla truffa aggravata per il conseguimento di fondi pubblici all’associazione a delinquere contro il patrimonio e il commercio, dalla frode concretizzata con la coltivazione delle mele in Romania su un terreno con falsi certificati di conformità ecologica fino al falso. In sostanza secondo la procura – prosegue L’Arena – gli imputati avrebbero importato dalla Romania mele convenzionali “per poi rivenderle spacciandole per biologiche” oppure “offrendo sul mercato mele certificate col marchio QV- Qualità Verificata” che in realtà non lo erano “immettendo in commercio prodotti difformi da quelli dichiarati e contenenti residui chimici in quantità superiori a quelle consentite”.

                      Il business del finto bio, secondo la Procura, sarebbe fruttato milioni e milioni di euro. E due erano anche le aziende coinvolte come parti offese: la ferrarese Ve.Ba e il colosso delle marmellate Zuegg.

                      Ma con la sentenza di assoluzione di due giorni fa tutte le accuse a carico degli imputati sono cadute. Per conoscere le motivazioni – conclude L’Arena – si dovranno attendere 90 giorni.

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