L’INFORMAZIONE INDIPENDENTE PER PROFESSIONISTI E APPASSIONATI DI ORTOFRUTTA
                      L'INFORMAZIONE PROFESSIONALE PER IL TRADE ORTOFRUTTICOLO
                      L’INFORMAZIONE INDIPENDENTE PER PROFESSIONISTI E APPASSIONATI DI ORTOFRUTTA

                      Nasce il Consorzio di Tutela Patata di Bologna DOP: l’origine fa la qualità

                      È il prodotto simbolo delle campagne bolognesi, frutto della tradizione agricola, di areali vocati, di sapienza produttiva, innovazione e impegno costante. È la patata Primura, una varietà che nel 2012 ha ottenuto la DOP come nobile frutto della terra tipico del territorio felsineo, e che oggi, a completamento di un lungo iter burocratico, vede la nascita del Consorzio di Tutela. Al lancio del nuovo logo, che si affianca a quello della Patata di Bologna DOP già presente nel disciplinare di produzione, seguirà una campagna di comunicazione su tutti i media. Il packaging con il refresh del logo debutterà nella prossima stagione commerciale. I volumi produttivi stimati? “Abbiamo una produzione consolidata di circa 11 mila tonnellate di prodotto DOP – spiega il presidente del Consorzio Alberto Zambon – venduto con un differenziale di prezzo del 20% rispetto alla patata convenzionale”

                      di Carlotta Benini

                       

                      patata-di-bologna-dop-foto-1540893012Due sagome ovali, che in maniera stilizzata ricordano due patate, con una di queste – la più piccola – leggermente inclinata verso sinistra, a ricordare l’immagine delle Due Torri di Bologna. È fortemente identitario il nuovo logo del Consorzio della Patata di Bologna DOP, che oggi festeggia la sua evoluzione in Consorzio di Tutela Patata di Bologna DOP, a conclusione di un iter burocratico durato quasi 16 anni, che ha visto il suo culmine nel 2012, quando il tubero tipico delle campagne emiliane ha ottenuto la Denominazione di Origine Protetta.

                       

                      LogoConsorzioPatataDOP

                      Il logo della Patata di Bologna DOP si affianca a quello nuovo del Consorzio di Tutela

                      “Questo passaggio è la naturale evoluzione del riconoscimento di un prodotto del territorio, – esordisce Alberto Zambon, presidente del Consorzio, in apertura della conferenza stampa che si è tenuta a Villanova di Castenaso mercoledì 1 febbraio – che, come tutte le Denominazioni di Origine, è prima di tutto una proprietà intellettuale del territorio stesso. È l’espressione dell’alto livello di aggregazione del sistema pataticolo bolognese, che ha saputo esprimere punte di eccellenza qualitativa come appunto la patata di Bologna DOP. Un prodotto frutto della tradizione agricola, di areali vocati, sapienza produttiva, innovazione e impegno costante”.

                       

                      Il presidente del Consorzio Alberto Zambon (al centro) con alcuni rappresentanti della produzione

                      Prima patata italiana insignita della Denominazione d’Origine Protetta, la varietà Primura si è imposta da oltre 30 anni nella provincia di Bologna per le sue qualità organolettiche e l’idoneità a tutti gli usi. Dalla forma allungata, ha una buccia liscia, di colore chiaro, occhi pronunciati e una polpa consistente di colore giallo paglierino. Una varietà eccellente, coltivata in un ambiente ottimale da agricoltori che operano avendo in comune, oltre che un Disciplinare di Produzione, anche il grande obiettivo di soddisfare e gratificare il consumatore che acquista un prodotto genuino, buono, dalla provenienza certificata.

                       

                      “Il 28 dicembre scorso – continua Alberto Zambon – abbiamo ottenuto l’autorizzazione del Ministero a operare conformemente alla normativa vigente, e ora con il Consorzio di Tutela Patata di Bologna DOP siamo in grado di proteggere e valorizzare una patata esclusiva attraverso gli strumenti della Comunità Europea, al fine di promuovere il legame fra produttori, territorio, gusto e tradizione.”

                       

                      Il nuovo logo va ad affiancarsi a quello già esistente della Patata Bologna DOP, presente nel disciplinare di produzione approvato. “La sovrapposizione delle due patate stilizzate è anche il simbolo della cooperazione, – sottolinea Zambon – dell’unione, del lavoro di tutela e diffusione dei valori territoriali a cui è preposto il Consorzio”. L’ente di tutela, che può associare al suo interno solo produttori e confezionatori iscritti al piano dei controlli, comprende i produttori agricoli rappresentati dall’Organizzazione di Produttori Assopa, e insieme a questi anche tre cooperative e sei aziende commerciali private: Apofruit Italia, Baschieri Rino, CESAC, Fuitem & Orsini Fruttaexport, Ortofrutticola Parma, Patfrut, Orsini Ercole, Pizzoli e Romagnoli F.lli.

                       

                      Il packaging con il refresh del logo debutterà nella prossima campagna commerciale: l’inizio della raccolta è previsto per il mese di luglio. I volumi produttivi stimati? “Abbiamo una produzione consolidata di circa 11 mila tonnellate di prodotto idoneo a fregiarsi della Denominazione di Origine Protetta – spiega il presidente –  Venduto con un differenziale di prezzo del 20% rispetto alla patata convenzionale”. “Non è sempre facile – continua – spiegare ai buyer cosa significa acquistare un prodotto DOP. Dal canto nostro possiamo affermare che Primura ha caratteristiche organolettiche uniche e una grande riconoscibilità in cucina, prestandosi alla preparazione di innumerevoli piatti, con estrema versatilità”.

                       

                      La nascita del nuovo Consorzio va di pari passo con l’esigenza di dare una nuova luce alla Patata di Bologna e di veicolare i nuovi traguardi raggiunti. Per questo nei prossimi mesi partirà una campagna di comunicazione su stampa, tv e web che vedrà al centro la Patata, la sua storia e le sue caratteristiche uniche: tutte qualità e fattori che oggi, finalmente, possono essere legate al territorio esclusivo di appartenenza.

                       

                      Copyright: Fruitbook Magazine