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                      Nutriscore: dall’Antitrust al no di Conad, la querelle sull’etichetta a semaforo

                      L’etichetta nutrizionale a colori che si sta diffondendo in Europa continua a suscitare aspre polemiche. A guidare il fronte dei paesi oppositori c’è l’Italia, che ritiene il Nutriscore fuorviante, sostenendo un sistema alternativo, il Nutrinform Battery, che prevede la presenza equilibrata nella dieta di tutti gli alimenti. Su questi principi si basa anche l’azione mossa dall’Antitrust, che ha aperto un’istruttoria sull’uso dell’etichetta a colori da parte di alcune società tra cui GS, Carrefour Italia, Pescanova Italia e Valsoia e contro il titolare dell’app francese Yuka, dal funzionamento simile. Certo è che il consumatore va informato, non condizionato: è di questo parere Francesco Pugliese, che sul suo blog spiega perché Conad dice no al Nutriscore

                      di Carlotta Benini

                      Nutriscore

                      Continua a far discutere il Nutriscore, il sistema di etichettatura “a semaforo” che dovrebbe diffondersi in Europa a partire dal 2022 nell’ambito della strategia Farm to Fork – già adottato da Francia, Spagna, Portogallo, Belgio, Svizzera, Germania, Paesi Bassi e Lussemburgo – e che vede schierarsi sul “campo di battaglia” fazioni opposte. Da un lato c’è il fronte salutista capitanato dall’Oms, che tramite l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro nel report “The Nutri-Score: A Science-Based Front-of-Pack Nutrition Label” promuove il Nutriscore come un’etichetta che indirizza i consumatori verso scelte alimentari salutari e, quindi, verso una riduzione del rischio dello sviluppo di malattie non trasmissibili come il cancro. Sul fronte dell’opposizione troviamo invece molte istituzioni, associazioni di categoria e tutta la filiera agroalimentare, che – se parliamo in particolare di Made in Italy – verrebbe pesantemente penalizzata dall’introduzione del nuovo sistema di classificazione nutrizionale. Secondo Coldiretti l’85% delle Dop e Igp italiane sarebbero bocciate senza appello dall’etichetta a colori che sta avanzando in Europa (leggi qui), senza contare che il messaggio che questo sistema veicola può essere completamente fuorviante per il consumatore.

                      L’ultimo paradosso a questo proposito viene dalla Francia, Paese dove il Nutriscore è stato inventato: qui diverse catene di fast food hanno adottato l’etichetta a semaforo, da cui risulta che le patatine fritte sarebbero più salutari di un cucchiaio di olio extravergine d’oliva e che quest’ultimo, a sua volta, avrebbe lo stesso valore per l’organismo di un hamburger molto farcito. Ad evidenzialo, come riporta Il Sole 24 Ore, è Unaprol, il Consorzio Olivicolo Italiano, che parla di “pura follia”

                      L’Italia è stata fin da subito contraria all’etichetta a semaforo, lo ha ribadito di recente a Bruxelles il ministro per le politiche agricole Patuanelli, che al Consiglio agricoltura Ue ha sottolineato come si tratti di un sistema di comunicazione molto immediato ma che non fornisce informazioni corrette al consumatore. “Siamo contrari a mettere un colore al cibo che non è sano o insalubre in quanto tale – ha detto il ministro -: occorre fare un ragionamento più ampio sulle diete, sull’utilizzo delle proteine animali e dei grassi, ma sempre in modo consapevole ed equilibrato. Non esiste un cibo che di per sé può avere un bollino rosso, arancione o verde. Pensare di dare un valore al cibo con una porzione standard da 100 grammi è assurdo perché non consumo 100 ml di olio d’oliva con la stessa frequenza con cui bevo 100 ml di Coca-Cola”.

                      Ma come funziona il Nutriscore? Il sistema suddivide i prodotti alimentari in cinque categorie contrassegnate da lettere e colori; il punteggio è calcolato tramite un complesso algoritmo che sottrae dal valore totale degli elementi “sfavorevoli” (energia, acidi grassi saturi, zuccheri semplici, sodio) quello degli elementi “favorevoli” (percentuale di frutta, verdura, leguminose e oleaginose, fibre, proteine). Gli alimenti dove prevalgono gli elementi favorevoli rientrano nella categoria A (verde), quelli sfavorevoli nella categoria E (rosso). Con Nutriscore alimenti riconosciuti come sani, nonché componenti fondamentali della dieta mediterranea, avrebbero quindi il semaforo rosso: ad esempio, no a parmigiano e olio extravergine d’oliva. Per paradosso, solo per fare un esempio, le bevande con i dolcificanti artificiali come l’aspartame invece sono verdi.

                      Nutriscore Conad

                      Il Ceo di Conad Francesco Pugliese si esprime contro il Nutriscore

                      La decisione finale della Commissione Europea dovrebbe arrivare tra circa un anno. Nel frattempo lo schieramento degli oppositori si sta rinsaldando, riunendo sempre più Paesi. In prima fila c’è appunto l’Italia, che ha anche proposto alla Commissione europea un’alternativa per la classificazione dei cibi, il Nutrinform Battery, un sistema basato sull’indicazione quantitativa del contenuto di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale per singola porzione, in rapporto al fabbisogno giornaliero raccomandato al consumatore (non guardando al contenuto in 100 gr o ml, come fa il Nutriscore). L’obiettivo è quello di educare a una dieta equilibrata e variata in cui si può, e si deve, mangiare di tutto purché in quantità moderata, tenendo anche conto delle necessità fisiologiche e metaboliche del singolo individuo.

                      Su questi principi si basa anche il recente intervento dell’Antitrust, che ha aperto un’istruttoria sull’uso del Nutriscore da parte delle società italiane GS, Carrefour Italia, Pescanova Italia e Valsoia, delle società francesi Regime Dukan e Diet Lab, della società inglese Weetabix e di una società tedesca attiva nella produzione di caramelle. L’Agcm ha inoltre aperto un’istruttoria nei confronti del titolare dell’app francese Yuka, che si propone di dare una valutazione salutistica dei prodotti alimentari basata in larga misura sul sistema NutriScore e che fornisce proposte alternative per i prodotti giudicati mediocri o scarsi, ma non è chiaro il criterio in base al quale queste alternative sono ordinate e proposte al consumatore.

                      E la Gdo, per concludere, come si pone di fronte alla querelle dell’etichetta a semaforo? Conad dice no al Nutriscore, “perché non basta mettere un bollino rosso o verde per identificare i valori nutrizionali di un prodotto alimentare, ma è necessario informare lasciando la libera scelta alle persone. Perché non dobbiamo influenzare i nostri clienti, ma informare in modo corretto e trasparente. Perché quel semaforo finisce per non dare la giusta idea del valore di alcuni prodotti di denominazione geografica che, analizzati in maniera grossolana, potrebbero sembrare dei veleni”. A parlare è il Ceo dell’insegna leder della Gdo italiana, Francesco Pugliese, che nel suo blog su Linkedin scrive queste riflessioni.

                      “Le persone vanno informate, non spaventate. Per questo sosteniamo NutrInform Battery, che non è solo un’etichetta, ma un sistema informativo chiaro ed efficace. Una valida alternativa per far comprendere davvero il valore nutrizionale ed energetico assimilabile in una singola porzione e quindi in grado di mettere una persona di fronte alla possibilità di conoscere davvero un prodotto e sceglierlo in base alle proprie necessità. Questo è un vero modo di far apprezzare e valorizzare i prodotti del nostro territorio. Quelli che ci invidiano tutti. Quelli che vengono camuffati in tutto il mondo perché a venderli è il loro nome, ancora prima dell’etichetta. Noi abbiamo un’opportunità enorme, noi siamo il made in Italy e dobbiamo essere in grado di valorizzarlo e proteggerlo, ma dobbiamo farlo in maniera intelligente. Altrimenti saremo sempre degli eccellenti eterni secondi, i migliori ma sempre un passo indietro. Ora invece quel passo va cambiato, a partire dal dire i “no” che vanno detti. Come quello a Nutriscore”.

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