L’INFORMAZIONE INDIPENDENTE PER PROFESSIONISTI E APPASSIONATI DI ORTOFRUTTA
                      L'INFORMAZIONE PROFESSIONALE PER IL TRADE ORTOFRUTTICOLO
                      L’INFORMAZIONE INDIPENDENTE PER PROFESSIONISTI E APPASSIONATI DI ORTOFRUTTA

                      Olio di palma, l’Indonesia blocca l’export, volano i prezzi (+6%). Allarme anche in Italia

                      L’Indonesia, primo produttore mondiale di olio di palma e responsabile del 50% delle forniture complessive a livello globale, ha deciso di vietare l’export per contrastare la carenza sul mercato locale, destando un’ondata di preoccupazioni per l’industria alimentare globale. Così le quotazioni di olio di palma schizzano ai massimi storici. L’allarme riguarda anche il nostro Paese, che ogni anno importa un miliardo e mezzo di chili di olio di palma. Assoutenti parla di rischio rincari per dolciumi, pane confezionato, brodi, ma anche per prodotti non alimentari come cosmetici e saponi

                      Dalla Redazione

                      Le conseguenze del conflitto in Ucraina generano un nuovo allarme sul fronte dell’aumento dei prezzi e della crisi di approvvigionamento per l’industria agroalimentare mondiale. La minaccia, questa volta, è rappresentata dall’olio di palma, presente in una moltitudine di prodotti di largo consumo commercializzati nel nostro Paese. L’Indonesia infatti ha annunciato che da domani, 28 aprile, bloccherà l’export di questo olio vegetale – di cui è il primo produttore mondiale – per calmierare l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari provocato dal conflitto russo-ucraino e per una carenza interna pregressa.

                      Così le quotazioni di olio di palma si impennano nei mercati mondiali. In seguito all’annuncio di questa mossa a sorpresa da parte di Giacarta, i dati del Bursa Malaysia Derivatives Exchange fanno infatti registrare un aumento netto dei prezzi del 6%, avvicinandosi di fatto ai massimi livelli storici. L’Indonesia infatti è anche responsabile del 50 per cento delle forniture di olio di palma sul mercato globale: anche i Paesi come l’Italia, che ne acquistano quantitativi limitati, sono comunque colpiti dal blocco, soprattutto in un momento come questo, con l’inflazione che corre e la guerra che ha avuto un forte impatto sulle forniture di tutti gli oli vegetali.

                      “Il divieto di export di olio di palma da parte dell’Indonesia ci colpisce innanzitutto perché per noi è un mercato strategico per questo prodotto – dichiara Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, a Repubblica – e poi perché è l’ennesimo sovranismo e blocco di esportazioni verso Paesi, come è il nostro, che hanno bisogno di importare determinate materie prime. Prima l’Ungheria che blocca l’export di cereali, poi la Serbia che blocca cereali e proteici e infine la Russia che minaccia il blocco di esportazione ai paesi cosiddetti ‘non amici’. Sono tutte azioni che ci danneggiano perché, sia nel caso che l’Italia sia importatrice diretta sia che non lo sia, azioni come queste ridisegnano le catene di approvvigionamento con conseguenti aumenti di prezzo e quindi sono segnali che non possono non preoccuparci”.

                      Lo stop dell’Indonesia è pericoloso perché arriva proprio in un momento già critico in cui scarseggiano gli oli vegetali sul mercato, in particolare quello di semi di girasole, che importavamo in grandi quantità da Ucraina e Russia. Ecco perché negli ultimi tempi stiamo assistendo a livello globale al grande ritorno sotto i riflettori dell’olio di palma, fino a poco tempo fa demonizzato (leggi qui).

                      Il nostro Paese ogni anno importa 1,46 miliardi di chili di olio di palma, impiegato nella preparazione di una miriade di prodotti. “Il rischio concreto è che la decisione dell’Indonesia, se non ritirata nel giro di poche settimane, possa avere ripercussioni sui prezzi al dettaglio nel nostro Paese, a causa del rialzo nelle quotazioni internazionali dell’olio di palma”: a lanciare l’allarme è anche Assoutenti, l’associazione nazionale per la tutela dei consumatori. I prodotti alimentari che contengono tale tipologia di olio (biscotti, creme spalmabili, torte, grissini, cracker, snack, brodi e zuppe, brioche, merendine, piatti pronti etc.), ma anche numerosi beni non alimentari (cosmetici, saponi, detersivi, creme per il corpo etc.) potrebbero quindi subire nelle prossime settimane un rincaro generalizzato a causa dei maggiori costi dell’olio di palma, “che inevitabilmente sarebbero scaricati sui consumatori finali attraverso i listini al dettaglio”, aggiunge Assoutenti.

                      Copyright: Fruitbook Magazine