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                      Op tra Green Deal e competizione. Italia Ortofrutta: “Serve più aggregazione”

                      A Fruit Logistica 2020, Italia Ortofrutta Unione Nazionale ha fatto il punto sulle nuove sfide per le Op italiane sul fronte dell’ambiente e delle novità in arrivo da Bruxelles. “Le Organizzazioni dei produttori ortofrutticoli, tra Green Deal, competizione commerciale e nuovo approccio ai controlli. Idee e riflessioni per un nuovo protagonismo ortofrutticolo”: questo il titolo dell’intervento ospitato all’interno dell’Italian Fruit Village della fiera berlinese, con la partecipazione di rappresentanti istituzionali a livello ministeriale e regionale, nonché dei vertici dell’organizzazione. Il bisogno di unità e di “fare sistema” nel mondo ortofrutticolo è stato sottolineato da tutti i presenti, che vedono nelle nuove riforme di Bruxelles in campo ambientale – il Green Deal, per l’appunto – una sfida importante, ma anche un’occasione per far sì che la sostenibilità per gli agricoltori non sia solo ambientale, ma anche economica

                      di Massimiliano Lollis

                      Green Deal

                      Si è tenuto mercoledì 5 febbraio all’Italian Fruit Village di Fruit Logistica 2020 l’evento organizzato da Italia Ortofrutta – Unione Nazionale per fare una sintesi delle sfide che le Op devono affrontare sul fronte della sostenibilità in ambito europeo, in quell’equilibrio mai facile tra adempimenti ambientali e competitività. Mentre sono attese per la prossima primavera le prime proposte operative della Commissione Europea nell’ambito del Green Deal – le ambiziose politiche Ue che mirano a fare dell’Europa il primo continente a impatto climatico zero – l’Italia ha tutte le carte in regola per essere all’altezza della situazione. A cominciare dall’attenzione agli sprechi e alla riduzione delle emissioni di gas serra, così come l’utilizzo di prodotti chimici, notevolmente diminuito nel corso dell’ultimo decennio con punte del 50%, e il primato italiano nel biologico a livello europeo per seminativi e colture permanenti.

                      Guidata dal presidente Gennaro Velardo, Italia Ortofrutta – associazione che, con i suoi 50 anni di attività, raccoglie oltre 140 Op in tutto il Paese – intende essere protagonista di questa nuova fase, continuando ad essere strumento per la promozione dei processi di aggregazione a sostegno delle Op aderenti e contribuendo alla crescita dell’intero comparto ortofrutticolo nazionale.

                      È Vincenzo Falconi, direttore di Italia Ortofrutta, ad aprire la tavola rotonda: “Gli effetti climatici – spiega – sono sotto gli occhi di tutti, si tratta di fenomeni che impatteranno sempre più sulle nostre attività. Con il Green Deal l’Ue ha messo al centro i temi della sostenibilità, oltre ad una serie di sostegni agli investimenti e alle attività produttive. La sfida è trasformare questi elementi di sostenibilità in leva per il settore, coniugando rispetto ambientale e aspetti economici. Certo – continua – non è facile in un momento in cui le nostre Op soffrono le carenze strutturali del sistema Italia, con una particolarità rispetto ad altri settori come quello del lusso, poiché si tratta di prodotti deperibili con un margine ridottissimo, considerati come commodity e quindi non valorizzati. Le Op – osserva Falconi – stanno facendo già molto per l’ambiente, ma spesso c’è chi nel mondo distributivo se ne appropria. Quello di cui oggi abbiamo bisogno – sottolinea – è mettere l’agricoltura al centro dell’agenda politica del Paese senza dimenticare che l’attività principale di una Op è commercializzare”.

                      Considerazioni che vengono riprese da Nicola Caputo, consigliere delegato del presidente della Regione Campania: “La politica agricola per troppo tempo non è stata centrale in Italia, ma qualcosa sta cambiando. Dobbiamo porci il problema della competitività delle aziende agricole italiane, la dobbiamo favorire e orientare con scelte politiche sagge. Quando si parla dei nuovi adempimenti del Green Deal dobbiamo partire dall’assunto che l’agricoltura, una delle attività principali in termini di contribuzione all’inquinamento globale, debba fare la sua parte. Certo – spiega – la leadership dell’Ue in campo ambientale è nota, dobbiamo però calarla nel nostro settore e nel nostro Paese, in cui ci sono ancora ritardi e resistenze all’aggregazione. La riconoscibilità del prodotto italiano all’estero – conclude – a Fruit Logistica è testimoniata dai tre padiglioni italiani: la chiave è riuscire a fare sistema facendo autocritica su quanto fatto negli ultimi anni”.

                      Felice Assenza, direttore generale politiche internazionali ed europee del Mipaaf, osserva un’accelerazione nell’impianto istituzionale Ue sul fronte della sostenibilità: “Il Parlamento Ue che si è insediato alle scorse elezioni vede una presenza verde sempre più incisiva. In più, l’attuale presidente della Commissione, Ursula von Der Leyen, proviene da un Paese – la Germania – dove la componente ambientalista è importante. Tutto ciò contribuirà all’avvio di una serie di provvedimenti che vedranno la luce già da marzo 2020 con l’avvio della strategia Farm to Fork, di cui circolano già le bozze. Ma è solo una delle iniziative che la Commissione Europea ha in programma: oggi il percorso è segnato. Il Green Deal, che nel nome evoca Roosvelt, non è solo un’iniziativa che riguarda l’agricoltura, ma tutta la politica dell’Ue in tema ambientale, per cui tutti siamo tenuti a contribuire. L’approccio ambientale – continua – deve diventare integrato. Oggi si parla di sostenibilità solo in termini di cambiamento climatico, ma non va dimenticata l’importanza di dare all’agricoltore, che è l’attore più importante, tutti gli strumenti per raggiungere questi obiettivi di sostenibilità. Dobbiamo trasformare l’approccio del Green Deal da grande sfida in opportunità”.

                      Anche per Edy Bandiera, assessore regionale dell’agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea della Regione Siciliana, il Green Deal è una sfida che va affrontata in maniera unitaria per poter diventare opportunità: “In questa fase di transizione, non solo di politiche ma anche in quanto a modello di sviluppo – spiega – crediamo molto in ciò che queste nuove politiche Ue possono generare. E in un contesto in cui la competizione sul mercato globale non fa sconti, l’agricoltura italiana ed europea può vincere questa sfida solo se agisce in modo unitario”. Non mancano i segnali di speranza, anche per quanto riguarda il futuro del settore: “La nostra speranza è che sempre più giovani possano scegliere l’agricoltura. Siamo orgogliosi di avere, in Sicilia, il maggior numero di imprese con under 35 alla guida e una crescita del +5,9% negli occupati del settore”.

                      La prospettiva da un’altra regione del Mezzogiorno italiano viene sintetizzata da Francesco Fanelli, assessore agricoltura Regione Basilicata: “L’ortofrutta e il ruolo rivestito dalle Op sono fondamentali per la nostra regione: il 40% della produzione della Basilicata è frutto di Op. Il nostro territorio è fatto soprattutto di piccole imprese, e le Op rappresentano un aiuto per la commercializzazione, ma anche per la ricerca di nuovi mercati. Per quanto riguarda poi la sostenibilità ambientale – sottolinea – questa deve andare di pari passo con quella sociale e del territorio. La strategia complessiva che l’Europa ci impone, vedrà nei prossimi anni modifiche legislative importanti alle quali ci dovremo adeguare. Il Green Deal può essere un’opportunità per migliorare i nostri prodotti, così come a livello occupazionale portando alla ricerca di figure specializzate”.

                      “L’importante – conclude Vincenzo Falconi – è lavorare insieme per trasmettere le nostre esigenze al ministero, e poi a Bruxelles. Lavorare come sistema, con un approccio comune. In Italia ci sono oltre 300 Op, il livello più alto di aggregazione agricola nel Paese, però è ancora necessario fare sintesi su alcuni aspetti, al di là della competizione economica”.

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