di Carlotta Benini
Venerdì 16 ottobre si è celebrata la 75esima Giornata Mondiale dell’Alimentazione, che nell’anno della pandemia globale ha puntato i riflettori su un tema sempre più sentito come quello dello spreco di cibo. Eliminarlo, sottolinea la FAO, servirebbe a coprire i tre quinti del fabbisogno alimentare previsto entro il 2050. Da dove cominciare? Un buon punto di inizio potrebbe essere quello di rivedere i nostri “modelli estetici”. Parliamo del sistema produttivo, che ogni giorno rifiuta una quantità enorme di cibo solo perché non è omogeneo nella forma e nella dimensione e non incontra un ideale di “perfezione” o di “standard”, ma anche di noi stessi, spesso attratti dal bello a discapito del buono.
E invece i “brutti ma buoni”, in ortofrutta, sono prodotti tutti da scoprire. Oggi è sempre più ricco il panorama di startup che, in tutto il mondo, si dedica alla valorizzazione e commercializzazione di frutta e ortaggi difettati o fuori calibro. Un nuovo business, che desta un crescente interesse anche da parte della Gdo. In Italia l’ultima notizia in merito riguarda NaturaSì, che a giugno in partnership con Legambiente ha lanciato sui banchi dei suoi 500 punti vendita la linea Cosìpernatura, prodotti ortofrutticoli imperfetti, fuori calibro o dalla forma insolita, ma buoni da mangiare perché contenenti le stesse proprietà nutritive di qualsiasi altro prodotto biodinamico e biologico. L’obiettivo del progetto è quello di recuperare 2.500-3.000 tonnellate di frutta e verdura “imperfetta” in più all’anno. Su questi prodotti inoltre NaturaSì applica uno sconto che arriva fino al 50% del prezzo praticato sugli stessi prodotti “standard”: un plus importante in un momento storico in cui l’attenzione degli italiani alla convenienza della spesa è a livelli record.
Quello di NaturaSì è solo un esempio nel panorama di progetti virtuosi attivi nel nostro Paese (se poi guardiamo all’estero, ci sono diverse insegne che valorizzano i prodotti ortofrutticoli fuori standard, ad esempio Waitrose, di cui abbiamo parlato qui) . In occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, ad esempio, ha promosso sul web la propria attività Babaco Market, un servizio di delivery di frutta e verdura brutte ma buone nato durante il lockdown e cresciuto grazie alla visibilità su Facebook e Instagram. L’utente può abbonarsi a una box di frutta e verdura di stagione di diverse misure, ricevendola direttamente a casa ogni una o due settimane, a un prezzo scontato rispetto a quello dei prodotti standard. Il servizio – nato da un’idea di Francesco Giberti, già founder dell’app Myfoody – ha già riscontrato il favore dei residenti di Milano, città dove è partito il delivery a domicilio. Grazie all’impegno dei milanesi con Babaco sono state salvate da maggio a oggi oltre 10 tonnellate di frutta e verdura, di cui 6 solo nel mese di settembre, raddoppiando la quantità di prodotti recuperati rispetto alla media dei mesi precedenti. A breve, Babaco Market, come riporta Italia a Tavola, punta a espandere il servizio anche alle zone dell’hinterland milanese, con l’obiettivo di allargare ulteriormente le consegne anche al resto della Lombardia e ad altre principali città italiane.
Insomma l’imperfetto fa sempre più tendenza. Ne è dimostrazione la crescita del progetto Bella Dentro, la frutteria antispreco nata nel 2018 con un Apecar in giro per le vie di Milano a vendere prodotti ortofrutticoli difettati. Oggi la startup fondata dai giovani imprenditori Camilla Archi e Luca Bolognesi è pronta ad aprire il punto vendita a Milano e il laboratorio di trasformazione di cui avevamo parlato qualche mese fa (leggi qui).
Ricordiamo infine che nell’ultimo anno in Italia è nato anche un movimento contro lo spreco di ortofrutta imperfetta ma buona: si chiama WhyNok? e, come abbiamo spiegato in un articolo dedicato (leggi qui https://www.fruitbookmagazine.it/whynok-nasce-in-puglia-il-primo-movimento-contro-lo-spreco-in-ortofrutta/) si pone come primo obiettivo quello di creare un network virtuoso fra aziende agricole, mondo della ristorazione, scuole e consumatori.
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