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                      Ortofrutta, il gelo danneggia il 75% delle colture nel Centro Nord

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                      Candele accese tra i filari di kiwi nella notte tra il 7 e l'8 aprile 2021

                      L’ondata di gelo delle ultime notti stronca l’agricoltura del Nord Italia. Secondo gli ultimi rilevamenti è a rischio il 75% della produzione italiana. Colpite diverse aree europee. A sottolineare il problema molte associazioni, tra cui Coldiretti e Cia. La temperatura in alcune zone è scesa a -5/-7 gradi, in particolare in Piemonte, Romagna, Veneto e Toscana. Nella notte tra il 7 e l’8 aprile in diverse zone d’Italia sono stati accesi i sistemi antibrina e le suggestive candele nei frutteti. Nelle serre è stato aumento il livello di riscaldamento con costi aggiuntivi per le imprese. In Emilia Romagna sembra certa una replica dello scorso anno, quando la produzione di pesche e nettarine è calata dal 50 all’80% (ne abbiamo parato qui). Colpite anche le piante di kiwi. Ci vorranno alcuni giorni per fare una corretta conta dei danni

                      Dalla Redazione

                      gelate

                      Il gelo ha colpito duramente nelle campagne dove le produzioni in molti territori sono state praticamente dimezzate con il rischio di un calo del raccolto che oscilla tra il 50 e il 75%: dalle albicocche alle pesche, dalle fragole ai kiwi fino agli ortaggi. È quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti e Cia sugli effetti dell’ondata di freddo gelido che ha devastato i raccolti dal Piemonte alla Lombardia, dal Trentino al Veneto, dall’ Emilia Romagna alle Marche, dalla Toscana al Molise.

                      Per proteggere i raccolti, in numerose parti d’Italia sono state accese le sggestive candele nella notte per riscaldare i frutteti in fiore. Nel Conselvano (PD), nella notte fra martedì e mercoledì, Condifesa Padova ha registrato la temperatura più bassa di tutta la provincia: -2,2 gradi. E la notte successiva è stata anche peggio: la minima è scesa a -3,1 gradi, si prevede poi che si “alzerà” a 1,7 gradi venerdì e raggiungerà i 4,7 gradi sabato mattina. “Dati certificati, che di certo non sono in linea con le medie del periodo – spiega il direttore di Condifesa Padova, Tiziano Girotto –. La situazione è grave, stiamo monitorando l’evolversi degli eventi”. In ogni caso, fa sapere, i periti usciranno da lunedì prossimo per avere un quadro più preciso: “L’eventuale lessatura delle gemme si può rilevare solo fra qualche giorno. Molto dipende dalla varietà della coltivazione interessata e dallo stato vegetativo in cui si trovava la stessa al momento della ghiacciata. E, inoltre, dalla durata di quest’ultima”.

                      Sia in Veneto che in Piemonte si teme anche per le vigne: nel Monferrato si è registrato un -6 gradi nella notte. In Veneto, inoltre, non si sono salvate alcune varietà di peschi, albicocchi e susini e seminativi quali barbabietola e mais. Contemporaneamente anche in Trentino le temperature sono scese sotto zero, come previsto. In Val di Non le gelate hanno messo a serio rischio i meleti che ricoprono la vallata, minacciano di compromettere lo sviluppo delle gemme e di conseguenza di fiori e frutti. Così gli agricoltori si sono dovuti organizzare per proteggere i meleti accendendo le candele anti-gelo o attivando gli impianti di irrigazione antibrina. Sistema di irrigazione, questo, che ricopre i meleti con un velo d’acqua il quale, congelandosi, isola le gemme e le mette al riparo dalle basse temperature.

                      Anche in Valtellina è stata spruzzata acqua sulle piante per creare un velo protettivo contro il gelo mentre nelle serre – sottolinea la Coldiretti – è stato aumento il livello di riscaldamento con costi aggiuntivi per le imprese. Una situazione drammatica per molte imprese agricole che – precisa la Coldiretti – hanno visto perdere in una giornata il lavoro di un intero anno. Pomodori, zucchine, peperoni ed altri ortaggi sono compromessi nel centro nord Italia ma anche le piante ornamentali hanno sofferto per le gelate notturne con photinie, evonimi, allori ed altre piante che in Toscana avevano già vegetato vedono compromessa la loro bellezza (e vendibilità) a causa delle basse temperatura che danneggiano le loro foglie.

                      Proprio in Toscana si sono registrati i -7 gradi nella notte, regione già reduce da otto notti di gelo. Le gelate hanno messo ko le colture in campo, a partire dagli ortaggi, ma anche alberi da frutto in piena fioritura. Molte le aziende che hanno incendiato le rotoballe di fieno per provare ad alzare le temperature nei vigneti; mentre nei meleti sono stati ghiacciati preventivamente i germogli per provare a proteggerli. Con il tempo che non accenna a cambiare, si temono ora ripercussioni anche sul raccolto dei cereali.

                      Gelate anche in Emilia Romagna, dove le temperature sono scese anche a -4 gradi. Il forte timore è che siamo dinnanzi “a una replica dell’anno scorso, con le gelate tardive che hanno colpito numerose imprese. Ma deve essere ben chiaro a tutti – sottolinea il presidente Cia Reggio Antenore Cervi – che siamo dinnanzi a un evento climatico straordinario che va a colpire pesantemente la nostra agricoltura. Rischiano di essere compromessi grandi parti dei raccolti dei prossimi mesi”. Ma non solo. Cervi spiega che i danni immediati li subiscono “le tante aziende che fanno vendita diretta di ortaggi e che vedono drasticamente ridotti i prodotti da mettere a disposizione dei clienti” e gli interventi strutturali contro il gelo (come reti o ventole) sono solo “parzialmente efficaci”.

                      Dopo le alte temperature dei giorni scorsi che hanno favorito il risveglio della vegetazione le piante sono state sottoposte ad un terribile shock termico con effetti sulle produzioni. Oltre a frutta e verdura a rischio – precisa la Coldiretti – le coltivazioni più precoci di mais, che potrebbero dover essere riseminate ma fuori dal riposo invernale e, pertanto, più sensibili al gelo, ci sono anche la vite e l’ulivo. Siamo di fronte in Italia alle conseguenze dei cambiamenti climatici con una tendenza alla tropicalizzazione e il moltiplicarsi di eventi estremi con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo che ha fatto perdere – conclude la Coldiretti – oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra cali della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti.

                      “Sono ore importanti per monitorare la situazione, ma anche per intervenire con tempestività – ha dichiarato il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino -. Il passaggio tra istituzioni regionali e centrali deve essere automatico ed eccellente per dare risposte che ormai conosciamo, come il riconoscimento dello stato di calamità naturale per attivare i risarcimenti in tempi rapidi. Allo stesso tempo – ha aggiunto – occorre, sul piano nazionale, spingere l’innovazione sul fronte degli strumenti di gestione del rischio che vanno adeguati prontamente ai cambiamenti climatici in atto, ma anche incentivare e aumentare il contributo a favore dell’assicurazione del raccolto, degli animali e delle piante, già presente in alcuni Psr, utilizzando i fondi della nuova Pac. Il PNRR -ha infine concluso Scanavino- guardi anche a questi eventi estremi e agli effetti drammatici che hanno sull’agricoltura che per affrontarli ha bisogno anche di innovazione e di risorse importanti da destinare a sistemi tecnologici di protezione delle colture”.

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