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                      Ortofrutta protagonista nel 2021: per l’Onu sarà il suo anno internazionale

                      L’Assemblea generale delle Nazioni Unite – a seguito delle richieste avanzate dalla conferenza della Fao nel 2019 – ha istituito un nuovo anno internazionale e delle giornate specifiche dedicate all’agricoltura e all’alimentazione: una serie di risoluzioni che designano il 2021 come anno internazionale della frutta e della verdura. Il 21 maggio 2021 sarà così la giornata internazionale del tè, mentre il 29 settembre si celebrerà la giornata internazionale di consapevolezza sulle perdite e gli sprechi alimentari: si stima, infatti, che il 14% del cibo nel mondo vada perso dal momento del raccolto alla vendita al dettaglio. Altre risoluzioni, adottate dall’Onu, sono incentrate sui progressi e sulle sfide legate all’agricoltura, alla sicurezza alimentare e alla nutrizione, allo sviluppo sostenibile della montagna, al ruolo della tecnologia agricola, all’importanza delle fibre naturali per i mezzi di sussistenza e l’ambiente, e sulla necessità di sconfiggere la povertà rurale

                      Dalla Redazione

                      ortofrutta onu

                      “Senza un’alimentazione sana, non possiamo sperare di porre fine alla malnutrizione e non sconfiggeremo la fame se non arginiamo le perdite alimentari. Sottolineando così il valore della frutta e della verdura, e i danni causati dalle perdite e dagli sprechi, l’Onu ha compiuto un passo decisivo per promuovere sistemi alimentari più equi, più verdi ed efficienti” ha affermato Maria Helena Semedo, vicedirettore generale della Fao per il clima e le risorse naturali, come si legge sul sito della Fao. L’Onu, quindi, dichiarando il 2021 l’anno della frutta e della verdura ha riconosciuto l’urgente necessità di aumentare la consapevolezza dei benefici nutrizionali e sanitari del consumo di frutta e verdura e di sostenere diete sane attraverso una maggiore produzione e consumo sostenibili di ortofrutta. Tutto questo può essere quindi una leva utile a promuovere il settore dell’ortofrutta a livello globale e che può avvantaggiare nello specifico anche l’Italia, che potrà così valorizzare ulteriormente i propri prodotti e territori agricoli.

                      Altre risoluzioni, adottate dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite sono state incentrate sui progressi e sulle sfide legate all’agricoltura, alla sicurezza alimentare e alla nutrizione, allo sviluppo sostenibile della montagna, al ruolo della tecnologia agricola, all’importanza delle fibre naturali per i mezzi di sussistenza e l’ambiente, e sulla necessità di sconfiggere la povertà rurale. 

                      È il Cile uno dei fautori della valorizzazione dell’ortofrutta, che ne ha dedicato un anno alla sua valorizzazione. Il settore ortofrutticolo rappresenta, infatti, per lo Stato sudamericano uno dei settori trainanti della sua economia. È ormai noto che frutta e verdura hanno numerose qualità nutrizionali e contribuiscono alla prevenzione delle malattie non trasmissibili (MNT). Per questo, la Fao e l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) raccomandano che gli adulti consumino ogni giorno almeno 400 grammi di frutta e verdura per prevenire le malattie croniche non trasmissibili (MCNT), comprese le carenze di micronutrienti, il cancro, il diabete e l’obesità, nonché contrastare le carenze di micronutrienti. La promozione dei prodotti freschi si adatta bene anche all’obiettivo di rafforzare il ruolo dei piccoli agricoltori e delle famiglie contadine, favorendo inoltre opzioni di mercato più ampie per milioni di famiglie rurali. Inoltre, sono spesso le donne a svolgere un ruolo di primo piano nelle famiglie sia nella produzione che nel consumo di frutta e verdura, quindi la promozione di ortofrutta a livello locale potrebbe giovare anche alle categorie spesso più svantaggiate, aiutandole a raggiungere la parità di genere.

                      La proposta di designare il 21 maggio Giornata internazionale del tè è stata promossa dalla Repubblica Popolare Cinese a seguito della 23ma sessione del Gruppo Intergovernamentale sul Tè, che ha avuto luogo ad Hangzhou nel maggio del 2018. Questa giornata, già celebrata in alcuni paesi soprattutto dell’Asia meridionale e della Tanzania (zone in cui il tè è da tempo una bevanda che ricopre un ruolo primario sia nella loro agricoltura che nella loro alimentazione), è stata quindi accolta con favore dalla Fao. L’osservanza è intesa a riconoscere e promuovere il contributo della pianta sulla salute umana, ma anche come mezzo di socializzazione, di sviluppo delle zone rurali e dei mezzi di sussistenza sostenibili. Il tè è una delle principali coltivazioni ad alto reddito per milioni di famiglie nei paesi in via di sviluppo e, in quanto settore a largo impiego di manodopera, compresa la lavorazione, consente la creazione di posti di lavoro in aree remote ed economicamente svantaggiate.

                      Il settore del tè contribuisce a diversi obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, incluso ridurre la povertà e quindi la fame, soprattutto creando impiego, generando fonti di reddito e rafforzando i mezzi di sostentamento delle comunità impegnate nelle attività di produzione. La giornata internazionale del tè è quindi più che opportuna, dato anche il suo status di bevanda più consumata al mondo dopo l’acqua. “Onorare il tè è un doveroso tributo alle legioni di piccoli agricoltori che aiutano a produrre la bevanda preferita nel mondo, dopo l’acqua stessa” ha infatti sottolineato Maria Helena Semedo.

                      ortofrutta onu

                      Dal report online Fao 2019

                      La giornata internazionale di consapevolezza sulle perdite e gli sprechi alimentari è stata proposta in prima battuta da Andorra e San Marino. La giornata offre l’opportunità di attirare l’attenzione sulla necessità di ridurre le perdite e gli sprechi alimentari per contribuire allo sviluppo sostenibile. Come analizzato attentamente dalla Fao ne “Lo Stato dell’alimentazione e dell’agricoltura 2019“, le perdite e gli sprechi alimentari producono notevoli emissioni che aggravano la sfida del cambiamento climatico e le conseguenze sulla sicurezza alimentare. Si stima che il 14% del cibo nel mondo vada perso dal momento del raccolto alla vendita al dettaglio, e probabilmente se ne spreca molto di più in un secondo momento. Nello specifico, gli studi condotti dalla Fao rivelano che il solo settore ortofrutticolo vede circa il 21% di perdite a livello globale.

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                      Dal report online Fao 2019

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