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                      Paesi Bassi, dal rabarbaro all’uva spina: otto curiosità dell’ortofrutta in Gdo

                      L’Olanda: Paese di mulini a vento, biciclette, navigatori e… tanto avocado! La sua onnipresenza è solo una delle cose che colpiscono maggiormente quando si visita un reparto ortofrutta della Gdo nei Paesi Bassi. Ma quali sono i trend e i prodotti più interessanti o bizzarri agli occhi di un consumatore italiano? Abbiamo cercato di capirlo – senza pretese di completezza, ma con l’intento di offrire spunti di riflessione o ispirazione – visitando alcuni punti vendita di insegne grandi – come Aldi Nord, Albert Heijn, Spar ed Ekoplaza tra Rotterdam, Amsterdam e L’Aia – ma anche il piccolo Meijer di Delft, storico supermercato di quartiere nato nel 1880 come latteria e poi trasformato in convenience store

                      Di Valentina Bonazza e Massimiliano Lollis

                      I Paesi Bassi si estendono su una superficie di circa 41.543 kmq (di cui circa 18 mila sottratti al mare), poco meno della somma dell’estensione di Lombardia (23.844 kmq) e Veneto (18.345 kmq), eppure è la quinta economia dell’Unione Economica e Monetaria (dopo Germania, Francia, Italia e Spagna) e il Paese con il terzo PIL pro-capite più alto dell’Eurozona, dopo Lussemburgo e Irlanda (Eurostat).

                      A livello agroalimentare, i Paesi Bassi sono il secondo Paese esportatore al mondo dopo gli USA, grazie anche al porto di Rotterdam che, con la sua estensione di circa 3.600 ettari, è il terzo porto più grande al mondo per quantità di merci scambiate dopo quelli di Shanghai e Singapore, e il primo in Europa. Nel solo 2021, il porto di Rotterdam ha movimentato complessivamente 468,7 milioni di tonnellate di merci.

                      Di conseguenza, il Paese è un ottimo hub logistico e commerciale per gli esportatori di ortofrutta fresca, anche esotica. Questo piccolo stato svolge infatti un ruolo fondamentale nel commercio di frutta e verdura fresca, tanto da essere il responsabile di un quinto di tutti i prodotti ortofrutticoli freschi importati in Europa e la maggior parte dei prodotti viene poi distribuita nel resto del Continente (capitolo a parte quello del mercato dei fiori recisi di cui i Paesi Bassi sono i maggiori esportatori al mondo).

                      Per tutte queste ragioni messe assieme, una volta sbarcati in Olanda ci è sembrato naturale andare ad esplorare i reparti ortofrutta (e non solo) dei supermercati olandesi. Il risultato è stato un breve tour – più turistico che scientifico, lo ammettiamo – alla caccia di curiosità e trend. Le insegne visitate sono state Aldi Nord ad Amsterdam, Albert Heijn a Rotterdam e all’Aia, dove abbiamo visitato anche l’insegna eco-chic Ekoplaza, più altre insegne minori. Ecco, andando per punti, cosa ci ha colpito maggiormente:

                      • L’avocado. Cascasse il mondo, l’avocado pare onnipresente in ogni supermercato dei Paesi Bassi. Certo, da Ekoplaza – insegna di supermercati attenta al bio e tra le pioniere del plastic-free – ce lo potevamo aspettare (e infatti tra i suoi scaffali l’avocado impera, anche in versione ready to eat). Ciò che appare più inusuale ad un occhio italiano è trovarlo – in quantità decisamente inaspettate per la collocazione – nel piccolo supermercato di quartiere Meijer a Delft (un supermercato storico per la cittadina, tra i più antichi visto che è nato nel 1880 come latteria e solo dal 1956 è stato trasformato in un vero proprio supermercato, il primo della zona). Nel punto vendita – della dimensione di un convenience store – l’avocado infatti primeggia tra i prodotti che colpiscono la vista del cliente all’ingresso, nel reparto ortofrutta dove spicca frutta e verdura – lo dobbiamo ammettere – di ottima qualità.

                      In effetti i Paesi Bassi sono il secondo importatore di avocado al mondo (dopo gli Usa) e il terzo esportatore al mondo, pur non potendo contare sulla produzione interna. Negli ultimi 10 anni i Paesi Bassi sono diventati i responsabili del 63% delle importazioni di avocado prodotto fuori dall’UE, mercato che si è evoluto grazie anche a una specializzazione nella logistica, degli importatori e delle aziende di maturazione olandesi. Nel 2020 le importazioni hanno raggiunto i 635 milioni di euro per 57 mila tonnellate. Il maggior fornitore è il Perù con 111 mila tons, a seguire Cile e Colombia. Anche Sud Africa, Messico e Kenya sono tra i maggior fornitori. Dall’Olanda, gli avocado vengono anche riesportati in Germania, Francia e Paesi scandinavi. Ne vien da sé che gli olandesi in Europa sono i principali consumatori di avocado, con un consumo stimato di circa 2,2-2,3 kg pro capite all’anno.

                      • Banane. In Olanda il frutto più coltivato al mondo ci ha colpito per come è stato presentato – sempre nel piccolo punto vendita Meijer di Delft – all’interno di un cesto che vedeva banane fairtrade “per i grandi” accanto a banane fairtrade piccoline e corredate di una fascetta che ne indicava il consumo ideale come merenda per i più piccoli. Certo, nulla di particolarmente nuovo: anche in Italia abbiamo esempi simili di frutta dedicata ai bambini per una merenda sana. Ci è piaciuto però l’accostamento genitore-bambino nella stessa cesta, per le famiglie: una “combo” che mira ad offrire una merenda dolce e sana a grandi e i piccini.

                      Banane fairtrade dall’equador a 1,99 euro al kg; banane per bambini fairtrade Costa Rica 1,39 euro al kg

                      C’è da sottolineare che i Paesi Bassi sono il principale punto d’ingresso delle banane nel continente europeo grazie al porto di Rotterdam e a quello di Vlissingen, specializzati nella logistica delle banane, tra i primi tre prodotti alimentari importati a Rotterdam. Non c’è da stupirsi quindi se a sud di Rotterdam Lidl ha messo in funzione l’impianto di maturazione per banane, mango e avocado più grande d’Europa, che verrà sfruttato per tutte le filiali olandesi del discount tedesco. Delle banane che arrivano nei Paesi Bassi – principalmente Panama, CostaRica, ed Ecuador – circa l’80% viene esportato, soprattutto in Germania.

                      Una piccola nota di colore: Nel museo marittimo di Rotterdam, non lontano dal famoso ponte Erasmus costruito sopra al fiume Nieuwe Maas, quasi metà del primo piano del museo è dedicato ad una mostra che approfondisce la tematica del traffico di droga. Traffico che si stima arrivi al porto di Rotterdam, principalmente – ma non solo – nascosta tra i pacchi di banane che provengono dal Sud America. Vorrà pur dire qualcosa.

                      • Uva Spina. Nel punto vendita Ekoplaza dell’Aia (Den Haag in olandese) nel banco frigo che raggruppava piccoli frutti come mirtilli, fragole e lamponi, ci siamo fatti incuriosire da un confezione in R-PET che conteneva singoli acini di uva spina bio. Una pianta che cresce anche spontaneamente nei boschi ad alta quota ed è diffusa in Europa, in Asia e in America. Il naturalista inglese William Turner nel 1551 parlò di questo frutto nel suo famoso libro Herbal. Molto diffusa infatti al tempo in Gran Bretagna, in Germania e in Olanda in quanto sopporta molto bene il freddo e le temperature rigide di cui ha bisogno per fiorire al meglio durante la primavera. Abbiamo acquistato la confezione e dobbiamo ammettere che il grado di maturazione, la consistenza, il colore e il sapore erano ottimi.
                      • Patate. Le Patatje oorlog (patatine fritte olandesi) servite rigorosamente con salse di ogni genere, sono forse uno dei piatti di cui gli olandesi vanno fieri (o uno dei pochi “piatti” della loro cucina tradizionale). Molto fritte, spesse e croccanti, si narra siano state inventate dai vicini belgi. Nei supermercati Olandesi le si possono trovare anche in busta nei banchi frigo dell’ortofrutta già tagliate a listarelle, pronte per essere fritte.
                      • Carote. Leggenda narra che le carote, naturalmente di colore viola, avessero mutato colore attorno al 1600 in quanto in quel periodo in Olanda regnava la famiglia degli Orange. Molto probabilmente si trattò di una mutazione naturale, tanto che solo attorno al 1500-1600 le vediamo rappresentate di color arancione accanto alle sorelle viola nei quadri dei pittori fiamminghi e spagnoli. Nei supermercati olandesi le abbiamo trovate per tutti i gusti: piccole, grandi, tozze, strette, sfuse, confezionate, ma anche in busta già pelate pronte da consumare, in barattolo tagliate in forma sferica, al naturale o in vaschette di carote già pelate, con un pezzo di gambo verde ancora attaccato.

                      • Bio, biodinamico e curiosità da Ekoplaza. Catena olandese attenta all’ambiente, tanto da aver lanciato ad Amsterdam il primo negozio plastic-free, Ekoplaza dà spazio a varie tipologie di ortofrutta, dalle classiche mele al cavolo rapa, da quella più tradizionale a quella nazionale, con focus sui prodotti biologici, biodinamici o più esotici, come la pastinaca o le foglie fresche di aloe vera a 2,99 euro al pezzo II cat. Molto importante la presenza di ortofrutta “colorata”: dai pomodorini biodinamici (rossi, arancio, gialli e verdi in un unico pack) ai molto “instagrammabili” gambi di rabarbaro, che oltre ad avere un bel colore è considerato un nuovo ingrediente anti-cancro e le sue proprietà terapeutiche vengono, a detta degli esperti, potenziate se cucinato in forno.
                      • Italia grande assente. Sinceramente ci ha stupito constatare la grande assenza dell’ortofrutta italiana. Sarà la stagione, sarà il nostro campione non esaustivo, ma non abbiamo trovato ortofrutta italiana in Gdo (ma solo in qualche piccolo negozio di ortofrutta di quartiere, soprattutto se gestito da italiani). Da Aldi Nord ad Amsterdam abbiamo trovato ciliegie dalla California e molta frutta dal Sud America, lo stesso in altri punti vendita di Albert Heijn a Rotterdam e all’Aia dove la frutta spaziava dalla produzione nazionale al Sud Africa, poi ancora Sud America. Ad Amsterdam da Albert Heijn abbiamo trovato uva rossa dall’Egitto di I cat in packaging in r-pet da 500g, e poi tanti altri prodotti ortofrutticoli freschi provenienti dalla California e dalla Spagna. C’è da dire che nei primi mesi del 2022 – secondo le elaborazioni Fruitimprese su dati Istat relative al primo bimestre – l’Italia vede un calo dell’export di ortofrutta pari al 7,6% in termini di volume (573.378 tonnellate a fronte di 620.294) e del 2,9% in valore (891 milioni di euro contro i 917 milioni del gennaio-febbraio precedenti), rispetto al primo bimestre del 2021. In ascesa invece l’import. La frutta fresca è in flessione del 10,5% in quantità (262mila tonnellate) e del 4,5% in valore (349 milioni di euro) mentre il bilancio degli agrumi è in rosso. In controtendenza invece la frutta tropicale, le cui riesportazioni crescono del 36,3% e del 54,2%. La Spagna, invece, nel primo bimestre dell’anno mostra una maggior resilienza nell’affrontare il gravoso clima internazionale rispetto all’Italia. Le esportazioni spagnole di frutta e verdura fresca, stando ai dati del dipartimento delle dogane e delle accise, si sono attestate a 2,4 milioni di tonnellate, nel periodo preso in considerazione: 0,2% in meno rispetto a gennaio-febbraio 2021, ma sono cresciute di ben il 7,8% in valore, raggiungendo quota 3,1 miliardi di euro.
                      • Packaging. Forse, ammettiamo, armati di qualche pregiudizio, abbiamo varcato la soglia dei supermercati olandesi pensando di trovare reparti ortofrutta quasi del tutto liberi dalla plastica (sia essa riciclata o meno). È forte la narrazione di un’Olanda “green”, attenta all’ambiente (forse per le biciclette e le pale eoliche?) ma non è del tutto così. Nei punti vendita che abbiamo visitato i packaging in plastica erano ben presenti, e il più delle volte anche utili, salvo alcuni casi. È molto frequente trovare il classico chilo di patate in packaging in plastica (anche riciclata) più che in rete, o gli asparagi in busta, da noi solitamente raccolti a mazzo con una fascetta o un elastico. Molto presente la frutta ready to eat, soprattutto quella esotica come mango, ananas e melone bianco. Frequente anche la “verdura” ready to eat: in un piccolo Spar di Amsterdam (ma il trend è generalizzato) abbiamo trovato cestini di pomodorini e piccoli peperoni pronti al consumo (ma anche piccole carote già pelate pronte al consumo), accostati ai banchi frigo che contenevano insalate e macedonie di IV gamma.

                      Spar Amsterdam ©FM

                      Certo, era presente anche lo sfuso e il packaging in carta di buona qualità, soprattutto per mele e piccoli frutti. Personalmente siamo stati poco fortunati con alcuni cestini leggeri in carta riciclata FSC per delle fragole di grande calibro che, forse inumiditi dal prodotto stesso o dal banco frigo, hanno ceduto pochi minuti dopo l’acquisto, facendoci perdere parte del prodotto. Infine una “menzione d’onore” ai sacchetti in carta da Ekoplaza per raccogliere l’ortofrutta sfusa, simili a quelli che possiamo trovare in Italia in un qualsiasi negozio (o bancarella) di frutta e verdura.

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