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                      Salvi, Fruitimprese: “Cala l’export 2022. Manodopera? Mancano 100 mila stagionali”

                      Dopo un’annata record, torna a segno meno l’export ortofrutticolo italiano, segno evidente di una crisi dei consumi internazionale e di una situazione di incertezza in cui il conflitto in Ucraina sta cambiando profondamente i flussi dei prodotti. “Nel primo bimestre 2022 registriamo un calo delle esportazioni del -2,9% a valore e del -7,6% a volume”, rivela il presidente di Fruitimprese Marco Salvi al webinar del Sole 24 Ore del 9 giugno. Quindi parla dell’emergenza carenza di manodopera, proponendo soluzioni in vista delle grandi campagne di raccolta per le quali, secondo le stime attuali, mancano 100 mila lavoratori

                       di Carlotta Benini

                      Salvi Fruitimprese

                      Marco Salvi, presidente di Fruitimprese, ha partecipato al webinar “L’ortofrutta tra guerra e siccità: quali strategie per il riscatto?” organizzato il 9 giugno da Agribusiness24 del Gruppo 24 Ore (leggi qui) ricordando innanzitutto i numeri record dell’export ortofrutticolo italiano nel 2021 (leggi qui) e rivelando in esclusiva quelli del primo bimestre 2022, che segna purtroppo una débâcle per il settore, dopo un’annata di fasti. “Registriamo un calo delle esportazioni di circa un -2,9% a valore e del -7,6% a volume: quindi è evidente che è in atto un calo dei consumi”, esordisce il presidente. Le motivazioni vanno innanzitutto ricercate nel clima di incertezza generale, con il conflitto in Ucraina che sta cambiando in modo preoccupante i flussi dei prodotti, creando molti timori su dove vanno a finire grandi volumi di ortofrutta prodotti da paesi competitor come Turchia, Iran, Nordafrica e paesi dell’Emisfero Sud. “Lo abbiamo visto con l’inizio della campagna di uve, pere e mele, agrumi e kiwi nell’emisfero Sud – sottolinea Salvi -, quando tante navi non importanti ma destinate a San Pietroburgo sono state poi deviate e scaricate nei porti europei, creando molta pressione sui mercati e determinando un abbassamento dei prezzi, con conseguenti difficoltà per le nostre imprese commerciali”.

                      Quindi il presidente di Fruitimprese ha toccato il problema annoso della carenza di manodopera, “un’emergenza che mette a rischio molti comparti produttivi”. Proprio ieri la ministra degli Interni Luciana Lamorgese ha annunciato che sono in corso i lavori per un Decreto Flussi bis, per accogliere in Italia 200 mila lavoratori extracomunitari rispetto ai 69.700 già previsti quest’anno dal provvedimento varato a dicembre 2021. “È un segnale positivo?” ha chiesto a Salvi la moderatrice del webinar Silvia Marzialetti, giornalista del Sole 24 Ore. “In Italia utilizziamo lavoratori stranieri da 20 anni, parliamo di un problema che non è di oggi – risponde il presidente di Fruitimprese -. Negli ultimi due anni sicuramente la pandemia ha creato più difficoltà, tutti sono rimasti a casa propria quindi è stato sempre più difficile avere lavoratori da altri paesi. Tuttavia quando è finita l’emergenza sanitaria ci siamo accorti di avere perso completamente quei lavoratori polacchi e rumeni con i quali per anni abbiamo lavorato, che si sono formati nelle nostre imprese e che dal punto di vista lavorativo sono i più specializzati e i più professionali. Questo perché altri paesi del Centro e Nord Europa hanno messo in atto dei sistemi virtuosi che hanno dato la possibilità a questi lavoratori di percepire un salario più alto e al contempo alle imprese agricole e di trasformazione di avere costi di gestione inferiori”.

                      “Oggi tutti parlano del salario minimo – continua il presidente di Fruitimprese -: è chiaro che i cittadini si trovano a pagare bollette salate, quindi se vogliamo che i consumi non si blocchino dobbiamo lasciare nelle tasche di ognuno delle risorse in più, però non ci possiamo limitare a questo. Dobbiamo parlare della questione nel suo complesso e chiudere il cerchio tenendo conto dei due fattori fondamentali: salario mimino da un lato e costo delle imprese dall’altro”.

                      Il lavoratore deve costare di meno ma deve prendere di più, in sostanza. “Ed è qui che serve uno sforzo, per intervenire sul cuneo fiscale, che in Italia sappiamo essere un problema che fa sì che le imprese non siano competitive – aggiunge Salvi -. Bisogna lavorare sulla burocrazia, una semplificazione va fatta. Un secondo decreto flussi? Non sta ancora funzionando il primo…”.

                      “Dobbiamo innanzitutto trovare sistema virtuoso che ci permetta di recuperare lavoratori polacchi e rumeni che abbiamo formato noi e che oggi paradossalmente vanno a lavorare in altri paesi – conclude -. Secondo, dobbiamo portare i lavoratori extracomunitari in Italia in maniera più semplice, non con una burocrazia così complessa. Dobbiamo pensare in grande. Ci servono centinaia di migliaia di lavoratori che sappiamo arriveranno da paesi sempre più lontani: quindi bisogna che il nostro Governo realizzi accordi bilaterali con paesi che hanno manodopera che può fare al caso nostro, mettendo in atto un sistema che ci permetta di portare flussi di questa portata in Italia a delle condizioni e con dei costi che siano competitivi ”.

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