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                      Peru’: investimenti nella coltivazione dei mirtilli e nell’export di uva da tavola

                      L’azienda agroindustriale peruviana Camposol ha lanciato un ambizioso progetto per l’estensione delle sue produzioni di mirtillo, che prevede l’investimento di circa 100 milioni di dollari entro il 2016. Mente sul fronte delle esportazioni di uva da tavola Sandro Farfán Padilla, amministratore delegato dell’Associazione dei coltivatori peruviani, le esportazioni di uva da tavola dal Perù nella stagione 2013/14 saranno pari a 177.000 tonnellate

                      Perù sempre più presente sul mercato internazionale per quanto riguarda mirtilli e uva da tavola. Gli investimenti annunciati la scorsa settimana sono di tutto rispetto e fanno luce sui tipi di investimenti prediletti dallo stato sudamericano.

                      Mirtilli

                      arandanosmanoSamuel Dyer, presidente della società Camposol, ha spiegato: “Al momento possediamo 200 ettari di coltivazioni a Chavimochic (La Libertad), e ci auguriamo di arrivare a 2.000 ettari nei prossimi tre anni”, ha dichiarato Dyer, il quale ha precisato anche che, finora, sono stati investiti 10 milioni di dollari nel progetto.

                      Dyer ha indicato che la principale destinazione dei mirtilli freschi sono gli Stati Uniti, mentre Europa e Asia mostrano ancora un grande potenziale per incrementare la richiesta dei frutti.

                      Inoltre, la società, che appartiene al Gruppo Dyer, ha in programma di investire per il prossimo anno circa 40 milioni di dollari, la metà dei quali verrà destinata alla nuova coltivazione di mirtilli e, in parte minore, a quella degli asparagi.

                      “L’altra metà verrà utilizzata per migliorare l’efficienza operativa e per incrementare la capacità degli impianti di trasformazione,” ha riferito Dyer.

                      In aggiunta, Camposol sta cercando di ristrutturare e aprire più sedi commerciali in Stati Uniti e Europa, con l’obiettivo di aumentare le vendite attraverso questo canale. “Attualmente, attraverso le nostre sedi commerciali, riusciamo a vendere circa il 30% dei nostri prodotti a supermercati e servizi di ristorazione, una percentuale che vogliamo far arrivare al 50% di tutta la nostra produzione, nei prossimi cinque anni”, ha concluso Dyer.

                      Uva da tavola

                      JOSE VALDEZSecondo l’amministratore delegato dell’Associazione dei coltivatori peruviani di uva da tavola Sandro Farfán Padilla, “l’export di uva da tavola dovrebbe crescere del 15% rispetto al 2012/2013, quando furono spedite 153.950 tonnellate”.

                      Padilla ha indicato che la Provid – che raggruppa 62 aziende agricole esportatrici – ha inviato all’estero il 90% del volume totale dell’anno precedente; una percentuale che dovrebbe essere confermata anche in questa campagna.

                      Inoltre ha spiegato che, statisticamente, le settimane con i maggiori volumi di spedizioni sono quelle tra metà novembre e metà gennaio, quindi si aspetta picchi nell’esportazione di uva da tavola nelle settimane dalla 47 alla 52 del 2013 e nelle settimane 1, 2 e 3 del 2014.

                      Ha anche notato che la varietà Red Globe, di cui l’anno scorso sono state esportate 120.253 ton (il 78% del totale), sarà la varietà più richiesta in questa campagna, seguita dalla varietà Sugraone senza semi (l’anno scorso ne sono state esportate 10.874 ton), la Flame senza semi (9.294 ton), la Crimson senza semi (6.893 ton), la Thompson senza semi (3.360 ton), la White senza semi (1.105 ton) e l’Autumn Royal (785 ton), tra le altre.

                      L’amministratore delegato di Provid ha sottolineato che hanno lavorato per quattro anni per far entrare nel mercato giapponese l’uva da tavola peruviana. A tal proposito, questo è stato l’ultimo anno di test e, a partire dalla campagna 2014/15, saranno in grado di spedire volumi significativi.

                      Padilla ha anche detto che nell’ultima campagna i principali mercati di destinazione sono stati la Cina (dove hanno esportato circa 30.500 ton), gli Stati Uniti (27.370 ton), i Paesi Bassi (26.814 ton), la Russia (16.740 ton), il Regno Unito (8.241 ton) e la Thailandia (7.301 ton) tra gli altri. Un elenco che, secondo lui, non cambierà molto nel corso di questa campagna.

                      Fonti:

                      Agraria.pe

                      Diariogestion.com.pe