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                      Peviani, uva da tavola premium tutto l’anno e sempre più segmentata

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                      Peviani, uva da tavola moscata

                      Il legame di Peviani Spa con l’uva da tavola ha inizio negli anni ’60 con l’acquisizione delle prime aziende agricole in Puglia. Oggi il gruppo, grazie all’attività di importazione, è in grado di offrire uve di diverse qualità con continuità per 365 giorni all’anno. Andrea Peviani: “La specializzazione oggi sta facendo da padrona nel mercato moderno, finalmente si sta cominciando a distinguere l’uva senza semi non solo per colore ma anche per varietà. Tra i trend più interessanti c’è quello delle uve Crisp. Per le uve con semi vedo un futuro di nicchia, con poche quantità e alta qualità”. Cresce l’impegno sul fronte della sostenibilità, grazie agli investimenti in sistemi tecnologici avanzati, che permettono di ottimizzare l’utilizzo di acqua e fertilizzanti

                      Dalla Redazione

                       

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                      Peviani, uva da tavola premium senza semi “sapore di moscato”

                      Peviani Spa ha un legame storico con l’uva da tavola, sin dagli anni ’60 in Puglia, quando sono state acquisite le prime aziende agricole di famiglia. “Per la verità – ci spiega il direttore commerciale Andrea Peviani – già il mio bisnonno Gino si occupava di uva negli anni ’40, commercializzando uve in Lombardia, vecchie varietà ormai scomparse che si coltivavano nell’areale lombardo. In Puglia dal ’60 al ’90 si sono sviluppate le uve con seme, in seguito la nostra propensione ai mercati internazionali ci ha convinto nel corso degli anni ’90 a convertire le produzioni in uve seedless. Le prime soddisfazioni le abbiamo avute sul mercato inglese, poi via via si sono sviluppati altri Paesi meno conservatori e negli ultimi anni tutti hanno abbracciato il mondo delle uve apirene”.

                      “L’import – aggiunge Andrea Peviani – è stata una diretta conseguenza per creare continuità nel mercato italiano in cui crediamo moltissimo. Abbiamo l’ambizione di offrire uva di qualità 365 giorni l’anno. Siamo sempre più vicini ad un 50% Italia e 50% import. Per quanto riguarda l’import, le origini più interessanti sono il Sud Africa e il Perù che stanno innovando il loro parco varietale. Per noi è strategico importare le stesse varietà che produciamo in Italia, così da offrire al consumatore finale solo il meglio e con continuità. Anche per questo abbiamo avviato tante collaborazioni con le aziende produttrici dell’Emisfero Sud che fanno parte dei nostri stessi club varietali. Il trend più interessante è quello delle Crisp, che al momento si esprimono al meglio nelle varietà tardive”.

                      “Per quanto riguarda il prodotto nazionale, invece – sottolinea Andrea Peviani – produciamo principalmente in Puglia, la culla dell’uva europea, ma anche in Sicilia abbiamo identificato qualche zona interessante e avviato partnership per ampliare il periodo italiano. Commercializziamo e produciamo varietà brevettate di Sun World, IFG ed SNFL e quest’anno offriremo sette varietà bianche, sette rosse e tre nere. La produzione italiana comincia ai primi di luglio e si protrae in base al clima fino alla fine di novembre, non ci spingiamo oltre, a tutela della qualità. Per questo preferiamo offrire ai nostri clienti e ai consumatori finali uva seedless di importazione di alta qualità, piuttosto che trascinare il prodotto nazionale oltre i suoi limiti”.

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                      Peviani: lo stabilimento di Ginosa (TA) dedicato all’uva

                      La specializzazione – continua Andrea Peviani – sta facendo da padrona nel mercato moderno, finalmente si sta cominciando a distinguere l’uva senza semi per varietà e non solo per colore. Dopo anni di sperimentazione e anche di profonde delusioni abbiamo a disposizione una bella collezione. Stiamo facendo un importante lavoro di posizionamento varietale in collaborazione con le migliori catene della GDO nazionale e internazionale. Nei campi sperimentali ogni anno introduciamo nuove varietà test perché siamo continuamente alla ricerca di varietà valide che si dimostrino sostenibili. Questo ci consente di dividere l’offerta in varietà standard e varietà premium, dove le caratteristiche delle singole varietà vengono esaltate, per il loro gusto o per la loro consistenza, come nel caso delle Crisp o delle Moscate”.

                      Venendo alla campagna 2021 – dichiara Andrea Peviani – devo dire che fortunatamente, nonostante il clima bizzarro, le fasi fenologiche cruciali per l’uva si stanno svolgendo regolarmente. Ci aspettiamo quindi un annata buona in termini di qualità e quantità, se il clima continua così asciutto, anche se per tante varietà è ancora troppo presto per sbilanciarsi. Certamente parliamo di produzioni sempre più sostenibili, in linea con quanto richiedono la distribuzione e il consumatore finale. È per noi un tema di grande attualità”.

                      Abbiamo dotato le nostre aziende agricole – spiega Andra Peviani – di sistemi tecnologici avanzati che regolano irrigazione e fertilizzazione per ogni specifica varietà e in base alle carattteristiche del terreno, che vengono costantemente monitorate. Ogni lotto vien gestito in forma autonoma. Questo sistema ci permette di razionalizzare la distribuzione dell’acqua e dei fertilizzanti. Altra tecnica introdotta è quella dell’inerbimento, dove in base al fabbisogno della pianta, stabiliamo un mix di essenze che andiamo a seminare nel periodo autunnale, come leguminose e graminacee. Durante l’anno queste essenze vengono poi sfalciate, man mano che crescono”.

                      Le varietà più interessanti per il consumatore finale – conclude Andrea Peviani – sono quelle che non tradiscono le aspettative, l’uva deve essere dolce ma allo stesso tempo rinfrescante e la croccantezza si sta rivelando una caratteristica molto gradita perché induce a ripetere l’assaggio. C’è ancora molto spazio per le uve con i semi, a patto che siano di alta qualità, ci sono molti consumatori che le apprezzano soprattutto quelli di età più avanzata e legati alla tradizione. Guardando al lungo periodo, penso che si ridurranno a una nicchia e che acquisiranno più valore, poche quantità e alta qualità“.

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