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                      Piccoli frutti, consumi mondiali al raddoppio. I trend dal convegno di Sant’Orsola

                      “Stati Generali” dei piccoli frutti il 1 giugno a Pergine Valsugana (Tn), organizzati da Sant’Orsola, la cooperativa trentina leader nazionale del settore. Presso il Villaggio dei Piccoli Frutti si sono dati appuntamento operatori ed esperti per fare il punto sulla produzione e sul consumo nazionale e internazionale di fragole, mirtilli, more, lamponi, ribes e altri berries, con uno sguardo all’evoluzione del mercato. La produzione mondiale è in crescita: nel 2017 il leader della fragola è la Cina (3,8 mln tons.), l’Italia è al 14esimo posto. La Russia è al primo posto per il lampone (150k tons.), l’Italia al 22esimo posto. Per il mirtillo i maggiori produttori sono gli Stati Uniti (240k tons.), l’Italia anche in questo caso è 14esima in classifica. Ecco tutti i dati emersi dal convegno

                       

                      Dalla Redazione

                        

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                      Piccoli frutti, dei concentrati di benessere (credits: Sant’Orsola)

                      Frutti di bosco? Piccoli, rossi o blu, ricchi di vitamine, di antociani e di altre molecole preziose per l’organismo: dal punto di vista nutrizionale, i berries possono essere considerati dei veri e propri superfood. E sono sempre più diffusi nella dieta quotidiana, tanto che i consumi mondiali negli ultimi dieci anni sono più che raddoppiati. In Europa questo mercato, che valeva 600 milioni di euro nel 2006, già nel 2015 è arrivato a un giro di affari di 1,3 miliardi di euro. Ed entro il 2020 è previsto un ulteriore raddoppio. Se n’è parlato al Primo Convegno nazionale sui piccoli frutti organizzato da Sant’Orsola il 1° giugno, presso il Villaggio dei Piccoli Frutti. La società cooperativa agricola di Pergine Valsugana (Trento) ha organizzato un momento di incontro e di confronto con i principali operatori del settore per mettere sotto la lente la situazione della produzione e del consumo nazionale e internazionale di fragole, mirtilli, more, lamponi, ribes e altri berries – in costante e tumultuosa crescita – nonché l’evoluzione del mercato.

                       

                      La giornata si è aperta con una visita guidata al nuovo stabilimento inaugurato ad aprile scorso (leggi qui), a cui è seguito il benvenuto del presidente della società Silvio Bertoldi rivolto ai rappresentati del mercato italiano di riferimento per Sant’Orsola (più di 150 e con loro alcuni provenienti da Paesi europei) presenti nel nuovo auditorium. “Questo primo convegno nazionale è pensato per gli operatori che consentono di vendere la produzione dei nostri 830 soci, ma già fin d’ora posso anticipare che l’appuntamento avrà cadenza annuale e sarà mirato alle nuove frontiere del nostro settore”, ha esordito il presidente. “Quaranta anni fa alcuni pionieri iniziarono a coltivare le fragole nelle nostre valli – gli ha fatto eco il direttore generale di Sant’Orsola Matteo Bortolini -. Ci siamo costantemente evoluti sotto ogni aspetto fino a diventare la realtà che avete potuto visitare, con il nostro nuovo stabilimento, iniziato a fine luglio 2017 e aperto due mesi fa. Non solo abbiamo consolidato la nostra leadership sul mercato nazionale, ma siamo diventati il distretto italiano dei piccoli frutti di riferimento per l’Europa”.

                       

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                      (credits: Sant’Orsola)

                      L’identikit della società Sant’Orsola è stato tracciato da Gianluca Savini, agronomo specializzato, responsabile della consulenza tecnica della Sca.  Oggi la cooperativa produce piccoli frutti mediante i propri associati o in partnership in sette delle dieci regioni italiane dove si coltivano e detiene la leadership nazionale del settore. Può contare su circa 830 soci che forniscono l’intera gamma ovvero lampone, mirtillo, fragola, fragolina di bosco, mora e ribes rosso, cui si aggiungono kiwi arguta e ciliegia. La produzione riesce a coprire l’arco dei 12 mesi. La società controlla l’intera filiera: fa miglioramento genetico in campo sperimentale, cura vivai e fornitura delle piante, fa corsi di formazione e di aggiornamento, fornisce assistenza tecnica in campagna con uno staff di 14 agronomi e possiede/controlla i centri di conferimento della frutta. Garantisce per intero il metodo della produzione integrata e le migliori condizioni degli impianti mediante coperture mirate. Obiettivo: garantire qualità e salubrità della frutta, dai campi ai consumatori.

                       

                      Il prof. Bruno Mezzetti, docente del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali dell’Università Politecnica delle Marche, ha invece fatto il punto sulla ricerca, l’innovazione e la coltivazione dei piccoli frutti a livello nazionale ed internazionale.

                       

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                      Da sinistra: Fabio Rizzoli manager, Daniele Fornari prof. Università cattolica del Sacro Cuore, Gianluca Savini agronomo, Silvio Bertoldi presidente Sca Sant’Orsola, Matteo Bortolini direttore generale Sant’Orsola Sca, Bruno Mezzetti, prof. Unversità Politecnica delle Marche

                      La coltivazione dei piccoli frutti è in costante crescita ovunque grazie alle novità varietali introdotte, derivate, ad esempio, da selezioni, dall’uso della biotecnologia, dagli studi sulla fisiologia delle piante e dallo sviluppo dei sistemi di coltivazione. Come già sottolineato sopra, il consumo 2006-2015 dei berries è più che raddoppiato nel mondo, passato da 600 milioni di euro a 1.300 milioni di euro. In Europa soprattutto in Inghilterra e Germania. Le previsioni del consumo al 2020 raddoppiano i volumi, su base iniziale al 2004. Il trend è in crescita anche per la produzione mondiale. Secondo i dati 2017, nel settore fragola svetta la Cina (3,8 milioni di tonnellate), l’Italia è al 14esimo posto. La Russia è al primo posto per il lampone (150k tons.), l’Italia è al 22esimo posto. Per il mirtillo maggiori produttori sono gli Stati Uniti (240k tons.), l’Italia è al 14esimo posto. I Paesi europei maggiori esportatori di piccoli frutti sono la Spagna, la Grecia e la Turchia, questi due verso il mercato russo.

                       

                      La nuova frontiera nella produzione di piccoli frutti sta nelle nuove cultivar ad alta adattabilità, per climi differenti, e nello sviluppo di sistemi a basso impatto ambientale. Lo sviluppo di questo settore, è stato sottolineato al convegno, deve passare attraverso una visione di filiera. Il trend di crescita mondiale infatti è a rischio se nel settore non si danno delle regole. Ad esempio, l’eccesso di produzione del mirtillo in Spagna ha visto il dimezzarsi nel giro di pochi anni gli ettari coltivati, passati da 12.000 a 6.000. I picchi di produzione incontrollata fanno precipitare i prezzi, la diversificazione e gli investimenti per sfuggire alla stagionalità possono essere dei rimedi.

                       

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                      (credits: Sant’Orsola)

                      “Il futuro non è più quello di una volta”, ha assicurato con un pizzico di ironia il prof. Daniele Fornari, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. È direttore del Centro di ricerche su Retaling&Trade Marketing. Al centro del suo intervento al convegno i nuovi trend di consumo, contestualizzati in un’analisi socio-economica della realtà contemporanea. I nuovi stili di consumo privilegiano il benessere nel senso pieno della parola e legato alla natura: in questo contesto la performance registrata nelle vendite dei frutti di bosco è costantemente crescente, ha sottolineato il professore. Il giro di affari in volumi è passato dal 24,3 per cento nel 2015 al 26,2 per cento del 2018, nonostante il perdurare della pesante crisi economica italiana.

                       

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