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                      Quick commerce: delivery in crisi dopo il boom della pandemia?

                      Il Quick commerce sta vivendo una fase di “doloroso” riassesto dopo il boom causato dai vari lockdown. Se con la pandemia infatti sono nate e cresciute numerose start up di consegna veloce a domicilio di generi alimentari, tanto che sono stati molti gli investitori che hanno riversato ingenti capitali in queste giovani promesse del Quick commerce, ora queste startup si scontrano con il desiderio dei consumatori di “ritornare a una nuova normalità”, riappropriandosi della “vita precedente” alla pandemia e uscire dalle mura domestiche, ma anche con il lavoro in alcuni casi più incerto e il carovita che mette a dura prova le finanze dei consumatori. Molti i tagli e le aperture a nuovi mercati, altrettante le acquisizioni tra di loro per essere più forti e iniziare a camminare con le proprie gambe. Una panoramica “post-Covid”

                      Dalla Redazione

                      quick commerce

                      Tagli di costi e personale, ma anche di Paesi in cui si aveva investito, rallentamenti nell’apertura di nuovi dark store (gli indispensabili magazzini chiusi che aiutano nella logistica delle consegne rapide) e riduzione delle attività di marketing: il quick commerce sta vivendo una fase di “doloroso” riassesto dopo il boom causato dai vari lockdown. Gorillas, Getir, Jify, Flink: sono solo alcune delle aziende di consegna rapida a domicilio di generi alimentari che si stanno ridimensionando o studiando assetti diversi alla luce della nuova normalità dopo il boom avuto con le restrizioni anti-Covid.  Di conseguenza, l’ondata di capitali riversata in questi ultimi anni in queste giovani promesse della consegna ultra fast di generi alimentari è pian piano rallentata fino – in alcuni casi – a fermarsi. Da un lato i risultati non sono così promettenti, dall’altro gli investitori vogliono vedere dei risultati sul capitale investito, che tardano ad arrivare.

                      Nelle ultime settimane la turca Getir, tra tutte una veterana nel settore, ma anche l’unicorno tedesco Gorillas e la britannica Zapp (che a gennaio aveva raccolto 200 milioni di dollari) hanno annunciato di dover licenziare parte del personale. La berlinese Flink ha invece deciso di rallentare le nuove assunzioni. A Londra, Jiffy ha invece dichiarato di aver cessato il servizio di consegna.

                      Quest’anno, afferma l’analista di Citi Monique Pollard a Reuters, si stima che sette o otto aziende del settore saranno costrette o a chiudere o a cercare acquirenti: il tutto a una velocità maggiore rispetto a quanto si potesse immaginare. Ciononostante, investitori e dirigenti pensano ci sia ancora un solido business case per il grocery on demand, dato, affermano, la convenienza che offre ai consumatori.

                      quick commerce

                      Di fatto sostengono che questo riassestamento, con livelli più bassi di investimenti nel marketing, il rallentamento di crescita dei dark store e la diminuzione di sconti porteranno a un rallentamento della crescita complessiva ma con economie più sane. Di questo parere è anche Larry Illg, amministratore delegato nel settore alimentare presso l’investitore teconologico Prosus NV, che detiene il 9,8% di Flink, sottolineando come questo scossone andrà a vantaggio dei sopravvissuti.

                      Linee di demarcazione sempre più labili. Saranno ancora più frequenti i mix di generi consegnati e modelli di business: Deliveroo, Just Eat, Takeaway e Uber Eats, le più note e grandi aziende di consegna di pasti a domicilio, ad esempio sono già entrate nel settore del grocery grazie ad accordi con numerose insegne della Gdo.

                      Alcune fanno dell’unione la forza: l’americana DoorDash ad esempio ha chiuso l’acquisizione da 3,5 miliardi di dollari della finlandese Wolt, un’azienda di consegna rapida domicilio di pasti e quick commerce. Anche la tedesca Delivery Hero ha deciso di acquisire una partecipazione di controllo della spagnola Glovo. L’operazione, da 2,6 miliardi di dollari, dovrebbe concludersi entro fine anno. La stessa Flink – che a dicembre ha raccolto 750 milioni di dollari a fronte di una valutazione da 2,85 miliardi di dollari – ha acquisito la francese Cajoo lo scorso mese, la cifra non è stata rivelata.

                      Dopo le grandi somme riversate dagli investitori, si fa quindi sempre più importante costruire della redditività, dato che la debolezza dei mercati azionari e il forte calo delle valutazioni delle società di consegna quotate in borsa rendono più difficile per le aziende di consegna veloce attirare nuovi investimenti esterni. “Se i capitali del mercato privato non sono più disposti a sostenere il modello di business, l’azienda deve fare affidamento sulla propria capacità di generare liquidità“, ha affermato Pollard di Citi. In effetti, mentre alcune società di consegna rapida in Europa hanno dimostrato la loro capacità di generare profitti operativi a livello di città o di singolo negozio, nessuna sta facendo soldi a livello generale.

                      L’amministratore delegato di Gorillas, Kagan Sumer, ha dichiarato che la società sta dando priorità alla redditività. Gorillas taglierà 300 impiegati e sta “rivedendo” le sue operazioni in Italia, Spagna, Danimarca e Belgio. L’azienda ha raccolto 1 miliardo di dollari a fronte di una valutazione da 2,1 miliardi di dollari in ottobre da investitori tra cui la società di consegne di pasti Delivery Hero, ma ha faticato a raccogliere di più. Leggi qui la notizia completa.

                      Getir sta tagliando il 14% del personale, ma ha dichiarato che non uscirà da nessuno dei nove Paesi in cui opera. A marzo il gruppo ha raccolto 768 milioni di dollari a fronte di una valutazione di 12 miliardi di dollari, con finanziatori tra cui Sequoia Capital e Tiger Global. Sajal Srivastava, cofondatore di TriplePoint Capital, un’azienda della Silicon Valley che fornisce finanziamenti di debito alle startup, tra cui Flink, ha dichiarato di aver riscontrato un’impennata della domanda da parte delle aziende che attualmente non sono in grado di raccogliere capitale proprio a condizioni favorevoli. Emerge comunque che non esiste un unico modello di business per la consegna di cibo a domicilio, ma un mix di consegna di pasti caldi, consegna di prodotti convenienti e consegna di generi alimentari a bassa velocità avrà successo in ogni Paese nel corso del tempo.

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