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                      Rapporto Coop 2020: il carrello degli italiani è green, tricolore e a buon prezzo

                      Gli italiani post-lockdown sono in una bolla, preoccupati per il futuro incerto, più poveri e più digital, ma al contempo sempre più green, attenti alla sostenibilità e desiderosi di acquistare made in Italy. In poche parole il Covid ha amplificato e accelerato – nel bene e nel male – alcune tendenze già in atto. Ecco la fotografia del Rapporto Coop 2020 – Economia, consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani” presentata il 10 settembre durante una conferenza stampa. Oggi il carrello degli italiani si riempie di prodotti più sostenibili, green e italiani ma con meno frequenza. Infatti, anche il modo di fare gli acquisti cambia e la parola d’ordine è multicanalità perché l’e-commerce cresce, ma resta un servizio costoso. Al contempo gli italiani hanno riscoperto i negozi di prossimità, quelli che distano fino a 15 minuti da casa, preferendoli ai grandi spazi. Coop – che  prevede di chiudere l’anno con un + 1% – delinea quindi la sua strategia per il futuro, che in gran parte consiste nel seguire tendenze che l’insegna aveva già individuato e su cui stava già lavorando da tempo distinguendosi dai competitor. Allo stesso tempo è necessario ripensare gli spazi e proseguire nello sviluppo della Mdd per proporre prodotti italiani sicuri, sostenibili e di qualità al miglior prezzo possibile, perché gli italiani non vogliono rinunciare alla qualità, ma nemmeno al low price

                      Dalla Redazione

                      Coop

                       

                      Preoccupati dal futuro incerto, più poveri e più digitali. Ecco come appaiono gli italiani post-covid nell’indagine “last minute” evidenziata dal “Rapporto Coop 2020 – Economia, consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani”, parte integrante di italiani.coop, il portale di ricerca e analisi sulla vita quotidiana degli italiani curato dall’Ufficio Studi Coop. I risultati (qui le slide) sono stati presentati durante una conferenza stampa che ha visto salire sul palco Albino Russo, direttore generale Ancc-Coop, Marco Pedroni, presidente di Coop Italia e Maura Latini, amministratore delegato di Coop Italia.

                      All’indomani della pandemia che ha fatto volatilizzare 12.500 miliardi di dollari di Pil mondiale in un anno e che vede una contrazione del 9,5% del Pil pro capite per l’Italia (secondo le ultime previsioni), sembra delinearsi una nuova normalità e bisognerà aspettare il 2023 (per i più pessimisti il 2025) per veder ritornare l’Italia ai livelli precedenti la pandemia. Di conseguenza, gli italiani si rivelano essere ancora oggi i più pessimisti d’Europa e, in effetti, insieme agli spagnoli, registrano il più ampio peggioramento delle proprie condizioni di vita rispetto al 2019 (e non sembra andare meglio se le ultime previsioni confermano un recupero nel 2021 solo della metà dei posti di lavoro che perderemo nel 2020).

                      Il risultato finale al netto delle retrocessioni e degli avanzamenti causati dal Covid-19 è la sensazione di vivere sospesi in una bolla, nata con il lockdown. È  la bolla digitale che crea cluster chiusi e autoreferenziali, con gli spostamenti che diventano di corto raggio e la comfort zone della casa che rassicura. Tra le mura domestiche piuttosto che altrove ci si nutre (41% prevede di ridurre la spesa prevista nel prossimo anno alla voce ristoranti) e si incontrano amici e familiari, con il rischio – sottolinea il Rapporto Coop – di restare prigionieri di bolle sociali e informative chiuse, terreno fertile per l’informazione di parte e fake news (il 30% degli italiani nel 2021 aumenterà il tempo trascorso su internet e il 19% quello passato sui social).

                      Tutto questo ovviamente si ripercuote sugli acquisti alimentari, perché, se la casa diventa la tana in cui ci si sente sicuri, il cibo diventa di conseguenza digital, safe, sostenibile e fatto in casa. Alla spesa alimentare, pur nell’emergenza e in una evidente contrazione generalizzata degli acquisti, gli italiani non rinunciano e solo il 31% dichiara di voler acquistare prodotti di largo consumo confezionato più economici a fronte di un 37% della media europea; un dato decisamente inferiore al 50% registrato lo scorso anno e al 57% del 2013 (anno in cui eravamo in piena crisi economica con un Pil a -1,8%). E anche a emergenza sanitaria finita – riporta il Rapporto Coop – solo il 18% dice di voler acquistare prodotti più economici.

                      Guardando dentro al carrello si nota una straordinaria inversione di tendenza rispetto alla fotografia scattata appena un anno fa dal Rapporto Coop 2019. Allora era fuga dai fornelli, un fenomeno che in realtà continuava in progressione costante tanto da dimezzare in 20 anni il tempo passato a cucinare ogni giorno ridotto allora ad appena 37 minuti. Complice il lockdown, invece, gli italiani hanno rimesso le mani in pasta e anche nel post-covid il cook-at-home è una costante che spiega la forte crescita nelle vendite degli ingredienti base (+28.5% in GDO su base annua) a fronte della contrazione dei piatti pronti (-2,2%). Supportati o meno da aiuti tecnologici, il 30% dedicherà ancora più tempo alla preparazione del cibo e il 33% sperimenterà di più. 1 su 3 lo farà per mangiare sano, ma c’è anche un 16% che lo ritiene un modo per mettersi al riparo da possibili occasioni di contagio. La preparazione domestica dei cibi è probabilmente anche la nuova strategia degli italiani per non rinunciare alla qualità senza gravare sul budget familiare.

                      Nella bolla si accorcia anche la filiera del cibo: per un italiano su 2 l’italianità e la provenienza dal proprio territorio acquistano ancora più importanza di quanta ne avessero nel periodo pre-covid, dove già godevano di ampia popolarità. E sempre per questioni di sicurezza nell’estate appena trascorsa abbiamo assistito a una vera e propria rivincita del food confezionato, che cresce ad un ritmo più che doppio rispetto all’intero comparto alimentare se paragonato a un anno fa: +2,3% contro +0,5% (giugno-metà agosto 2020). Il packaging protettivo e avvolgente sembra in questo caso fare la differenza in tutti i comparti: l’ortofrutta e persino i salumi e latticini. Mentre guardando i carrelli sempre nell’estate riacquista forza il gourmet (+16.9%), l’etnico (+15,4%) e il vegan (+6,9%).

                      Dopo il boom del lockdown non accenna a diminuire nemmeno la corsa all’e-food. A fianco dell’e-commerce puro però gli italiani sembrano voler scegliere soluzioni miste; il click&collect ad esempio passa dal 7.2% delle vendite online del 2019 al 15,6% nella fase successiva alla pandemia. E c’è anche chi (42%) ritiene comunque importante il consiglio del negoziante/addetto al banco a riprova che la parola chiave sembra essere sempre più la multicanalità. A costituire un deterrente è il caro prezzo dell’online: +25% rispetto al carrello fisico (marzo-giugno 2020). Un divario di prezzo diminuito rispetto al 2019 quando si attestava su un +35%, ma comunque tale da far sì che la spesa digitale sia un’abitudine diffusa tra le famiglie con redditi medio-alti: la quota di acquirenti e-grocery passa dal 39% dei ceti popolari al 53% della upper class. E sarà ancora quest’ultima a trainare la domanda nel futuro prossimo (lo dichiara il 43%).

                      E tra le costanti che il Covid non ha spazzato via riemerge con forza l’attenzione prestata dagli italiani ai temi della sostenibilità. Se è vero che per il 35% dei manager intervistati nella survey  Coop “Italia 2021, il Next Normal degli italiani” lo sviluppo della green economy è una delle tendenze che caratterizzeranno in positivo il post-covid, questa sorta di coscienza verde nazionale si traduce in acquisti correlati. Nel confronto internazionale non c’è gara. Il 27% degli abitanti del Bel Paese acquista prodotti sostenibili/eco-friendly di più rispetto a prima del Covid (i francesi e gli spagnoli seguono distanziati con un 18% in percentuale); il 21% – in questo caso appaiati agli spagnoli – ha aumentato gli acquisti in punti vendita che promuovono prodotti sostenibili (contro un 17% degli americani e un 15% dei tedeschi) e il 20% acquista di più da aziende che operano nel rispetto dei lavoratori. Dato degno di nota anche il numero di italiani (1,7 milioni) che sperimenteranno gli acquisti green per la prima volta a emergenza finita.

                      “È indubbio che il Covid abbia cambiato i comportamenti degli italiani come il Rapporto ci racconta –sottolinea Maura Latini, amministratore delegato Coop Italia-. Ci conforta ritrovare in questi mutamenti delle conferme su tendenze già individuate da Coop e su cui ci stiamo posizionando con forza distinguendoci anche dai competitor. La sensibilità green degli italiani in primis su cui stiamo investendo molto e che abbiamo visto riconfermata anche durante e dopo il lockdown nei nostri dati interni. Il nostro marchio di prodotti biologici Vivi Verde è il primo brand bio venduto nella grande distribuzione in Italia con oltre 150 milioni di fatturato nel 2019 e non ha cessato di crescere durante e dopo il lockdown con un trend a valore del +9%. Ma è più in generale tutto quanto attiene al tema sostenibilità e cibo su cui il nostro prodotto a marchio non teme rivali. Voglio ricordare l’impegno che ci siamo presi con i nostri soci e consumatori sia bloccando i prezzi dei nostri prodotti fino alla fine del mese di settembre, e l’offerta di 10 dei nostri prodotti al prezzo di 10 euro (“Operazione Forza 10”). Il prezzo volutamente conveniente (sconto medio del 37% rispetto al prezzo normale) non deve distogliere dal valore dei singoli prodotti che hanno tutti la garanzia Coop, la tracciabilità e l’aggiunta di caratteristiche uniche (è il caso dell’antibiotic-free o del controllo etico sulla filiera). Operazione peraltro molto apprezzata; le 10 referenze in 3 mesi hanno registrato vendite di 9,5 milioni di euro, con quantità doppie rispetto allo scorso anno, con punte di crescita del +300% o oltre. Continueremo a lavorare in questa direzione sia sull’offerta, potenziando l’assortimento con prodotti Coop avanzati e innovativi sul versante della qualità e della sostenibilità, convenienti ed accessibili alle fasce deboli della società. Ma ripenseremo anche i nostri punti vendita seguendo  la logica delle nuove necessità mostrate dagli italiani: qui la scommessa non è offrire un servizio in più e mantenere lo status quo dell’offerta tradizionale, viceversa è rimettersi in gioco”.

                      “Coop fa parte con orgoglio di quella filiera agroalimentare che ha saputo reagire positivamente alla crisi del Covid-19 e grazie all’impegno dei nostri colleghi di punto vendita ha fornito un servizio basilare alla collettività – dice Marco Pedroni, presidente Coop Italia –. Non ci siamo certo arricchiti, i dati delle vendite di marzo (con picchi anche del +20%) si sono successivamente ridimensionati, come è naturale. A giugno e luglio poi gli andamenti della grande distribuzione sono stati negativi, mentre ad agosto si registra una tenuta. Per la sicurezza e per il sostegno alle famiglie abbiamo fatto investimenti aggiuntivi di oltre 100 milioni in questi mesi. Come Coop prevediamo di chiudere l’anno con un leggero miglioramento del fatturato stimato in un + 1% e dunque un valore superiore a 13 miliardi di euro nella sola parte retail”.

                      “Siamo in una fase – continua Pedroni – in cui si riducono i consumi per le difficoltà economiche di tante famiglie, ma anche per la preoccupazione sul futuro, tanto è vero che registriamo una forte crescita del risparmio. L’alimentare è al centro dell’attenzione delle famiglie, ma anche nel nostro settore c’è la propensione ad avere un carrello più leggero. Ci preoccupa la polarizzazione sociale per l’ingiustizia che cresce e per i suoi effetti sui consumi evidenziata anche nel Rapporto Coop. Il rischio che la pandemia spinga verso soluzioni semplificate e meno sostenibili è reale, anche nei consumi di una parte delle famiglie. Confermiamo – sottolinea – la nostra strategia che punta a prodotti buoni e sostenibili accessibili a tutti, non solo alle fasce che stanno meglio”.

                      “In questa fase – continua il presidente Coop – si mescolano incertezza sul futuro e speranze nuove; la ripresa della domanda interna e dei consumi è fondamentale, non basta l’export. Crediamo che le istituzioni e il Governo, sulla spinta anche delle risorse UE, debbano essere protagoniste di uno straordinario piano di rilancio. Un piano che favorisca gli investimenti privati e pubblici per ammodernare il Paese, che defiscalizzi il lavoro, che sia di sostegno alla svolta “green”. Per quanto ci riguarda più direttamente – conclude crediamo che sarebbe importante una fiscalità e un sostegno alle produzioni e ai consumi verdi. Invece della plastic-tax che è un errore, azzeriamo l’IVA su chi usa plastica riciclata o per chi adotta soluzioni a basse emissioni”.

                      I risultati del Rapporto Coop 2020 sono frutto di ricerche condotte dall’Ufficio Studi di Ancc-Coop e una schiera di collaborazioni: Nomisma, Nielsen e i contributi originali di Gfk, Gs1-Osservatorio Immagino, Iri, Mediobanca Ufficio Studi, Npd,  Crif e Tetra Pak Italia. In aggiunta anche due diverse indagini denominate “Italia 2021 il Next Normal degli italiani” e condotte entrambe nel mese di agosto 2020. La prima ha coinvolto un campione di 2.000 italiani rappresentativo della popolazione over 18. La seconda si è rivolta alla community del sito di italiani.coop ed ha coinvolto 700 opinion leader e market maker fruitori delle passate edizioni del Rapporto. Tra questi sono stati selezionati 280 soggetti (imprenditori, amministratori delegati e direttori, liberi professionisti) in grado di anticipare più di altri le tendenze future del Paese.

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