Dalla Redazione
Quando era stata annunciata, giusto un anno fa (leggi la notizia), aveva fatto sensazione: il numero due e il numero tre dei retailer inglesi, Sainsbury’s e Asda (controllata dall’americana Walmart), annunciavano la volontà di fondersi per controllare un terzo del mercato grocery inglese e superare così il leader Tesco. La fusione di fatto sarebbe stata un’acquisizione da parte di Sainsbury’s, dato che dopo l’operazione di “merger” avrebbe controllato il 58% delle azioni della nuova entità, con 2.800 supermercati. L’accordo – promettevano le parti coinvolte – non avrebbe portato ad alcun stravolgimento delle insegne e non avrebbe comportato alcuna chiusura, mentre ai clienti sarebbe stata riservato uno sconto del 10% su diversi prodotti.
Di opinione contraria però l’Antitrust britannico, la Competition and Markets Authority (CMA), che dopo aver espresso delle preoccupazioni nel mese di febbraio, quest’oggi (25 aprile) ha dato lo stop all’operazione, pubblicando il rapporto finale, rilevando che le nozze avrebbero avuto un impatto negativo per i consumatori del Regno Unito, con prezzi più alti, una qualità dei prodotti venduti più bassa, un’esperienza di acquisto più povera. Tutto il contrario di quello che invece avevano annunciato le parti interessate. Con l’operazione Walmart avrebbe incassato 4 miliardi di dollari con la vendita di Asda, che aveva acquistato nel 1999. L’operazione da 7,3 miliardi di sterline avrebbe portato Sainsbury’s ad avere vendite per 51 miliardi di sterline.
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