Dalla Redazione
Si è svolto a Legnago presso la nuova sala meeting di OP Geofur il 31 maggio il convegno dal titolo “Fare qualità, misurarla, comunicarla”, in cui sono stati illustrati i risultati del progetto VeroVeneto, che è costato alla Regione Veneto 1,3 milioni di euro e che ha coinvolto diverse Organizzazioni di Produttori del territorio, Veneto Agricoltura, le Università di Padova e Verona e la World Biodiversity Association (WBA). Un progetto unico in Italia, che altre regioni presto potrebbero emulare, in cui si è cercato di fotografare la situazione regionale degli ortofrutticoli, sia da un punto di vista nutrizionale che dell’ambiente in cui vengono prodotti. I compiti sono stati così suddivisi: Veneto Agricoltura ha coordinato il progetto, l’Università di Padova ha analizzato gli aspetti nutrizionali delle orticole, quella di Verona gli aspetti nutrizionali della frutta, il WBA ha analizzato l’ambiente di produzione (suolo, acqua e aria), le OP hanno messo a disposizione prodotti e ambienti. Il progetto, partito nel 2014, ha coinvolto anche la distribuzione moderna – Pam, Auchan e Iper – con attività in-store dedicate oltre a numerose scuole con l’invio di simpatici kit di coltivazione e guide didattiche.
“La fotografia – ha spiegato Michele Giannini di Veneto Agricoltura durante il convegno – serve per capire lo stato in cui si trova oggi l’ortofrutticoltura regionale, i suoi punti di debolezza e i suoi punti di forza”. E tra i punti di forza c’è sicuramente il radicchio di Verona, che è andato sotto la lente degli esperti dell’Università di Padova, assieme a tutte le altre orticole prodotte in Veneto. Le analisi hanno decretato la superiorità, in termini nutrizionali, del radicchio di Verona rispetto agli altri radicchi, come si può vedere dalla tabella sotto riportata: vince in fibra digeribile (TDF), energia, minerali (sodio, potassio e magnesio), vitamina C, antiossidanti, polifenoli e antociani. Una superiorità netta: rispetto al più blasonato radicchio rosso di Treviso tardivo, per fare un confronto, ha 5 volte più antiossidanti, quasi 7 volte più polifenoli, oltre 4 volte più antociani, 2 volte e mezzo più vitamina C e il 50 per cento in più di fibra digeribile. Il gusto amaro è la metà rispetto al radicchio rosso di Chioggia ed è ben bilanciato dal livello zuccherino (carboidrati), così da renderlo piacevole al palato.
Adesso viene il bello e il difficile: comunicare al consumatore finale questi valori “certificati” da studi scientifici per dare a questo prodotto di eccellenza l’attenzione che si merita, avendo proprietà benefiche non lontane dal simbolo dei superfood, il mirtillo. Sempre dalle analisi svolte dall’Università di Padova, infatti, risulta che il radicchio rosso di Verona – che ha ottenuto l’IGP nel 2009 – ha a parità di peso il 55 per cento degli antiossidanti e il 75 per cento dei polifenoli dei mirtilli, un frutto che peraltro ha un prezzo a chilo decisamente superiore. Molto soddisfatta per questi nuovi risultati il presidente del Consorzio di Tutela del Radicchio di Verona IGP, Cristiana Furiani: “Il Consorzio è nato sul finire del 2013, sapevamo di avere un prodotto eccellente da un punto di vista organolettico, oggi sappiamo che ha anche sorprendenti proprietà benefiche. Auspichiamo che adesso possa crescere la base associativa del consorzio e che la grande distribuzione faccia la sua parte nel valorizzare il radicchio di Verona presso il consumatore finale”.
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