di Eugenio Felice (inviato a Madrid)
Ci troviamo a Fruit Attraction, fiera di riferimento del settore ortofrutticolo spagnolo, seduti di fronte al responsabile acquisti ortofrutta di un gruppo distributivo europeo che nel 2018 ha fatturato in un solo Paese oltre 50 miliardi di euro (Conad, Coop Italia, i vari Selex, Esselunga, Eurospin e Lidl Italia tutti insieme non arrivano a tanto). “L’Italia ortofrutticola ha perso molto negli ultimi anni inseguendo gli spagnoli, puntando all’aumento delle rese per ettaro e perdendo in qualità. L’Italia non può pensare di competere sul prezzo nei mercati ortofrutticoli europei, su quello non sarà mai competitiva. Deve lavorare sulla fascia premium, sulle produzione territoriali, su progetti specifici che le permettano di distinguersi”. E ci cita l’esempio dei pomodori che la Fri-El Greenhouse produce nelle serre tecnologiche di Ostellato, nel Ferrarese.
La Spagna produce più di 28 milioni di tonnellate di frutta e verdura, considerando la media del periodo 2014 – 2017, di cui il 54% sono verdura, il 38% frutta e l’8% patate. Esporta approssimativamente il 60% della sua produzione di ortofrutta, mentre il rimanente viene assorbito dal mercato interno. Frutta e verdura sono coltivati su un’area di 800 mila ettari, equivalenti al 5% delle superfici della Spagna. 151 mila ettari sono destinati alle verdure, 56 mila ettari sono destinati alle patate, 312 mila ettari agli agrumi e 280 mila agli altri alberi da frutta, secondo i dati del Ministero dell’Agricoltura, della Pesca e dell’Alimentazione elaborati da Fepex, che è tra i co-organizzatori della fiera Fruit Attraction.
Tra i punti di forza dell’ortofrutta spagnola, come ci indica un comunicato stampa raccolto in fiera, ci sono l’ampiezza dell’offerta, con più di 92 tipi di ortaggi esportati e 120 tipi di frutta; la lunghezza della stagione che permette di instaurare rapporti continuativi con i clienti; i volumi prodotti che consentono di servire ogni tipo di cliente e mercato; l’orientamento al mercato, con un’attenzione costante alle nuove opportunità, che favorisce lo sviluppo di nuove varietà, di nuove tecniche produttive e la ricerca di nuovi mercati. Aggiungiamo noi, tra i punti di forza, il sostegno del settore da parte delle istituzioni, mentre in Italia le aziende sono più o meno abbandonate a loro stesse.
La Spagna si conferma primo Paese esportatore di ortofrutta in Europa, con un valore di 12,8 miliardi di euro nel 2018 (+1% rispetto al 2017) e un volume di 12,5 milioni di tonnellate (-1% sul 2017). Le esportazioni di verdure sono cresciute del 4,4% in volume e del 0,4% in valore nel 2018 totalizzando 5,3 milioni di tonnellate e 5,29 miliardi di euro, con una media precisa di 1 euro a kg. Tra gli articoli più esportati ci sono pomodori, peperoni, cetrioli e lattughe. Le esportazioni di frutta sono scese invece del 4,4% in volume mentre sono cresciute dell’1,4% in valore nel 2018, totalizzando 7,1 milioni di tonnellate e 7,5 miliardi di euro, con una media di 1,06 euro a kg. Agrumi, angurie, pesche e nettarine, susine, cachi, uva da tavola, fragole e piccoli frutti sono gli articoli maggiormente esportati.
L’Europa assorbe il 94% delle esportazioni di ortofrutta della Spagna. I tre maggiori mercati sono la Germania con 3,4 miliardi di euro (+3% nel 2018), la Francia con 2,3 miliardi di euro (+5% nel 2018) e il Regno Unito con 1,8 miliardi di euro (+3% nel 2018).
Guardando al 2019, al mese di luglio (parliamo quindi dei primi 7 mesi) la Spagna ha visto crescere le esportazioni di frutta e verdura del 10% in volume (confronto con lo stesso periodo del 2018) totalizzando 8,4 milioni di tonnellate, con un +5% di incremento in valore a 8,67 miliardi di euro. Nello stesso periodo, per fare un confronto, l’Italia ha esportato 2.049 milioni di tonnellate di ortofrutta (+4,8%) per un valore di 2,447 miliardi di euro (-3,3%). Sostanzialmente la Spagna esporta 4 volte più ortofrutta di quanto riesca a fare l’Italia, con le mele che sono forse l’unico prodotto tricolore che anche in fiera a Madrid prova a tenere la testa alta.
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