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                      Spagna, Fiab: il nuovo decreto sulla plastica può costare al settore fino 5 miliardi

                      Secondo il direttore generale della Federazione spagnola delle industrie alimentari e delle bevande (FIAB) il regio decreto sugli imballaggi e i rifiuti di prossima pubblicazione – che vieterà l’utilizzo del packaging in plastica monouso su molti prodotti ortofrutticoli – può costare fino a 5 miliardi di euro alle imprese del settore, già alle prese con costi energetici e inflazione alle stelle. E a questi aggravi si aggiungeranno gli oneri della plastic tax, in vigore da gennaio 2023

                      Dalla Redazione

                      Spagna plastica ortofrutta

                      Il regio decreto sugli imballaggi e i rifiuti, in fase di pubblicazione in Spagna, potrebbe avere un impatto di 5 miliardi di euro per l’industria alimentare, secondo il direttore generale della Federazione delle industrie alimentari e delle bevande (FIAB), Mauricio Garcia de Quevedo. Lo ha rivelato i giorni scorsi durante un convegno che si è tenuto a Madrid, nel corso del quale è stato analizzato lo scenario legislativo in Spagna e nell’UE, che prevede di pubblicare la sua direttiva sui rifiuti di imballaggio il prossimo mese, con l’obiettivo fondamentale di ridurli, come riporta Rivista Mercados.

                      Per quanto riguarda l’ortofrutta il decreto spagnolo, come già annunciato un anno fa (leggi qui) prevede l’eliminazione degli imballaggi in plastica su tutti i lotti di peso inferiore a un chilo e mezzo: un provvedimento simile a quello entrata in vigore in Francia da gennaio 2022 (leggi qui) . Sono esclusi però dal divieto di utilizzo del packaging tutti i prodotti ortofrutticoli a rischio di deterioramento quando venduti sfusi.

                       Il decreto in fase di approvazione promuove l’utilizzo di buste e contenitori riutilizzabili per l’ortofrutta, disponibili in punto vendita o che i consumatori possono portarsi da casa, purché siano igienici e idonei; prevede inoltre che nelle superfici di vendita superiori ai 400 mq ci sia una quota minima di prodotto che deve essere venduto sfuso: quota che è passata dall’inziale obiettivo del 50% all’attuale 20%. Infine la misura prevede che gli imballaggi di plastica contengano una percentuale di materiale riciclato: per i contenitori in Pet sarà del 25% entro il 2025 e del 30% entro il 2030. Una volta che il decreto sarà ufficialmente in vigore, è previsto un periodo di quattro mesi per l’adeguamento delle imprese.

                      Secondo García de Quevedo il nuovo decreto su imballaggi e rifiuti “genererà difficoltà”. Il direttore generale della FIAB al convegno a Madrid ha richiamato l’attenzione su problemi legati ad esempio alla difficoltà tecnica di trovare abbastanza plastica R-PET e all’impossibilità di utilizzarla a contatto con alcuni alimenti, a seconda delle normative di sicurezza alimentare.

                      De Quevedo, che ha insistito sull’impegno del settore per la sostenibilità e l’economia circolare, ha ricordato anche che l’impatto del regio decreto si aggiunge ai 690 milioni di euro derivati ​​dalla tassa sulla plastica, che a partire da gennaio 2023 obbligherà le aziende che utilizzano plastica vergine per la produzione di imballaggi monouso a sostenere un onere di 0,45 centesimi al chilo. Oltre a questi oneri, fa notare il direttore della FIAB, andranno a pesare sull’industria del food & beverage anche 1,15 miliardi per l’applicazione della responsabilità estesa del produttore inclusa nella legge sui rifiuti entrata in vigore la scorsa primavera.

                      Le imprese del settore alimentare hanno ribadito ancora una volta la richiesta al Governo di prorogare di un anno l’applicazione della plastic tax, per essere “sensibili” al momento economico delle imprese, con costi energetici e inflazione alle stelle. “Queste circostanze renderanno difficile la concorrenza – conclude de Quevedo – dopo aver chiesto flessibilità nell’applicazione di tutte queste misure dovute al contesto economico e sociale”.

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