Dalla Redazione
Gli agricoltori spagnoli sono indignati con Carrefour per aver regalato fragole nel bel mezzo della crisi dei prezzi (leggi qui). Così, l’Unione dei piccoli agricoltori e allevatori UPA (Unión de Pequeños Agricultores y Ganaderos, UPA) ha denunciato pubblicamente la multinazionale francese Carrefour per pratiche commerciali sleali condotte contro la fragola spagnola. Infatti, nelle giornate del 14 e 15 di febbraio, il gigante della distribuzione ha letteralmente regalato fragole (del valore commerciale di 3,30 euro) ai suoi clienti degli ipermercati Carrefour (tranne in quelli di Siviglia e Huelva) a fronte di una spesa superiore ai 50,00 euro. Per l’UPA, questo non è altro che l’esempio della “vendita in perdita” dato che hanno regalato direttamente il prodotto.
La pratica ha non poco amareggiato gli agricoltori spagnoli, che in questi giorni si sono mobilitati in tutta la Spagna – a partire dal 25 febbraio a Cordoba e Malaga, per proseguire il 26 in altre quattro regioni, e a Huelva, il 27 febbraio, alle porte del confine tra Spagna e Portogallo – a causa anche della pesante crisi di redditività dovuta alla mancanza di prezzi equi, temi di cui stanno discutendo in Spagna in questo periodo. “Provoca ancora più indignazione il fatto che la promozione sia attiva in tutta la Spagna, tranne che a Siviglia e Huelva, dove l’importanza sociale della coltivazione delle fragole impedisce a questa azienda di commettere questo oltraggio“, si legge sul sito dell’UPA.
Così, l’UPA ha chiesto, al termine di un nuovo incontro con il ministro dell”Agricoltura Luis Planas, che queste pratiche siano vietate con una riforma “coraggiosa e urgente” della legge sulla filiera agroalimentare. Il concetto è semplice, dicono: la “distruzione del valore” del prodotto deve essere proibita. “Queste fragole hanno avuto un costo nella produzione, nel trasporto, nella distribuzione… Questo è un esempio molto chiaro di distruzione di valore lungo la catena agroalimentare”, hanno infine sottolineato.
Carrefour è una delle aziende della grande distribuzione che non hanno firmato il codice di buone pratiche commerciali nella catena alimentare. Un codice che impedirebbe all’azienda di commettere questi abusi con qualsiasi alimento, ma che è volontario per gli operatori. L’UPA ha chiesto così all’azienda di abbandonare queste pratiche e di “smettere di fare affari con la rovina degli agricoltori”.
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